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Trovare la via di mezzo tra la necessità di avere la formazione migliore martedì a Liverpool e non perdere la concentrazione contro il Frosinone penultimo in Serie A. Per tutta la settimana Carlo Ancelotti ha lavorato sulla testa dei calciatori e il resto lo ha fatto lui ieri, evitando di commettere l’errore che fu complice del pareggio casalingo contro il Chievo. Questa volta tutti a dormire sotto lo stesso tetto: dopo aver consumato il pranzo e vissuto il pomeriggio in famiglia, ieri alle 19 il gruppo si è riformato al centro tecnico, per cenare insieme e seguire la sfida Juve-Inter, prima di andare a nanna.

Soltanto oggi alle 15 si saprà quale formazione avrà scelto l’allenatore, dopo la rifinitura di ieri mattina e nel corso della quale ha mischiato parecchio le carte. Tra primo e secondo tempo delle partitine, si è intuito che gli unici quattro a essere certi del posto contro il Frosinone, sono Koulibaly e Milik, oltre a Meret e Luperto che rientrano dopo infortuni più o meno lunghi.
Tutto il resto dev’essere interpretato, anche se la logica lascia immaginare che Malcuit e Hysaj occuperanno le due corsie “basse”, con Ounas e Zielinski nella parte alta di quella porzione di campo. Resta da capire se accanto a Diawara ci sarà ancora Allan (come sembra) oppure Rog. In attacco, il bomber polacco è certo del posto, con la probabilità di una staffetta tra Insigne e Mertens a gara in corso.

I numeri raccontano che in casa il Napoli è imbattuto da dodici incontri di campionato (nove vittorie e tre pareggi), tuttavia, ha vinto soltanto una delle ultime tre gare interne (due pareggi nelle altre). Di contro, la squadra azzurra ha il miglior attacco nei secondi tempi di questo campionato (18 reti) e oggi sfiderà la squadra che ha subito il maggior numero di gol nel corso della ripresa (19).  Staccare la spina prima di infilarsi sul volo diretto al Merseyside sarebbe un gravissimo errore e allora a tenere desta la squadra azzurra ci penseranno i circa 35.000 tifosi del San Paolo che chiederanno un piccolo sforzo per non perdere terreno nella classifica della Serie A. La Champions League, il Liverpool, Anfield per oggi possono aspettare.

Ecco una breve lista che potrebbe risultare utile ai fini delle ricerche:

  1. Portogallo con Rádio e Televisão de Portugal;
  2. Svizzera con Schweizer Radio und Fernsehen;
  3. Turchia con Turkish Radio and Television Corporation;
  4. Serbia con Radio-televizija Srbije;
  5. Paesi Bassi con Sanoma Media Netherlands;
  6. Paraguay con Sistema Nacional De Television;
  7. Slovacchia con Slovenská Televízia;
  8. Suriname con Surinaamse Televisie Stichting;
  9. Repubblica Ceca con Ceská Televize;
  10. Svezia con Modern Times Group.

DOVE VEDERE NAPOLI– FROSINONE IN TV

Per vedere Napoli Frosinone in TV hai bisogno di un abbonamento Sky con il pacchetto Sky Calcio. Se soddisfi questo requisito, la gara sarà visibile con ampio pre partita e post partita su Sky Sport HD e Sky Sport Serie A, canale 202.

Nel caso in cui non fossi un abbonato Sky purtroppo non potrai vedere la partita in TV ma puoi sempre usufruire di alcuni servizi alternativi per vedere Napoli Frosinone in streaming. Altrimenti puoi approfittare dell’occasione per sottoscrivere un abbonamento Sky.

DOVE VEDERE NAPOLI FROSINONE IN STREAMING

Il Frosinone di Moreno Longo si presenta oggi al “San Paolo” di Napoli per una sfida proibitiva, almeno sulla carta, ma con la chiara intenzione di dare seguito alle recenti positive prestazioni. La novità rispetto alle ultime uscite è il reintegro del centrocampista Paolo Sammarco: «Paolo è convocato – le parole di Longo alla vigilia -. Siamo sicuri che possa darci una mano e allo stesso tempo ci auguriamo che Hallfredsson possa recuperare nel più breve tempo possibile dall’infortunio. Non ci sarà nemmeno Gori mentre Ciano logicamente non ha i 90 minuti nelle gambe essendo stato fermo tre settimane».

