Papa Francesco, emergenza Coronavirus: Benedizione Urbi et Orbi


In un momento così difficile per l’umanità, ecco che in molti decidono di rifugiarsi nella propria fede e per i cristiani il punto di riferimento è Papa Francesco. Da circa un paio di settimane Piazza San Pietro è vuota, ma la benedizione Urbi et Orbi non è mai mancata… ed ecco che oggi avremo modo di assistere a un appuntamento davvero speciale con Papa Francesco.


Emergenza Coronavirus

Come abbiamo avuto modo di raccontare anche in occasione della pubblicazione di articolo passati, l’emergenza Coronavirus sta lanciando tutti nello sconforto. Siamo costretti a vivere in casa, tutti in guerra contro un nemico comune, una guerra che si combatte in tutti i campi… dalle strade, alle corsie degli ospedali, ai laboratori dove si sta cercando una cura per salvare migliaia di vite in bilico.

In molti stanno cercando anche rifugio nella preghiera, a prescindere di quello che sia il loro credo, e la presenza di Papa Francesco in questi giorni è diventata fondamentale.

Benedizione Urbi et Orbi

Nel corso delle ultime ore a tenere banco nel mondo delle notizie troviamo anche la decisione di Papa Francesco di donare alcuni respiratori agli ospedali che sono in prima linea nella lotta contro il Coronavirus.

Nel frattempo, ecco che il Pontefice sta continuando il suo cammino di fede chiedendo a Dio di imporre le sue mani sul nostro pianeta e fare in modo che questa Pandemia del Coronavirus possa finire il prima possibile e non spezzare le vite di coloro che sono stati colpiti inesorabilmente. Ecco che Papa Francesco oggi, 27 marzo 2020, decide di affacciarsi nuovamente al mondo e lanciare il suo messaggio di pace.

L’importanza della benedizione Urbi et Orbi

In occasione della pubblicazione di un recente servizio dall’Avvenire, ecco che è possibile leggere la spiegazione circa l’importanza della benedizione Urbi et Orbi che i Papi, da secoli, mandano sulla città di Roma e in tutto il mondo.

Nella spiegazione, riportata anche da Veletgossip.it, non a caso è possibile leggere: “Per spiegarla bene, spesso si ricorre all’esempio del foro sul muro e del chiodo che l’ha procurato. Il chiodo è il peccato che una volta confessato e perdonato attraverso la Confessione ‘non c’è più’. Resta invece l’effetto del male commesso, il foro, che l’indulgenza per così dire chiude. Riassumendo: l’assoluzione sacramentale cancella i peccati, mentre l’indulgenza cancella la pena temporale, che non significa terrena, ma con una durata di tempo non senza fine: terrena, oppure da scontare in Purgatorio”.


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