“Ci dicono ‘Angeli e eroi’ ma ci tagliano lo stipendio, pronti a fermarci”. In Sardegna la clamorosa protesta delle guardie mediche



Guardie mediche, specialisti dei poliambulatori, dottori del 118 e delle carceri: professionisti per lo più con contratti a tre mesi rinnovabili che, a partire da questo mese, nel “cedolino” hanno trovato applicato un nuovo regime fiscale, già previsto per i medici stabili della sanità pubblica. Che significa stipendi decurtati in media di 1000 euro (la perdita varia dagli 800 ai 1200 a seconda del numero di ore lavorate ndr) proprio nel momento in cui questi dottori con partita Iva sono chiamati ad affrontare un superlavoro, aggravato nei turni e nei rischi pandemici che troppe volte, spiace dirlo, sono risultati fatali.



“I sindacalisti della Fimmg si sono mossi subito, diffidando l’assessore alla Sanità Mario Nieddu dall’applicare la decisione e chiedendo che anche in Sardegna venisse sospesa la misura in attesa del responso dell’Agenzia Entrate”, spiega a Tiscali News Antonio Espis, guardia medica impegnata nella provincia di Oristano e uno dei portavoce del comitato spontaneo di 350 camici bianchi che in tutta l’Isola coprono servizi sanitari di prossimità essenziali. “Solo allora infatti – afferma Espis – sarà chiaro se è legittimo che un medico a termine, senza malattie e ferie pagate e senza diritto al congedo di maternità, che invece spettano ai colleghi stabili, possa godere di quello stesso regime fiscale”.

Quella della Regione è insomma una decisione “inaccettabile”, che “si riversa sui medici contrattualmente più deboli, per lo più giovani, in attesa di una stabilizzazione“, che con il loro impegno garantiscono servizi di base importanti con turni serrati, magari in territori lontani o nei luoghi del disagio dove la professione è sempre missione eroica. Questo è ancora più valido oggi che le guardie mediche, insieme ai medici di base e agli altri specialisti rappresentano il “primo filtro” per utenti potenziali pazienti Covid. “Lavoriamo con protezioni inadeguate. Nel mio territorio, per fare un esempio a me vicino – dice ancora Espis -, non abbiamo ricevuto in dotazione tute e neanche occhiali di sicurezza. Il problema è generalizzato, lo abbiamo visto, ma insomma forse c’è troppa disattenzione”.

“Pronti a proteste forti”

Il medico non ha dubbio alcuno: “Siamo pronti a proteste forti, se necessario, nonostante il momento sia difficile e delicato”. Già i sanitari del carcere nuorese di Badu ‘E Carros, come ha documentato la tv locale Videolina, hanno fatto sentire la loro voce e denunciato una misura percepita come un’ingiustizia condita di una buona fetta di ingratitudine.

In un panorama mediatico e politico nei quali si sprecano gli appellativi di ‘eroi’ o ‘angeli’ riferiti al personale medico, ci dispiace constatare che ancora una volta la Regione Sardegna non pare essere di questo avviso e vada controcorrente nelle sue scelte – si legge in una lettera che i medici precari invieranno all’assessore che il nostro giornale ha potuto leggere -. In una situazione in cui l’emergenza sanitaria ha messo a nudo anni e anni di tagli scellerati alla sanità pubblica, ci si era illusi per un momento che la salute dei cittadini e la professionalità dei medici non venisse considerata come un mero capitolo di spesa“.

La richiesta allora è semplice: “Tutti noi, insieme ai colleghi sindacalisti della Fimmg e agli altri ordini di categoria chiediamo un incontro urgente all’assessore alla Sanità perché si sospenda subito il nuovo regime fiscale che ci arreca un ulteriore pesante sacrificio”, chiosa il medico.



Lascia un commento