Streaming Live Viktoria Plzen – Roma Gratis Diretta Tv No Rojadirecta


Ascoltandolo parlare, sembra quasi che non stia accadendo nulla. La Roma è settima in campionato (con Parma, Atalanta e Sassuolo) con meno della metà dei punti della Juventus (21 a 43), a -5 dalla zona Champions, non vince da 7 gare e nell’ultima è riuscita nell’impresa di farsi recuperare al 95’ in 11 contro 9? Per il ds Monchi, però, non cambia nulla: Di Francesco è saldo al suo posto. «Eusebio ci ha portato al terzo posto in campionato e in semifinale di Champions, è sbagliato caricare tutte le responsabilità su di lui. Quando ho fiducia in un professionista difficilmente la perdo e io mi fido del nostro allenatore al cento per cento.
Mie dimissioni in caso di un suo esonero? Una follia, non ci ho mai pensato e voglio rimanere qui tanto tempo. Rimango confuso quando sento parlare di buonuscite o di guerre tra dirigenti. Venendo a Roma ho fatto una scommessa importante e voglio rimanere in questo club che mi ha dato la chance di fare il direttore sportivo in Italia», le parole del ds a Sky. Buon per il tecnico abruzzese, i cui errori arrivano comunque dopo quelli dello stesso ds sul mercato. Un’iniezione di fiducia che sgombera il campo da qualsiasi possibile esonero in caso di ko a Plzen (la Roma tra l’altro è già qualificata agli ottavi) o di mancato successo domenica contro il Genoa. Di Francesco, incassato l’endorsement, prova a reagire: «Ho una grande fortuna, conoscere questa piazza. Si riesce a portare un allenatore alle stelle per poi farlo diventare il peggiore. Potrei dire tante cose ma non ho il desiderio di farlo…». Magari anche su Schick, un gol in 13 presenze stagionali: «Mi aspetto di più, come lui si aspetta da se stesso. Sta a lui dimostrarlo, ora che ha la certezza di scendere in campo». Tradotto: non ha più alibi. Come la Roma.

Di Francesco crede nel rilancio. Il pensiero dell’allenatore dopo aver incassato di nuovo la fiducia è positivo. Il suo futuro è legato a filo doppio a quello di Monchi, che ha garantito per lui nella lunga notte dopo l’incredibile pareggio di Cagliari. Il tecnico capisce che il momento è delicato. E’ un uomo di calcio e sa quali sono le regole di questo mondo. Quella notte, dopo l’assurdo pareggio giunto all’ultimo minuto, Pallotta furibondo aveva deciso di cambiare. E’ stato Monchi a salvare ancora l’allenatore, a garantire per lui. I due sono legati a filo doppio. Il tecnico ha accettato la campagna acquisti azzardata del direttore sportivo, che gli ha assicurato copertura in caso di una partenza lenta. Ma questa non è più una partenza lenta, siamo arrivati quasi a metà stagione e la Roma rischia di restare fuori dalla Champions. La “copertura” di Monchi ha un limite: arriva fino alla partita di domenica sera contro il Genoa. In caso di sconfitta, oppure di un pareggio con molte recriminazioni come a Cagliari, ci sarebbe poco da fare.


Anche se nessuno nel management è convinto di poter risolvere la situazione con un altro allenatore. Soprattutto perché gli eventuali successori non danno adeguate garanzie. I nomi sono sempre gli stessi, quelli che vi abbiamo fatto conoscere già a settembre: Paulo Sousa e Blanc. Con il portoghese in vantaggio e che è già stato contattato. Sono gli unici due allenatori liberi alla portata della Roma (non lo è Conte, parliamoci chiaro) e né loro né altri convincono in pieno la società. Anche se ci sono varie anime nel club e Pallotta ascolta sempre i consigli di Franco Baldini. Montella non rientra nei piani di questa dirigenza e comunque sarebbe in grave imbarazzo a prendere il posto di Eusebio, con il quale è amico dai tempi dell’adolescenza a Empoli, dove hanno anche un’attività commerciale in società. Montella e lo stesso Paulo Sousa arrivano da stagioni poco positive. Anche il francese non entusiasma i tifosi e l’ambiente è sempre più deluso e rassegnato.

