La maledizione dei bambini intersex: vengono uccisi da neonati perché “portano sfortuna”


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“Speravamo fosse un bambino perché gli volevamo dare lo stesso nome del nonno. Ma è successo qualcosa che non saprei spiegare: il bambino era sano, piangeva come qualsiasi altro neonato ma non eravamo sicuri di cosa avesse tra le gambe”. Amogelang, una levatrice tradizionale sudafricana, era entusiasta di far nascere il figlio della sorella più piccola. Nella loro casa nella provincia del Nordovest tutto era preparato per l’evento ma, come lei stessa ha raccontato, quando hanno osservato i genitali del bebè hanno capito che c’era qualcosa di particolare: il nipotino era nato con tratti intersessuali. Per le donne della famiglia, era un “cattivo presagio” e decisero di uccidere il neonato e tacere per sempre l’accaduto. “L’abbiamo seppellito – prosegue Amogelang – abbiamo detto a mia sorella che il bambino era nato morto e di non fare troppe domande”.


In Sudafrica, l’uccisione dei neonati intersessuali è legata alla superstizione e al pregiudizio nei confronti delle persone venute al mondo con un’anatomia riproduttiva o sessuale che non rientra nelle definizioni tipiche di maschio o femmina. “Alcune culture credono che i bambini intersessuali portino cattiva sorte. Sono visti come un segno di stregoneria e una maledizione sulla famiglia e sull’intera comunità”, ha dichiarato un attivista per i diritti intersex al settimanale sudafricano Mail & Guardian.

“Le levatrici tradizionali con cui ho parlato giustificano l’uccisione dei neonati come un ʽatto d’amore’”, ha detto Poppy Ngubeni, un guaritore e ricercatore indipendente di medicina africana. Ma non tutte le mamme si rassegnano all’infanticidio. Masechaba aveva partorito due gemelli. Al momento della nascita le venne detto che uno dei bambini era nato morto. Solo dopo, la donna riuscì a far confessare all’ostetrica la terribile verità. “Ha convinto mia madre ad ucciderlo perché non era normale”, ha raccontato Masechaba. “Se non l’avesse fatto una maledizione avrebbe colpito la nostra comunità”. Ktutso, una mamma di una bimba intersex di cinque anni, considerava la figlia “un regalo”. “Lavoravo in una fattoria distante da casa – ha confidato – e avevo affidato la piccola ad alcuni familiari e amici. Un giorno sono ritornata e mi hanno detto che era annegata mentre faceva il bagno nel fiume. Ma ho scoperto che è stata uccisa dal figlio del capo villaggio”. “Le persone credono che il loro sangue possa renderle ricche o che la loro morte restituisca dignità al villaggio. E’ stato molto doloroso, io e mio marito la accettavamo per com’era”.

Omicidi avvolti nel segreto di cui è molto difficile stabilirne la portata. A cercare di far luce per primo è stato Shaine Griqua, il direttore di Legbo Northern Cape, un’associazione impegnata nel riconoscimento dei diritti Lgbti (Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali). Griqua, contattato da Fanpage.it, afferma di aver intervistato decine di ostetriche tradizionali in tutta la provincia del Capo Settentrionale. Il risultato dell’indagine, realizzata nel 2010, è stato drammatico: quasi tutte hanno ammesso di aver ammazzato il neonato intersessuale al momento del parto. “Abbiamo intervistato 90 levatrici…88 di loro hanno detto che quando nasce un bambino con genitali ambigui lo uccidono”. “Abbiamo iniziato la ricerca – continua – quando un abitante di uno dei villaggi ci ha raccontato che sua madre, una levatrice, gli aveva confessato di “sbarazzarsi” dei bambini quando capiva che c’era qualcosa di diverso nei loro genitali. Sentiva che era suo dovere farlo perché quei bimbi erano una punizione di Dio. “Per molte delle ostetriche tradizionali – precisa Griqua – i neonati intersex sono il frutto della stregoneria e devono liberarsi di loro per impedire che la maledizione degli antenati ricada sulla famiglia”.

Il dipartimento della salute e la società delle ostetriche del Sud Africa – come ha svelato l’inchiesta del Mail & Guardian – hanno ammesso che finora la questione “non era mai stata portata alla loro attenzione”. “È necessaria un’ulteriore e approfondita ricerca”, ha affermato una rappresentante della società delle ostetriche. Entrambe le istituzioni sanitarie, comunque, hanno condannato l’uccisione dei neonati intersessuali. Joshua Sehoole, uno dei responsabili di Iranti, un’Ong africana per i diritti transgender e intersessuali, ha dichiarato che i guaritori tradizionali sono a conoscenza degli infanticidi degli intersex. Thoko Mkhwanazi-Xaluva, la presidente della Commissione per la protezione dei diritti delle comunità culturali, religiose e linguistiche, ha garantito l’impegno dei guaritori in tutto il Paese “ad avvertire ogniqualvolta si presentino questi casi e ad aiutare le famiglie a denunciare gli omicidi alla polizia”. Negli ultimi anni sono stati fatti dei passi avanti – sottolinea il direttore di Legbo Northern Cape – e molte cose sono cambiate a seguito delle iniziative educative intraprese dalle organizzazioni per i diritti delle persone intersessuali. “Ma il ritmo del cambiamento – conclude Griqua – è ancora molto lento”.


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