Coronavirus, panico da contagio: ”La psicosi può fare più danni del virus”


Scuole, uffici, cinema e teatri chiusi a Milano, il carnevale annullato a Venezia, dieci paesi in quarantena nel Lodigiano. E ancora: scaffali vuoti nei supermercati, farmacie prese d’assalto alla ricerca di mascherine, disinfettanti e medicinali.


Sembra un film dell’orrore, invece è il Nord Italia alle prese con l’emergenza coronavirus. «L’ultima cosa che dobbiamo lasciar accadere è che l’abbia vinta il panico», spiega Angelo Borrelli, capo della Protezione civile e commissario per questa emergenza, che ha anche chiarito la ragione del rapido aumento di contagi: «Il numero cresce così in fretta perché stiamo somministrando a tappeto i test per l’individuazione del virus nelle zone dei focolai. Sono migliaia e migliaia i tamponi che abbiamo utilizzato fino a ora».

E se le istituzioni cercano di calmare le acque scacciando il rischio psicosi, nel mondo scientifico è corsa alla ricerca del vaccino e di una cura che debelli il virus. Al momento, dicono gli esperti, non ci sono terapie mirate: la malattia si tratta come i casi di influenza.

Nelle situazioni più gravi ai pazienti viene praticato il supporto meccanico alla respirazione. Sulla base dei dati disponibili, inoltre, l’Organizzazione mondiale della sanità ha suggerito una terapia antivirale sperimentale, utilizzata anche all’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma. Intanto, in Cina, si sta testando una nuova cura che si basa sull’utilizzo del plasma dei pazienti guariti.

Incertezza anche sul fronte dei vaccini: c’è chi parla di pochi mesi e chi di un anno e mezzo prima che si possa a- vere una formula valida. «Difficile averne uno in meno di un anno: ci sono passaggi necessari per garantire la sicurezza del vaccino, oltre che la sua efficacia», dicono dall’Istituto superiore di Sanità.


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