Lecito, quindi, aspettarsi qualche cambio nello scacchiere di partenza ma il tecnico dei laziali preferisce puntare sull’atteggiamento: «Dobbiamo andare a giocare la nostra gara, senza partire con l’handicap di pensare di aver già concesso la partita al Napoli. Questa sfida per noi deve essere una opportunità di ottenere punti e allo stesso tempo un modo per raggiungere un altro step migliorativo».

«Ragazzi» – e deve averlo detto Ancelotti perché lo sono – «adesso tocca a voi». Il più “vecchio”, e vi scapperà da sorridere, rischia di essere Allan Marques Loureiro, che per sentirsi un teen ager corre per sé ma anche per gli altri: ventisette anni, ventotto a gennaio, per ritrovarsi come un “senatore” in quella classe di bambini; e il più giovane, ma di poco, è Alex Meret, uno che ha preso a schiaffoni la sorte e stavolta può entrare in campo, il “suo” stadio, come un predestinato che a ventuno anni (ventidue nel marzo prossimo) può volare nella Storia a pugni chiusi. Il Progetto è un’entità concreta che s’allunga nel San Paolo, lo occupa in lungo e in largo con quell’espressione da “scugnizzo” che appartiene a Insigne, ma mica soltanto a lui: sembrano compagni di scuola che s’avviano in aula, basta guardarli in faccia, e invece inseguono un sogno, stare nei pressi della “Vecchia Signora”, che si è risistemata a undici punti di vantaggio, inseguirla e farle sentire la loro sana allegria, cavalcando un’onda verde che fa impallidire le statistiche e le (mal)sane abitudini d’un calcio che reclama – quasi rigorosamente, persino ossessionatamente – l’esperienza in dosi quanto più massicce. E anche, e non vi paia strano, allungare sull’Inter, la “nemica” carissima nel ruolo di vice-regina e di pretendente alla Champions.

OH, BABY. Napoli-Frosinone, vi sembrerà stranissimo, sa a modo suo di spartiacque in questo football (e in questa città) in cui gli esami non finiscono mai e ricominciano, sistematicamente, ogni volta che si rimette la palla al centro: e Ancelotti, che ha scelto di rimettersi in discussione partendo dal Sud, stavolta si intrufola nel personalissimo laboratorio, ereditato dai quattordici anni di Aurelio De Laurentiis e fonde varie anime di una squadra rendendola deliziosamente baby.

VOLARE, OH OH. Non è mai stato così fanciullo questo Napoli, non quest’anno e chissà nel passato, però ha le stimmate per credere in se stesso, pur stando dentro ad una navicella spaziale che vorrebbe spiegarci ancora la rotondità della terrà: in fin dei conti, toccherà ad ognuno di loro rotolare insieme al pallone nel futuro, cominciando a domare l’insidia più insolente d’una partita, la sua presunta facilità. Ed è forse anche da questi particolari che si giudica un giocatore: perché un calciatore, adesso, lo valuti dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia (direbbe De Gregori) e anche da quella carta d’identità che costituisce non una frivola idea alternativa ma la diversità per sfidare le corazzate.

TEST. E pure questo è un messaggio, lo si legge ben chiaro: ci sono due ventunenni e due ventiduenne, tre ventiquattrenni e quattro ventisettenni: è una squadra largamente under 30, fa una media di 24 anni e 261 giorni, sa di lungimiranza e contemporaneamente, per i “puristi”, anche di azzardo, però ha un senso tattico, persino filosofico. E’ un ponte che può condurre anche lontano ma che, per stavolta, in questo sabato all’italiana (e ne sono, ce ne sarebbero tre) mescola varie culture e un’unica tendenza: lasciarsi andare, come se fossero a un party, ubriacandosi (lecitamente) del loro calcio genuino, che ha pretesa probabilmente di staccarsi dalla routine, ma che Ancelotti tenta di spruzzare nell’orizzonte che sa di azzurro. La Juventus rischia di scappare via, ancora e di nuovo: per provare a starle addosso, e a distanza tutto sommato ancora umana, e pensare che un giorno sia possibile prima avvicinarla, poi affiancarla, ci vuole energia. Una dolce, insolita incoscienza da (bravi) ragazzi.