La Roma giocherà domani a Plzen contro il Viktoria una partita inutile, ma che vale 2,7 milioni di premio per la società. Gli ultimi novanta minuti del girone eliminatorio di Champions League non incideranno sulla valutazione che sarà fatta in questi giorni e che porterà a una decisione dopo la partita contro il Genoa. La speranza di tutti è quella di andare avanti con Di Francesco, anche perché sei giorni dopo la gara contro la squadra di Prandelli la Roma andrà a Torino contro la Juve: sarebbe un grave azzardo affidare la squadra al nuovo allenatore nella settimana che porta alla partita più difficile. Un rovescio che conseguenze avrebbe? Ma è chiaro che la fiducia è a termine e questo Di Francesco lo sa. Anche se l’allenatore non si spaventa a navigare nel mare in tempesta. Eusebio è sempre più carico, in questi momenti difficili gli piace battagliare. Lo farà fino alla fine, fino all’ultimo giorno in cui sarà sulla panchina giallorossa. In questi giorni di confronti a Trigoria, a fare da scudo a Di Francesco ci sono stati anche Totti e De Rossi, non solo Monchi. Francesco si è esposto da tempo e prova in tutti i modi a sostenere l’allenatore. De Rossi aveva avuto un ruolo determinante nel rilancio della squadra a settembre, poi si è infortunato ed è fuori da due mesi. Ma da capitano non giocatore ha avuto un ruolo importante anche in queste settimane, parlando molto con i compagni per trovare una via d’uscita da questo periodo difficile. Alla Roma non sono affatto convinti di cambiare anche per un altro motivo. Sarebbe il settimo cambio di allenatore della gestione americana, il terzo esonero. Troppo per una società che voleva tagliare i ponti con il passato. In questo momento sarebbe importante la presenza di Pallotta a Roma, ma non è previsto un suo arrivo imminente.

Di Francesco è sempre più convinto che ci sia una Roma con Dzeko e una Roma senza. Lo sapeva dallo scorso anno, quando non era d’accordo con la sua cessione al Chelsea e lo è ancora di più in queste settimane, nelle quali ha dovuto fare a meno del centravanti. Ieri Edin ha ripreso a lavorare sul campo. E per domenica si tenta il miracolo di rimetterlo in campo.

Ecco una breve lista che potrebbe risultare utile ai fini delle ricerche:

  1. Portogallo con Rádio e Televisão de Portugal;
  2. Svizzera con Schweizer Radio und Fernsehen;
  3. Turchia con Turkish Radio and Television Corporation;
  4. Serbia con Radio-televizija Srbije;
  5. Paesi Bassi con Sanoma Media Netherlands;
  6. Paraguay con Sistema Nacional De Television;
  7. Slovacchia con Slovenská Televízia;
  8. Suriname con Surinaamse Televisie Stichting;
  9. Repubblica Ceca con Ceská Televize;
  10. Svezia con Modern Times Group.

DOVE VEDERE PLZEN – ROMA IN TV

Per vedere Plzen Roma in TV hai bisogno di un abbonamento Sky con il pacchetto Sky Calcio. Se soddisfi questo requisito, la gara sarà visibile con ampio pre partita e post partita su Sky Sport HD e Sky Sport Champions League, canale 202.

Nel caso in cui non fossi un abbonato Sky purtroppo non potrai vedere la partita in TV ma puoi sempre usufruire di alcuni servizi alternativi per vedere Plzen Roma in streaming. Altrimenti puoi approfittare dell’occasione per sottoscrivere un abbonamento Sky.

DOVE VEDERE PLZEN ROMA IN STREAMING

Il match Plzen Roma sarà trasmesso anche in streaming su diverse piattaforme, tutte rigorosamente di Sky. Anche qui se avete un abbonamento Sky potete utilizzare l’applicazione SkyGo (gratuita) che permette la visione del match anche in streaming. SkyGo infatti permette di vedere su PC, Smartphone, Tablet e non solo tutti i programmi Sky sfruttando il proprio abbonamento di casa.

ROMA – Viaggio nel ritiro della Roma. Non accadeva da anni che si andasse due volte in ritiro nella stessa stagione, non è mai accaduto durante la gestione americana, che ha voluto dare sin dall’inizio un forte segnale di discontinuità con il passato. I giocatori non sono contenti ma si adeguano. La squadra partirà oggi dopo l’allenamento a Trigoria per la Repubblica Ceca e secondo il programma settimanale (che viene diffuso in una chat tra tutti i giocatori della prima squadra) al rientro della squadra da Plzen, nella notte tra domani e giovedì, la squadra resterà ancora a Trigoria. Ma il programma potrà subire variazioni, anche in base al risultato dell’ultima partita del girone di Champions. L’idea iniziale è di restare in ritiro tutta la settimana. Le ore trascorrono lente. Riunioni quotidiane, confronti anche individuali. I giocatori non sono contenti di stare lontani dalle famiglie, che possono ricevere a Trigoria nelle ore libere dagli impegni di allenamento. Accolgono i familiari sul piazzale dove si parcheggia, poi vanno al bar o restano intorno alla piscina se c’è ancora il sole. A volte i bambini piccoli piangono quando devono separarsi dal papà. Il provvedimento del ritiro è stato condiviso da dirigenti e allenatore. E il messaggio che vuole far passare la società è questo: confrontarsi, stare insieme, per capire i motivi di certi cali di tensione. Non c’è un preciso capo di imputazione per l’allenatore. Anzi, le responsabilità vengono individuate soprattutto nella squadra.

