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Non parlategli del derby di Coppa Italia. Piuttosto, chiedetegli di un’Inter che ha bisogno di spingere sull’acceleratore in trasferta. Un mese fa Antonio Conte vinceva a Verona la sua ultima gara lontano da Siro in campionato, si preparava a festeggiare il Natale e non aveva ancora fatto il pieno di fiducia dominando in lungo e largo la Juventus. Da oggi, a Udine, l’Inter entra in una nuova dimensione. È la stagione della consapevolezza, non più della rincorsa. È quella del «se vogliamo possiamo», per dirla con le parole dell’allenatore. Se Udine vale una trappola, Lukaku e compagni devono uscirne con una vittoria jackpot, dal potenziale significato molteplice: dare continuità al successo contro Pirlo, mandare messaggi istantanei al Milan che gioca in contemporanea contro l’Atalanta e cambiare marcia fuori casa. Perché è qui che si legge la differenza attuale con il Milan capolista, è soprattutto qui che i rossoneri stanno facendo meglio di Conte.

Il passato recente dice sconfitta a Genova con la Sampdoria e pareggio con mille rimpianti all’Olimpico contro la Roma. In assoluto, sono sette punti in meno rispetto al Milan, a parità di partite. È il paradosso tutto interista del calcio con il Covid: il fattore campo peserà anche meno in assoluto, ma vallo a LuLa a secco Lukaku e Lautaro senza gol da tre gare. Ma l’attacco è da record
dire a chi, come Conte, nel campionato scorso in realtà fece più punti fuori casa che a San Siro. E che pure nei due gironi di Champions League vissuti in nerazzurro ha totalizzato di più in trasferta che a Milano, persino collezionando figure migliori (leggi Barcellona e Borussia Dortmund) in termini di prestazioni.

Conte prova dunque ad alzare ancora i giri del motore, a verificare fino a che punto può spingersi l’Inter. Lo scudetto è entrato nella testa di tutti, ad Appiano: anche i più scettici, dopo la vittoria con la Juve, ora credono di poter arrivare in fondo. Non è sfuggita la chiarezza, non certo diplomatica, con cui Conte ha sottolineato l’importanza della gara di oggi, anche in riferimento al derby di martedì con il Milan: «Il campionato è prioritario su tutto. Su tutto. Il resto lo vedremo successivamente», ha spiegato il tecnico. Non solo parole, seguono anche i fatti. Neppure un titolare riposerà in vista della Coppa: conferma in toto per la formazione che ha battuto la Juventus, anche in  virtù di una settimana di allenamento completa alle spalle. «La vittoria con la Juve ci ha dato un entusiasmo ancora maggiore – ancora l’allenatore -, ma contro l’Udinese servirà la stessa concentrazione. In campionato ci sono sette squadre che giocano per un duplice obiettivo: vincere lo scudetto e ottenere un posto in Cham-pions. I ragazzi lo sanno: se vogliamo stare in alto, i margini di errore sono minimi».

I numeri
Minime, se non nulle, sono pure le possibilità che da qui alla fine della sessione di mercato Conte possa contare su un rinforzo. Su Eriksen non siamo oltre le piccole chiacchiere avviate da Tottenham e Leicester. Ma non è detto che, anche in caso di partenza dal danese -che un anno fa di questi tempi proprio a Udine giocava la sua prima da titolare -, l’Inter abbia la forza di accogliere un sostituto. Meglio, piuttosto, chiedere un altro sforzo a Lukaku e Lautaro. I due non segnano da tre partite, quasi un record negativo. «Ma le mie squadre hanno sempre portato in gol tanti giocatori», ha rivendicato Conte. Proprio vero: negli ultimi 60 anni mai l’Inter era riuscita a segnare 45 reti dopo 18 partite. E lo stesso Antonio ha superato se stesso: né con la Juve né col Chelsea aveva fatto tanti gol. «Non è giusto fare paragoni con altri club – ha detto Conte -: i giocatori sanno quel che voglio da loro e quel che stiamo cercando di fare insieme». Lo scudetto, poche storie. Per la Coppa Italia ripasseare martedi.

Uno rinnova, l’altro arriva in estate mentre il terzo della banda è in ballottaggio con Cragno come erede di Handanovic. La sfida di Udine per Lautaro Martinez sarà una rimpatriata, considerato che troverà Rodrigo De Paul e Juan Musso, con cui l’attaccante ha in comune il passato al Racing Avellaneda. I colleghi, diamanti più preziosi nella collezione Pozzo, da tempo sono nel mirino dell’Inter dove, ultimamente, l’asado non sembrava andare più di moda. Quello per De Paul è molto più di un interessamento: tra le parti ci sarebbe già un principio di accordo per un matrimonio da compiersi in estate, considerato che è alquanto difficile che l’Inter possa incassare soldi per Christian Eriksen (che, tra l’altro, potrebbero essere tenuti in cassa per rendere meno stringenti i problemi di liquidità del club).

L’argentino – insieme a Lautaro colonna portante dell’Albiceleste – da almeno un anno è nel mirino dell’Inter e, nel frattempo, ha completato la sua trasformazione in mezzala (tra i primi a crederci, proprio Davide Nicola, fresco allenatore del Toro) che sa unire la qualità del trequartista ai polmoni da mediano: non a caso l’idolo di De Paul da sempre è Javier Zanetti, da cui ha ereditato la maniacale attenzione per gli allenamenti, che fa pure nei giorni di riposo. Già nel dicembre del 2019 Conte avrebbe voluto De Paul ma – nonostante il sì dell’interessato – non si riuscì a trovare una sintesi sulle cifre con l’Udinese. Paradossalmente, almeno fino a qualche mese fa, sarebbe stato difficile pensare che l’argentino avrebbe trovato a Milano Martinez invece – complice la pandemia – il corteggiamento del Barcellona si è affievolito mentre l’Inter ha mantenuto alto il prezzo per evitare il rischio di svendere un top player del futuro. Ora l’ipotesi più probabile porta al rinnovo, come prova l’incontro di mercoledì tra Beto Yaque e Rolando Zarate, agenti dell’attaccante, con Piero Ausilio e quindi Beppe Marotta: visita giustificata dagli ottimi rapporti con il ds ma risulta difficile che i due siano arrivati dall’Argentina in tempi di pandemia solo per bere un caffè con un buon amico. Piuttosto resta la distanza tra le richieste dell’entourage di Martinez (7 milioni a stagione) e l’offerta del club (5). Però, al di là dei numeri, conta la volontà di Lautaro che oggi è fermamente convinto di voler restare all’Inter (la compagna Augustina presto lo renderà papà) mentre il club vuole riconoscergli un adeguamento che dimostri il suo nuovo status a livello internazionale. E, quando le intenzioni collimano, difficile non arrivare a un punto di intesa. Più sfumata la posizione di Musso che, insieme ad Alessio Cragno, è in pole position per raccogliere l’eredità di Handanovic. In questo caso – visto che l’Inter ha pure Radu in squadra – molto dipenderà dal budget, visto che in sede di campagna rafforzamento estiva potrebbero anche esserci altre priorità. In caso contrario, il ballottaggio tra Musso e Cragno resta apertissimo, con il numero uno del Cagliari – al momento – favorito visti anche gli ottimi rapporti tra i club nonché dalla necessità di “regolarizzare” la posizione di Nainggolan.


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