Orietta Berti quanto guadagna: patrimonio, incassi e cachet


Questo articolo in breve

Ma quanto guadagna Orietta Berti? Data la sua carriera lunga più di 50 anni è facile immaginare che capinera dell’Emilia non se la passi affatto male, e che nel corso del tempo sia riuscita ad accumulare un cospicuo patrimonio.


Già nel lontano 1997 pare che la cantante avesse un contratto con la Rai, della durata di 19 settimane, che ha fruttato alla Berti circa 247.156.000 di lire. Nel 2015 tuttavia, Orietta Berti si era raccontata nel corso di un’intervista per il “Settimanale Nuovo”, affermando di prendere una pensione più che esigua:

“Ho versato contributi per cinquant’anni ma ho una pensione di 900 euro. È mai possibile aver dato tanto e ritrovarsi con così poco in mano?”

Orietta Berti ha partecipato undici volte al Festival di Sanremo e dieci volte a Un disco per l’estate. Nel 2010 ha ricevuto il premio speciale Mia Martini alla carriera, per i suoi 45 anni d’attività ed è stata protagonista di moltissime tournée in Italia e in diverse parti del mondo. Inconfondibile il suo look. Da anni Orietta Berti ha optato per un caschetto corto dal colore rosso acceso e trucco marcato, che mette in risalto gli inconfondibili occhi vispi ed espressivi. Negli ultimi anni è diventata suo malgrado un’icona gay: ”Forse per quella sua mania delle bambole o delle scarpe o per essere una specie di mamma nazionale o per quella sua gioia di vivere che sprizza da tutti i pori o per essere così spontanea da risultare fuori dal tempo, dalle mode, dai gusti correnti”, ha scritto Aldo Grasso per il Corriere della sera.

Rilanciata da Fabio Fazio nella trasmissione Quelli che il calcio, dal 1997 al 2001, dove era ospite fissa e quasi sempre inviata sugli spalti è tornata in televisione per alcune comparsate e ospite fissa, sempre accanto a Fabio Fazio, durante ”Che tempo che fa” della domenica sera. Colleziona bambole, scarpe colorate, acquasantiere, parrucche fluorescenti e ha più di duemila paia di scarpe. Per quel che riguarda la sua vita privata, nella vita di Orietta Berti (altezza 1,60 per circa 65 chili di peso) c’è stato solo un grande amore: Osvaldo Paterlini, sposato il 14 marzo 1967. Dall’unione sono nati il 3 agosto 1975 Omar e, il 18 febbraio 1980, Otis.

illuminare le sue serate, invece, quelle sanremesi, intendiamo, ci hanno pensato le paillettes disseminate sulle bluse, i tacchi alti tirati a lucido, le deliziose conchiglie di ornamento e i ricami sulle creazioni di Giuliano Calza, di GCDS, brand amato dai giovanissimi. «Ti sono piaciuta?», chiede Orietta. «Questi look coniugano eleganza, estro, colori accesi e un pizzico di stravaganza. E mi sembrano perfetti da indossare su un palco così importante».

Solenne, potremmo dire, capace di far tremare le gambe a chiunque, anche a chi ha una carriera come quella delal Berti. «Sali lì sopra e ti assale un misto di eccitazione e paura che nemmeno la preghierina che recito sempre prima di entrare in scena riesce a stemperare. Per me sarà sempre così, è carattere. Vorrei essere come i giovani che erano in gara con me e che sembrano così spavaldi. Hanno una sicurezza che io mi sogno.

Da quando ho iniziato a cantare sono sempre stata istinto e timore. Resto un’insicura, ma mi consolo dicendo che se non ti batte il cuore mentre ti esibisci, come fai a emozionare il pubblico? », dice Orietta. Poi confida: «Per me l’avventura sanremese ha rappresentato il miglior modo per festeggiare 55 anni di carriera. Un bel traguardo se pensi che quando ero bambina non volevo cantare, ero troppo timida. Ma mio papà, che era davvero appassionato di musica, insisteva per farmi ascoltare dai maestri di lirica perché era convinto che la mia voce avesse grandi potenzialità. E, anche se gli dicevano che ero piccina e il timbro si doveva ancora formare, lui non demordeva. Mi accompagnava di persona a prendere lezioni dai maestri del conservatorio. Ho inizio così, per fare piacere a lui, e sono ancora qui».

Con la stessa voce limpida, sicura e agile del primo Sanremo, anno 1966. «Merito del mio elisir: i peperoncini di Vasto, quelli di media piccantezza, che mi faccio arrivare tutto l’anno e che mi servono per schiarire la gola e la voce.

Mentre mi recavo all’Ariston, me li sono mangiucchiati insieme con pezzettini di pane: è un modo naturale e potentissimo di nutrirsi prima di mettersi a cantare». E, a proposito di voce, anche la piccola Olivia potrebbe avere un futuro come cantante, a giudicare dagli acuti che lancia. «Se la voce è bella, e se crescendo avrà voglia di lavorare, applicarsi, fare sacrifici, io sarò la prima a darle consigli e a sostenerla in questo percorso.

Cantare è meraviglioso, ma ci vuole molta costanza: io canto sempre, ogni giorno, anche per due o tre ore di fila. Mi alleno, come fanno i campioni dello sport». Quando ti sei innamorato, il brano che ci hai fatto ascoltare a Sanremo, è un inno ai sentimenti, è una melodia molto italiana. «Racconta di un incontro che si trasforma, cresce, brucia e diventa passione e amore che dura tutta la vita.

Quando mi hai detto “ti amo”, confuso, dicesti non vado lontano, io resto con te. È una frase che mi riporta alla mia vita, a quando, era il 1963, ho conosciuto Osvaldo a una fiera di paese. È stato un colpo di fulmine, da lì è cominciata una lunga e grande storia d’amore. Lui era il tassello che mi mancava per sentirmi completa. Era ed è tutt’oggi la colonna portante della mia vita, il sostegno, la mia forza».

A Sanremo Orietta era accompagnata dal figlio Otis, papà di Olivia. «In passato mi ha sempre seguito mio marito, ma non si è ancora ripreso perfettamente dal Covid. Io l’ho preso a metà novembre, lui la settimana dopo. Ero stanca, senza febbre, a differenza sua che ha avuto picchi altissimi di temperatura e tosse persistente. Dormivamo poco, ogni due ore ci misuravamo l’ossigeno e, se era basso, ci alzavamo per fare qualche passo e agevolare così l’ossigenazione del sangue. Osvaldo è calato di 16 chili, io neppure di un etto. Ma l’importante è che ne siamo usciti e l’abbiamo fatto stando insieme.

L’amore è questo: esserci l’uno per l’altro. Osvaldo per me c’è sempre stato: se sono qui è perché sapevo di poter contare su di lui». Entusiasta, romantica, infaticabile, Orietta ha già in serbo una sorpresa che uscirà tra poco. «Un album cofanetto con sei cd, dal titolo La mia vita è un film. 55 anni di musica». I primi quattro cd sono un’antologia storica della sua discografia, il quinto è di duetti, il sesto contiene 22 brani inediti. Tra i tantissimi che la amano, giovani, padri e nonni, Orietta ha un fan speciale. «Don Guido, mio amico e padre spirituale. Mi dice sempre che mi ricorda nelle sue preghiere». Nella serata dei duetti Orietta ha cantato Io che amo solo te di Sergio Endrigo, con il quartetto Le Deva. «Un brano splendido. L’amore è al centro di tutto, è il motore del mondo. Non mi stancherò mai di cantarlo».


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