I giocatori nelle ore libere si ritrovano in sala biliardo, oppure sono protagonisti di interminabili sfide a biliardino. Anche la play station va molto. Anche il ping pong, dove Florenzi è il più bravo. Sono gli svaghi negli spazi comuni. A biliardo va di moda giocare a boccette. El Shaarawy è appassionato e vince spesso. Poi qualche partita di calcio da vedere insieme davanti alla tv, massaggi e molte ore trascorse nelle camere, tutte dotate di wifi. Sono tutti in ritiro, anche i giocatori infortunati che non saranno convocati per Plzen. E non si può uscire dal football ranch di Trigoria.

Di Francesco vuole che la squadra ritrovi lo spirito della scorsa stagione, quando tutti i giocatori erano molto uniti. C’è un episodio che deve far riflettere. A Cagliari nei concitati minuti finali Olsen ha preso un calcio sul volto. Mentre c’era il Far West, con due giocatori del Cagliari espulsi e lo svedese ancora a terra, non c’è stato un compagno che è andato a dare assistenza al numero uno, o a litigare con il giocatore del Cagliari che gli aveva dato un calcio. Il ritiro serve per allontanare questo senso di distacco psicologico, quasi di rassegnazione. La società vuole sensibilizzare i giocatori stando insieme. L’idea iniziale è di restare in ritiro per tutta la settimana. Poi si vedrà. In fondo anche la Lazio lo ha fatto. Se si vuole dare un segnale forte, non avrebbe senso tornare a casa dopo la partita di Plzen. Il ritiro serve per tenere lontane le polemiche e per preparare la partita contro il Genoa. Per far capire ai giocatori che il momento è molto delicato. Se non si riparte questa volta, non ci saranno più chance.

ROMA – Il mercato sì, ma con parsimonia. Monchi è al lavoro per portare un paio di rinforzi per gennaio, ma i soldi da spendere non sono tanti. La società ha approvato un business plan a settembre e non può sforarlo. Weigl e Zappacosta sono stati offerti in prestito e possono arrivare tenendo presenti le esigenze di bilancio. L’esterno destro del Chelsea è in lista di partenza, non trova spazio e Sarri al suo posto vorrebbe Hysaj dal Napoli. Sull’ex del Torino ci sarebbe anche la Lazio. In quel ruolo la Roma ha Karsdorp, che a gennaio potrebbe partire per avere la possibilità di giocare di più. Nella Roma dopo due interventi al ginocchio e altri infortuni fatica a trovare spazio.

La priorità resta il centrocampo. La pista che porta a Julian Weigl sembra la più praticabile. La cessione del tedesco del Borussia Dortmund è sempre più concreta: contro lo Schalke 04, il centrocampista è stato mandato in tribuna da Favre. L’ennesima conferma che il calciatore non rientra nei piani dell’allenatore: solo tre le presenze in Bundesliga di cui due da titolare e una entrando dalla panchina. Negli ultimi due mesi Weigl è sceso in campo soltanto in un’occasione in campionato: 45 minuti contro il Bayern Monaco, prima di essere sostituito nell’intervallo con il Borussia sotto di un gol. Per gennaio prende quota l’ipotesi cessione e le società interessate non mancano: la Roma da tempo segue il centrocampista di 23 anni di Bad Aibling, che Monchi punta a prendere in prestito fino a giugno 2020. Anche il Milan segue Weigl, che in passato è stato trattato pure dalla Juventus. Un altro centrocampista che piace moltissimo a Monchi è Thomas Teye Partey, mediano ghanese dell’Atletico Madrid. Ha venticinque anni e quest’anno ha collezionato dodici presenze in campionato con due gol e altrettanti assist all’attivo, oltre ad altre sei presenze tra Champions, Supercoppa e Coppa del Re. La sua valutazione si aggira intorno ai trentacinque milioni e l’operazione è ritenuta difficilissima, ma è uno dei profili che piace di più. L’Atletico Madrid tra l’altro non ha intenzione di cederlo.

