Eleonora Daniele, chi è il fratello Luigi? La lettera alla figlia Carlotta


Questo articolo in breve

Come è morto il fratello Luigi

Come abbiamo già avuto modo di anticipare, purtroppo nel 2015 Eleonora Daniele ha perso il fratello Luigi che pare fosse affetto da autismo. Per lei così come per tutta la famiglia è stato davvero un grande dolore e la notizia è stata data dalla stessa Eleonora attraverso il suo profilo social. “Amore mio grande. Senza di te un grande vuoto. Per sempre sarai nel mio cuore dove ti custodirò per tuta la vita”. Queste le parole scritte da Eleonora sul suo profilo Instagram annunciando a tutti i tuoi follower la morte di Luigi.


Lettera preceduta dal capitolo La cometa nel buio. Le tue ansie, le tue apprensioni, aspettando la nascita di Carlotta. «La mia linea di confine. Mio fratello Luigi che ha avuto troppo poco tempo di vita e io che, alla stessa età in cui lui è morto, diventavo madre». La lettera a Carlotta. Anche un modo di raccontare lo zio che non ha mai conosciuto. «E, attraverso lui, tutto un mondo. Quello delle diversità e delle disabilità. Ne parlo spesso anche in televisione, storie di bullismo e di discriminazione. Io che divento madre a 43 anni e questa mia figlia, che ha appena compiuto 17 mesi.

Sarò mai in grado di comunicarle, a partire dalla mia esperienza, la consapevolezza che la diversità può essere ricchezza, la disabilità un valore?». Oltre la sofferenza. «Da una parte sfortunata, insieme alle mie sorelle, con un fratello disabile in famiglia e tutto che ruotava necessariamente intorno a lui, dall’altra la formidabile ricchezza di un’esperienza così unica».
La lettera a tua figlia. Hai protetto Luigi. Ora si tratta di proteggere Carlotta.

«Non voglio che mia figlia soffra, ma non desidero nemmeno che cresca in una campana di vetro. Vedo genitori impauriti che, per proteggere i figli, lo fanno nel modo sbagliato, isolandoli dalle esperienze più vere». La tua lettera racconta senza veli la vostra storia, tua e di Luigi.

«Quella lettera è condivisione. Un messaggio che arriva dalle zone più profonde del mio dolore perché possa esserle d’ispirazione. Mi spaventa, soprattutto nella grande città, la perdita di contatto con la vita reale, il sopravvento del virtuale». È come un passaggio di testimone: dal fratello che hai protetto in vita alla figlia che ha tutta una vita davanti. «Che a un certo punto dovrà affrontare anche lei, come Luigi, ma spero più libera di assecondare i suoi desideri».

Hai avuto paura di mettere al mondo un’altra storia difficile come quella di Luigi? «Mi hanno più che altro turbato certi leoni da tastiera che hanno scritto: “Ma come, ti assumi il rischio di mettere al mondo una figlia autistica?”». Mostri da tastiera. Ma era anche un tuo fantasma? «La sofferenza, lo sconforto pesanti di una famiglia. Non per il fatto di avere un figlio disabile, ma per come il mondo esterno vive questo, i pregiudizi, l’indifferenza, la crudeltà della burocrazia. Non sostenevo l’idea di dover affrontare una seconda volta questa sofferenza». Scrivi del tuo senso di colpa verso Luigi.

«Un confronto massacrante, ti chiedi perché lui non ha avuto un millesimo di quello che ho avuto io». Scrivi anche di tua figlia come di un dono immenso e che questo dono arriva da Luigi.
«Sono sempre stata una mammina con lui. La voglia di maternità mi è tornata prepotente alla sua scomparsa. Ed è stata per me una grande scoperta. Non mi aspettavo d’essere così mamma. Così avvolgente, presente, attenta». Dimmi di Carlotta.

«Così piccola e ima personalità già così grande. Ha sviluppato forza e carattere. Assomiglia a me, ma alla quarantenne di oggi. Da piccola ero sempre in casa, molto timida, non avevo la forza d’impormi nelle cose. Lei sembra già padrona della sua vita». Estroversa? «Già cittadina del mondo, felice delle sue prime incursioni all’asilo». Hai dedicato il libro a Luigi e a Elisa e Cosetta, due sorelle molto speciali. Hanno letto il libro?

«Hanno letto solo alcuni passaggi, non quelli più dolorosi. La morte di Luigi è stata faticosa da accettare». Tuo marito Giulio. Ti ha sostenuto durante la scrittura del libro. Vegliava con te? Ti portava il caffè? «Quando scrivo mi trasformo. Ho sempre studiato di notte, tutto tace e io mi sento libera come mai. La notte è un tempo benedetto. Giulio la notte dorme, ma mi ha dato un grande sostegno tecnologico. In questo, sono imbranata». Ti aiuta con Carlotta? «Senza di lui sarei rovinata. La mattina è lui a portarla al nido o dalla pediatra, mentre io sono in onda in diretta con il mio programma».

Si sente escluso dal cerchio magico della mamma e della piccolina? «No. Carlotta è follemente innamorata del padre, come tutte le figlie femmine. Vuole che ci diamo la mano, lui e io, per strada. E, quando ci diamo un bacio, sorride maliziosamente. Capisce che è un bacio diverso». Nata nel 2020, l’anno del Covid che ha cambiato il mondo. «Le racconterò tutto quello che abbiamo vissuto. Non vedo l’ora». Abituata a vedere la gente in maschera… «Nata e cresciuta a guardare negli occhi della gente».

Non avevi escluso in passato una compagnia per Carlotta. «C’è sempre questo desiderio, ma bisogna fare i conti con la realtà. Diciamo che non lo escludiamo». La tua ambizione di fare la psicoterapeuta? «A gennaio farò gli esami, ma non penso di cambiare lavoro. Per me lo studio è un valore aggiunto. Se potessi, passerei le giornate a studiare… Ora papà ci ha regalato un pianoforte». Per Carlotta? «Per entrambe. Prenderemo lezioni di piano. Da bambina mia madre ci ha provato, ma mi stancavo subito. Ora ho un grande movente per tornare bambina insieme alla mia Carlotta. Impareremo tante cose nuove insieme»


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