Diego Armando Maradona patrimonio inizia la battaglia per l’eredità


Tre compagne ufficiali, molte relazioni, 5 figli riconosciuti, ma altri 5 avvolti nel mistero. Eppure è morto da solo, a 60 anni, il Pibe de Oro. E nei soccorsi c’è un buco di 5 ore e il suo medico – lo stesso che lo aveva appena operato al cervello – ora è indagato per omicidio colposo. Colui che per i tifosi era il dio del calcio, nella vita era fragile e circondato di un clan che ora spira a mettere le mani su case e auto, beni fino a 100 milioni


e fragilità di Diego hanno ucciso Maradona. Il dio del pallone è spirato da solo, al risveglio, con il cuore provato da alcol e farmaci e i soccorsi chiamati solo dopo mezzogiorno. Insufficenza cardiaca dice la diagnosi che non convincerebbe la procura di Buenos Aires: risulta indagato per omicidio colposo il medico che lo seguiva e lo ha anche operato al cervello, Leopoldo Luque che però sostiene di aver fatto tutto il possibile.

Accanto non aveva nessuna delle sorelle, dei nipoti delle donne, dei figli, legittimi e non, che ne costellano la vita. A partire dal primo amore Claudia: s’incontrarono a 15 anni, si sposarono nel 1989, lui era già campione del mondo, e avevano avuto due bambine: Dalma e Giannina. Diego aveva già avuto pure un figlio a Napoli, da Cristiana Sinagra, Diego jr., riconosciuto solo nel 2007. Dal ricordo di Cristiana si capisce molto dell’uomo Maradona: «Era dolce, premuroso. Andò al Mondiale messicano (ndr: che vinse) sapendo che ero incinta. Ma tutti quelli che aveva intorno ci ostacolavano. Quel che gli girava intorno era troppo grande per il nostro amore».

Erano gli anni dei mille flirt, come quello con Heather Parisi: «Ci vediamo dopo», le disse in tv, a Fantastico, con lo sguardo felice del bambino che solo grazie al suo talento aveva tirato fuori tutta la sua famiglia dalla bidonville in cui era nato: dai 15 anni, con il suo primo contratto, era lui a mantenere tutti. Il matrimonio con Claudia finì nel 2003, non le intemperanze sentimentali. Dalla storia con Valeria Sabalain è nata la quarta figlia, Jana, nel 2005, anche lei riconosciuta solo dopo qualche anno. Degli stessi anni (tra il 2000 e il 2005), ma non riconosciuti, sono Santiago, avuto dalla modella Natalia Garat, e le gemelle Joanna e Lu, nate da una specialista con cui faceva riabilitazione. Intanto aveva iniziato una relazione ufficiale con Veronica Ojeda, insegnante di ginnastica di 20 anni più giovane.

Un legame burrascoso terminato quando la donna era incinta: Diego Fernando è arrivato nel 2013, subito benvoluto dal padre, che intanto si lega alla calciatrice Rocio Oliva, all’epoca 23enne. Ennesima storia travagliata, con nozze annunciate e poi smentite. Storia finita nel 2018, con Rocio che parla di «amore tossico», ma che ora denuncia di non aver potuto dare l’ultimo saluto al suo ex, per volere della prima moglie, Claudia. Unagirandola di donne e figli, eppure è morto da solo, il dio del calcio, depresso forse anche da questo enorme ed esigente clan. A guidarlo l’avvocato Matias Moria, che le figlie accusano di essere «Il carceriere del padre»: «Lo stanno ammazzando », urlò Giannina un anno fa. Diego la zittì: «Vuoi solo i soldi, ma non avrai un centesimo». Già, ma cosa c’è nell’eredità di “Maradona? Sul conto poco: circa 80mila euro.

Il grosso sono terreni, almeno 6 immobili di proprietà, tra Buenos Aires e dintorni, investimenti a Napoli, a Dubai dove ha allenato e pare persino a Cuba (a proposito: ci sarebbero anche due figli mai riconosciuti nell’isola dell’amico Fidel Castro). E poi sei auto di lusso, tra cui una Rolls Royce, i diritti d’immagine con sponsor storici, scuole calcio in Cina, beni persino in Bielorussia, dopo una breve esperienza di presidente onorario della Dinamo Brest che gli fruttò un anello di diamanti da 300mila euro e pure un potente mezzo anfibio che guada fiumi a 8 km all’ora. Per i media argentini un tesoro stimato tra i 60 e i 100 milioni di euro, restando cauti. Intorno a cui la guerra tra gli eredi è appena iniziata.

Buenos Aires, dicembre all’Olimpo agli inferi, ma sempre regalando magie sul campo di calcio. Una vita bruciata in fretta, come quelle di certe rockstar maledette. Diego Armando Ma-radona, però, la sua musica l’ha anche fatta sentire con i piedi. Quando è morto, il 25 novembre, stroncato da un arresto cardiorespiratorio a 60 anni, l’ex campione era un uomo stanco, consumato, stordito, ormai ostaggio del suo personaggio e vittima di una vergognosa faida tra clan: tutta gente a caccia del suo denaro. E adesso che “il Dio del calcio” è volato in cielo, si apre il capitolo legato all’eredità, che rischia di finire al centro di una lunga battaglia legale: a contenderserla gli eredi legittimi, ossia i cinque figli riconosciuti, ma anche i tre in attesa di esserlo e i due che sarebbero pronti a presentare le carte in tribunale. Nell’asse ereditario rientrerebbero anche tre nipoti, che potrebbero vedersela con altri possibili eredi designati, e le ex del campione.