Monchi dovrà correre ai ripari e uno dei reparti dove dovrà intervenire è anche la difesa. Marcano non ha convinto e potrebbe partire. Ha un paio di offerte in Spagna. Fazio in questa stagione ha avuto un calo di rendimento preoccupante. E’ tornato di moda il brasiliano Rodrigo Caio, già accostato alla Roma la scorsa estate. Il centrale ha venticinque anni, un passaporto italiano e potrebbe lasciare il San Paolo anche in prestito con diritto di riscatto. Piace sempre Nastasic dello Schalke 04, ma è più difficile convincere il club tedesco a lasciarlo partire. Monchi ha avuto un incontro con il procuratore di Rugani, per porre le basi per arrivare allo juventino a giugno.

Per il futuro l’obiettivo principale per il dopo De Rossi resta Sandro Tonali, il giovanissimo talento del Brescia che Monchi cercò di prendere già la scorsa estate. Tutti i principali club italiani lo vogliono. Ieri allo stadio Arechi c’era un osservatore della Roma per vedere all’opera il centrocampista in Salernitana-Brescia.

Sotto pressione, anche quando il risultato non conta. «Ma è il calcio, lo so, fa parte della vita degli allenatori». Eusebio Di Francesco ha lo sguardo serissimo, dopo il sorriso amaro che gli è stato rimproverato a Cagliari al gol di Sau, ma sembra aver ritrovato nella fredda Repubblica Ceca la carica smarrita alla Sardegna Arena: «Se sono ancora qui è perché c’è la voglia di continuare insieme». Suo e della Roma tutta: «Ho le mie idee, un pensiero, un metodo. Credo nel mio lavoro e mi impegno tutti i giorni per trovare le soluzioni ai problemi. Di sicuro voglio continuare a combattere, altrimenti non avremmo scelto di andare in ritiro. E se non basta arrivare a Trigoria quattro ore in anticipo rispetto all’allenamento, mi presenterò altre due ore prima».

SECCATURA. Si capisce però che alcuni commenti degli ultimi giorni l’abbiano ferito. Di Francesco dribbla elegantemente la risposta alle frasi dure del presidente Pallotta emerse dopo Cagliari («A me il virgolettato non è arrivato…») e poi difende la sua professionalità: «Capisco che alle volte la mia schiettezza possa dare fastidio ma nessun calciatore potrà mai rimproverarmi la mancanza di sincerità. Sono coerente ed equilibrato, credo. I discorsi che sento da fuori lasciano il tempo che trovano. Ne potrei dire tante ma non ho intenzione di replicare a chi non merita le mie parole».

OTTIMISMO. E’ per questo che non vuole tirarsi indietro, nonostante gli hashtag da social che chiedono le sue dimissioni: «Ho un vantaggio rispetto a tanti colleghi. Conosco Roma, l’ho vissuta anche da giocatore. Un allenatore viene portato alle stelle e un attimo dopo viene trattato come il peggiore di tutti. Ora io devo far ripartire questa squadra, non per il mio interesse personale ma per la Roma. So di avere la fiducia della società ma devo meritarmela sul campo. Sono convinto che ne usciremo perché anche a Cagliari per 80 minuti ho visto cose buone».

LA PARTITA. Contro il Viktoria Plzen non può permettersi tanti cambi. Ma a prescindere dalle assenze importanti e dalle condizioni atletiche di alcuni, Pastore su tutti, non avrebbe lo stesso stravolto la formazione: «Non è il momento migliore per fare delle scelte. Ho bisogno di solidità in questo momento. Giocherà Mirante in porta, il Flaco forse, il resto vedremo. Dobbiamo onorare questa partita, oltre che per il valore economico di una vittoria in Champions, anche per rispetto della maglia che indossiamo».

CURIOSITà. Da parte dei cronisti locali c’è grande curiosità per Schick, stella della nazionale ceca ma precario nella Roma. Di Francesco taglia corto: «Da Patrik mi aspetto di più. E anche lui si aspetta di più da se stesso. Adesso che ha la possibilità di scendere in campo ha l’occasione di dimostrare il suo valore». Gli scappa una battuta scherzosa solo alla fine della conferenza, quando gli ricordano che l’allenatore del Viktoria ha mostrato ai giocatori la partita della Roma a Cagliari: «Io ai miei farò vedere l’andata…». Roma-Plzen 5-0, tanto per ricordare.