E’ il gioco delle coppie, però sa di Risiko o persino del cubo di Rubik: e ci si può sbizzarrire, tentare di individuare le strategie, oppure montare e smontare quel Napoli, restando avvolti nei dubbi e nelle nebbia (virtuale) di una vigilia lunghissima. E’ la pura legge del turn-over, va applicata per mille e un motivo, perché ci sono uomini a cui dare fiducia e anche perché tra tre giorni, a Liverpool, bisognerà arrivarci assolutamente liberi dalle tossine: la botta che Albiol ha rimediato a Bergamo ha lasciato tracce e pure quella che ha costretto Maksimovic a uscire un po’ prima; e allora, un po’ per necessità e un po’ anche per cautela, la rivoluzione va in scena ovunque, dalla difesa in su, in questo tourbillon che assicura un altro debutto (Meret) e lascia che ondeggino un paio di interrogativi. Albiol se la guarderà dalla tribuna, Maksimovic dalla panchina e Luperto annusa il campo dopo un mese e mezzo.

A DESTRA. La catena di destra, ormai si chiamano così da un bel po’, sa di fresco e persino di inedito, perché da quella parte, davanti a Malcuit, ci si potrebbe ritrovare Ounas, che ha avuto modo di memorizzare a lungo, nella rifinitura, i movimenti «a entrare e uscire» dalla linea; e a sinistra, invece, pur rimodellando l’asse, Hysaj e Zielinski si lanceranno per impadronirsi di una corsia sulla quale si sviluppa, spesso, la maggior parte del gioco offensivo.

PICCOLI. E’ quasi tutto scritto, anche in attacco, l’altra zona in chiaroscuro: Milik sembra solidamente sistemato al centro dell’area, ma ad Ancelotti le perplessità sono venute sul partner da sistemargli al fianco o poco dietro, territorio che pare destinato ad Insigne, in teoria più fresco di Mertens. Ma sono piccoli, piccolissime incertezze.

L’attesa è finita. È durata a * lungo ma, finalmente, I Alex Meret potrà fare il suo esordio col Napoli. Tra i pali, contro il Frosinone, oggi pomeriggio ci sarà l’ex portiere dell’Udinese. Una presenza importante, che gli servirà per riprendere confidenza con le partite vere, dopo aver lavorato parecchio, negli ultimi cinque mesi per recuperare la migliore condizione, dopo l’infortunio al braccio sinistro (frattura dell’ulna). Sarà un momento emozionante per questo ragazzo che ha scelto Napoli con la convinzione di poter crescere e imporsi ad alti livelli. Meret è arrivato nella scorsa estate dall’Udinese. Un’operazione che è costata 20 milioni di euro (nella trattativa è stato inserito anche Karnezis), cifra che Aurelio ha investito volentieri dopo aver avuto l’ok di Carlo Ancelotti. L’entusiasmo del giovane portiere (21 anni) è durato poco, perché l’il luglio, in allenamento nel ritiro di Dimaro, s’è infortunato in uno scontro di gioco con un giovane della formazione Primavera.

L’OPERAZIONE Meret è stato operato il giorno successivo, dopodiché ha iniziato al fase di recupero, che sarebbe dovuta durare al massimo 60 giorni ma che si è protratta per una serie di conseguenze che ne hanno ritardato il rientro. Oggi il ragazzo è perfettamente guarito e, avuto l’ok dallo staff sanitario, Ancelotti ha deciso di testarlo in una partita il cui coefficiente di difficoltà è ritenuto basso. E per questo il tecnico ha deciso di far ruotare i titolari soprattutto pensando all’Europa. Infatti, dopo la gara contro il Frosinone, l’ex portiere dell’Udinese cederà il posto a Ospina per l’impegno di Champions Lea- gue, a Liverpool, martedì. Il nazionale colombiano ha fin qui retto bene, è stato decisivo in alcune partite e ha l’esperienza necessaria per sopportare le pressioni di Anfield.