Ma a quanto ammonta il patrimonio del “Pibe de oro” (il ragazzo d’oro)? La stima è di circa 230 milioni di euro, anche se, a sentire fonti argentine, l’eredità non supererebbe gli 80 milioni, che è comunque un patrimonio da nababbi. Nel tesoro ci sarebbero gioielli, terreni, immobili di pregio, sei auto di lusso, investimenti a Cuba e in Italia, scuole calcio in Cina, oltre a contratti d’immagine. Tanti beni, dunque, ma un’esigua liquidità: sul conto corrente, Maradona avrebbe lasciato 80 mila euro. «Diego è morto povero», ha spiegato Luis Ventura, giornalista argentino da sempre vicino a Maradona. Sarebbe stato proprio Diego a sperperare il ricchissimo tesoro accumulato negli anni. Dicono che avesse le mani bucate e che fosse circondato di gente pronta ad approfittare della sua grande generosità: bastava chiedere…

Maradona sapeva bene di essere al centro di svariati appetiti, tanto che, in una delle sue ultime interviste, aveva dichiarato di voler dare tutto in beneficenza. «Tutto quello che ho guadagnato lo donerò e lo daranno a qualcun altro quando morirò», aveva detto il numero dieci. Dopo quelle parole, la sua secondogenita Giannina aveva commentato: «Lo stanno uccidendo senza che se ne accorga, a forza di sedativi. Le donne l’hanno ridotto da leone a coniglio». Ma Diego era fatto cosi. Prendere o lasciare. In fondo aveva capito anche lui che un domani avrebbe scatenato una guerra da combattere a colpi di carte bollate e avvocati.

Lui si era sfogato con amarezza: «Quando uno si fa più vecchio, gli altri si preoccupano più di quello che lascerà anziché di quello che sta facendo». A questo punto è difficile dire come andrà a finire la guerra per l’eredità. A quanto pare esisterebbe un testamento, ma fonti vicine al “Pibe de oro” assicurano che «gli è stato fatto firmare dalla prima moglie Claudia e dalle sue figlie Dalma e Giannina quando già Diego stava male e capiva poco». La sua vita non era più la stessa negli ultimi anni.

Avrebbe dovuto essere accerchiato dall’affetto dei tanti figli, nati durante la sua seconda vita, quella da insaziabile “seduttore”. Invece Diego era rimasto solo a fare i conti con i suoi demoni e i con i problemi di salute. Il 3 novembre era stato operato alla testa per rimuovere un coagulo in una regione del cervello. Nell’ultima dimora in cui si era trasferito avrebbe dovuto proseguire la riabilitazione sconfiggere la dipendenza dall’alcol che l’aveva fatto sprofondare in una crisi depressiva.

Niente di tutto questo: se n’è andato nel sonno, senza nemmeno combattere, lui che in campo e fuori era stato un vero “rivoluzionario”, proprio come l’amico Fidel Castro -ex presidente di Cuba – che lo convinse vent’anni fa a trasferirsi per un lungo periodo nel suo Paese con l’obiettivo di ripulirsi anima e corpo.

Per Maradona è stata la cocaina, la seducente e mortale dama bianca cui non sapeva resistere, il tallone d’Achille. C’erano poi le cattive amicizie, la vita sregolata, le abbuffate e i chili di troppo. Tanti ricoveri in clinica, tante cadute e altrettante risalite. Morto e risorto almeno dieci volte. Ogni volta con il proposito di cambiare e di non caderci più.

Un intento andato a vuoto, perché negli ultimi video circolati, il vecchio campione appariva come un uomo in preda a uno stato di salute sempre più preoccupante. Discorsi strani, parole biascicate. Il riccioluto fenomeno del calcio, capace di ipnotizzare gli avversari e di conquistare al suo arrivo in Italia la ballerina Heather Parisi, con la quale visse un flirt appassionato nel 1984, non esisteva già più. Perfino l’ex moglie, l’amore della sua vita con cui è stato sposato quindici anni, aveva smesso di venerarlo come una divinità e ormai lo sfidava apertamente.

«Se hai il coraggio di fare un video parlando di nostra figlia, spero tu ce l’abbia anche per presentarti davanti al giudice, visto che finora non lo hai mai fatto», gli mandò a dire dopo che il campione aveva risposto piccato alla loro figlia Giannina, la quale aveva osato parlare di lui come di un uomo in procinto di morire senza rendersene conto.

Eppure l’idea della morte non lo preoccupava. Quindici anni fa, quando durante un programma ‘ in Tv gli chiesero di lasciare qualche parola in ricordo per quando non ci sarebbe più stato, Maradona disse: «Sulla mia lapide farei scrivere soltanto: grazie al pallone». E adesso che è volato via davvero, agli appassionati di calcio verrebbe da rispondere: grazie a te, Diego!


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