A vederli arrivare imbacuccati e sorridenti per la ricognizione nella piccola Doosan Arena, sembrano davvero gitanti in viaggio-premio. Kluivert scherza con l’altra ala, Ünder, mentre Kolarov aiuta un tifoso non giovanissimo a scattare una foto insieme. E’ un modo per stemperare la tensione del periodo, certamente, in una vigilia che può significare niente o anche tutto. Non è la partita contro il Viktoria Plzen a determinare il futuro di Eusebio Di Francesco, che verrà esaminato dopo Roma-Genoa. In fondo il risultato della trasferta ceca conta solo per gli avversari, impegnati nella volata con il Cska per un posto in Europa League. Ma è evidente che Pallotta in primis e i dirigenti poi chiedano una reazione immediata alla squadra.

SOLDI. Intanto, come noto, una vittoria in Champions vale 2,7 milioni. Se la Roma vince sfonda il muro virtuale dei 60 milioni già guadagnati, al netto delle spese, per questa campagna europea. Poi c’è il prestigio a spingere la Roma a giocarsela: in campo europeo nessuno si diverte a perdere le partite. Infine, terzo e non secondario elemento, una buona esibizione a Plzen, lontano dalla pressione italica, può dare slancio per gli impegni successivi.

COMPATTEZZA. Sarà per questo che Monchi e Baldissoni, ispiratori del secondo ritiro stagionale, hanno assistito da bordo campo alla rifinitura mattutina a Trigoria. Monchi, che si è presentato a Plzen senza barba «per cambiare qualcosa», ha poi smentito al termine della conferenza stampa le indiscrezioni riportate dalla Spagna di un futuro da presidente del Siviglia: «Non succederà, io sto meglio alla Roma». E poi ha rinforzato la posizione di Di Francesco. «La fiducia nell’allenatore è ancora al cento per cento – ha detto a Sky – ne abbiamo parlato tante volte. Non è giusto attribuire a Eusebio tutte le responsabilità. Se mi fido di un professionista difficilmente cambio idea. Non c’è nessuna guerra tra dirigenti alla Roma. E non ho mai pensato di dimettermi, finché avrò la fiducia di questa società rimarrò qui».

L’ARRIVO. Con queste frasi strategiche, Monchi ha provato ad allentare la pressione sulla squadra. Ma è chiaro che se nemmeno il ritiro sortisse effetti positivi, la situazione potrebbe precipitare. La Roma è atterrata a Praga intorno alle 17 e poi, con il pullman ufficiale partito due giorni fa dall’Italia, si è spostata nell’albergo che la ospita, a pochi metri dalla fabbrica della famosa birra locale, la pilsner. Non è un brand ma un genere: è una birra chiara in cui si avverte il ruolo marcato del luppolo di Boemia. Siamo a 60 chilometri dal confine con la Germania, che è poco più a est.

ACCOMPAGNAMENTO. Fino a quassù, dove stasera la temperatura dovrebbe scendere sotto lo zero con il concreto rischio di nevicate, la Roma è stata accompagnata da qualche centinaio di tifosi.

Turnover sì, ma con giudizio. Intanto perché gli infortuni non consentono fantasticherie tecniche e poi perché non è il momento di mandare fuori, al freddo e al gelo, le seconde linee. Di Francesco ha portato a Plzen 20 giocatori, cioè tutti quelli in grado di correre su un campo di calcio, con l’idea di schierare una Roma credibile. Kolarov, per esempio, giocherà dal primo minuto nonostante l’opzione Luca Pellegrini o l’eventuale allargamento a sinistra di Juan Jesus o Marcano. Esperienza e carisma, al di là dell’importanza relativa del risultato a qualificazione già acquisita, sono un fattore a cui oggi è meglio non rinunciare.

IL PORTIERE. Riposerà probabilmente Olsen, questo sì, per offrire la vetrina ad Antonio Mirante. Sarà un riconoscimento alla professionalità del secondo portiere: esordire in Champions League a 35 anni è una soddisfazione. E poi Mirante non è l’ultimo sprovveduto, con i guanti addosso. Forse poi rimarrà inizialmente in panchina Manolas, che viene da un infortunio fastidioso: in questo caso dentro Fazio per affiancare Marcano, che è piaciuto molto a Di Francesco negli ultimi allenamenti. Se non altro sulla linea difensiva le possibilità di scelta sono ampie. E’ in corsa anche Juan Jesus, mancino come Marcano. E sulla destra dovrebbe tornare titolare Santon.

