Marco Mengoni confessione della malattia: “Facevo bullismo a me stesso”


Marco Mengoni ha deciso di rompere il silenzio raccontando un suo dramma personale relativo all’obesità e i problemi derivanti da questa. Il cantante ha affidato la sua confessione alla redazione del Corriere della Sera. Ecco di cosa si tratta.


Marco Mengoni confessione della malattia

Nel corso delle ultime ore sono state diffuse le dichiarazioni che Marco Mengoni ha rilasciato alla redazione del Corriere della Sera, l’occasione della quale ha deciso di raccontarsi a 360 gradi, dal successo, all’arrivo a X-Factor a la sua personalità artistica e della malattia.

Il momento clou arriva quando il cantante parla tranquillamente dalla sua perdita di peso e del cambiamento fisico che ha avuto: “Sono arrivato a pesare 105 chili, forse mangiavo per combattere l’insicurezza, sì anche la Nutella… poi quasi naturalmente, forse per un cambiamento ormonale, sono arrivato a 62, ho perso quasi 40 chili. Ora sono 83”.

“Facevo bullismo a me stesso”

L’obesità ha cambiato nel profondo Marco Mengoni, forgiando così l’artista che è diventato adesso. Il cantante non ha mai nascosto i problemi alimentari che ha avuto con il cibo quando era solo adolescente. Nel momento in cui gli viene chiesto se in quegli anni ha subito del bullismo, ecco che Mengoni spiega: “No, semmai io il bullismo me lo facevo da solo, io con me stesso. Mi privavo di tutto, di uscire, di mettere gli occhiali da sole; sempre stato un lupo solitario, poco sociale: molto forte la parte animale ma quella sociale meno, mi vergognavo a fare tutto, anche a mettere una maglietta”.

Il cantante successivamente continua dicendo: “Pensavo: poi mi guardano. Ora chiamo il taxi e prenoto al ristorante, sono migliorato! Ma all’inizio quel che mi ha aiutato molto è stato lavorare fuori 24 ore a contatto con il pubblico. Fare il cameriere è stata la prima forzatura”.

Il problema degli abbandoni

Marco Mengoni conclude la sua intervista parlando del rapporto che lo lega all’arte e alla musica che è la sua prima passione: “La verità è che ho un problema con gli abbandoni, come ho un problema con il sonno, di abbandonarmi all’inconscio. Anche a scuola non finivo mai, avevo tante idee, ero carico ma poi non volevo finire e il professore mi diceva: chiudi, Marco! Ma anche nella musica si può riaprire tutto. Anche ora che riparto con il tour mi sono permesso di fare cambi assurdi in alcuni pezzi. Mille lire sono nate digitali ed sono tornate a essere acustico, quasi rhythm and blues”.


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