PROBABILI ESORDI Se Meret è certo di giocare, Faouzi Ghoulam e Amin Younes potrebbero subentrare nel corso della partita. Per il difensore algerino si tratterebbe di un rientro: quest’anno ha iniziato la sesta stagione col Napoli, ma non gioca da oltre un anno. L’infortunio patito il primo novembre dello scorso anno ne ha interrotto la crescita. Prima dello stop forzato, Ghoulam è stato seguito da diversi club di Premier League: i no di Aurelio De Laurentiis hanno chiuso ogni discussione prima ancora di aprirla. Il suo recupero garantirebbe ad Ancelotti un’ulteriore presenza sulla fascia sinistra dove, in assenza di Mario Rui, viene adattato Hysaj che è un destro. Con Ghoulam, in panchina ci sarà pure Younes. Anche lui è stato fermo sei mesi per la rottura del tendine di Achille.

IPOTESILUPERTO L’assenza di Albiol e l’affaticamento muscolare di Nikola Maksimovic potrebbero convincere Ance- lotti a schierare Sebastiano Lupetto in coppia con Kalidou Koulibaly. Il giovane difensore ha già due presenze in questa stagione, ma nessuna da titolare. Ha avuto la possibilità di andare a giocare altrove, nella scorsa estate, ma Ancelotti ha preferito non privarsene: in questo ragazzo crede molto.

Stavolta al centro del Napoli ci sarà Arkadiusz Milik. Il centravanti polacco tornerà titolare oggi contro il Frosinone per due valide ragioni: perché a Liverpool (suo malgrado) giocherà Mertens dall’inizio, ma anche perché lui a Bergamo si è ripreso la scena e, appunto, il posto. Almeno per una partita, questa contro i ciociari, che dovrà segnare il suo definitivo rilancio personale. Milik infatti ha segnato cinque reti in dodici apparizioni in campionato, ma non ha smesso, in un certo senso, di far discutere. La rete decisiva contro l’Atalanta gli ha infatti restituito morale, ora gli manca continuità sia di impiego sia realizzativa perché Milik non viene preferito a Mertens in Serie A da Napoli-Roma e, soprattutto, non ha mai segnato per due partite di fila.

GERARCHIE Anzi, nell’ultimo periodo ha fatto meglio da subentrato (reti ad Ata- lanta ed Empoli) rispetto a quando è partito dall’inizio (contro Udinese e, appunto, Roma). Il Frosinone, però, sembra avversario tenero, come lo era il Parma a cui Milik ha realizzato una doppietta – da titolare – alla vigilia in pratica di Juventus- Napoli. Ecco, quello che accadrà tra oggi e martedì sembra molto simile a quanto visto a fine settembre: due partite ravvicinate, la più importante appannaggio di Mertens e la prima, quella in cui si può fare turnover, per la quale viene scelto Milik. Le gerarchie, dunque, sono chiare ma ciò non vuol dire che Arek non intenda ribaltarle.

ESPLOSIONE Per riuscirci deve cominciare a segnare senza soste. Troppe sono state infatti le pause che si è preso sin qui, nella prima stagione napoletana senza infortuni. Una stagione nella quale vuole essere protagonista come all’inizio (vedi gol in casa della Lazio). Sembrava il miglior viatico per la consacrazione, poi qualcosa a livello mentale si è «bloccato». Eppure, se ben assistito – come a Roma da Callejon e a Bergamo da Mario Rui – Arek non perdona. Per questo Ancelotti lo tiene in grande considerazione, convinto che presto esploderà. Il Frosinone potrebbe essere la miccia giusta.


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