CI PROVIAMO? Il dubbio della vigilia, oltre che il motivo di principale attenzione da parte dei tifosi della Roma, è Javier Pastore. Ieri Di Francesco è stato sincero sul tema, non aveva ragione di fare pretattica: «Javier non ha i novanta minuti nelle gambe, fisicamente sta bene ma atleticamente non è al top». Alla fine dovrebbe prevalere la tentazione di rilanciarlo, per consentirgli più velocemente di ritrovare il ritmo-partita, a costo di dare per scontato un cambio a inizio secondo tempo. Pensate, Pastore non gioca titolare in Champions League da tre anni e mezzo. Per un motivo o per un altro, tra infortuni a catena e scelte tecniche ostili, nelle ultime quattro stagioni non ha mai potuto cominciare una partita del torneo più importante. Il dilemma di Di Francesco riguarda anche le condizioni meteo: può essere azzardato chiedere a un calciatore reduce da quattro infortuni al polpaccio di giocare a zero gradi di temperatura.

ALTRI. E’ una delle ragioni per cui Perotti, visto in ritardo contro l’Inter e ignorato a Cagliari, partirà dalla panchina. Potrebbe dare il cinque proprio a Pastore nell’ultima mezz’ora. Invece Karsdorp e Coric, tornati tra i convocati proprio ieri, galleggeranno tra panchina e tribuna. Non stanno ancora bene. Ed è una disdetta soprattutto per Coric, che come alternativa fresca per i centrocampisti sarebbe stato importante in questa fase densa di partite.

L’IDOLO. In attacco nessuno potrà invece prendere il posto a Schick, di cui i giornalisti cechi parlano con entusiasmo, senza capirne fino in fondo le difficoltà di adattamento a un grande club. In attesa del recupero di Dzeko, atteso nella migliore delle ipotesi per Juventus-Roma del 22 dicembre, Schick ha altre due partite per dimostrarsi all’altezza del compito di un centravanti: fin qui non ha mai segnato in carriera in una coppa europea e contro i connazionali, in uno stadio che ha già conosciuto da avversario quando giocava nel campionato ceco, ha l’occasione per far partire una nuova storia.

L’onda anomala di acciacchi, infiammazioni, flessori stirati e polpacci malconci sta passando. Di Francesco, dopo aver recuperato Perotti e Pastore, ha accolto tra i disponibili anche Coric e Karsdorp. Tutti e quattro sono nella comitiva che questa sera, a Plzen, onorerà l’ultima partita del girone di Champions. Altri quattro però restano fermi ai box: Dzeko, De Rossi, Lorenzo Pellegrini ed El Shaarawy, pezzi pesanti sulla scacchiera giallorossa. Nessuno di loro tornerà abile per Roma-Genoa di domenica prossima, il che riduce sensibilmente le possibilità di scelta di Di Francesco a centrocampo e nel reparto avanzato. La situazione di De Rossi, assente dal 43’ di Napoli-Roma del 28 ottobre per una infiammazione al ginocchio destro, va lentamente migliorando. Il capitano, che ha scelto di evitare l’intervento, optando per una terapia conservativa, può rientrare il 22 dicembre per Juventus-Roma, anche se lo staff tecnico dovrà considerare il grado di forma del giocatore dopo uno stop così lungo. Il rendez-vous all’Allianz Stadium è anche l’obiettivo di Dzeko, che sta smaltendo il problema al flessore sinistro accusato alla vigilia del match di ritorno con il Real Madrid. Il bosniaco ha fatto progressi evidenti, ma la sua situazione sarà monitorata nei prossimi giorni, per evitare di forzare troppo i tempi. A proposito di flessori da riabilitare: El Shaarawy, infortunatosi due settimane fa contro il Real alla coscia destra, non tornerà prima di Natale. Data plausibile per il rientro è il 26 dicembre, giorno di Roma-Sassuolo. Nel frattempo, il suo ruolo è coperto da Kluivert e dal ritorno di Perotti. Il più indietro attualmente è Lorenzo Pellegrini, tradito dalla fretta di tornare dopo lo stop a Udine e quindi vittima di una ricaduta in allenamento. Anche per lui il solito flessore, alla gamba destra. Proverà a tornare per il match con il Sassuolo o per quello di tre giorni dopo a Parma, ma rischiare ancora sarebbe imperdonabile. Tanto più che dopo Parma ci sono due settimane di pausa, da dedicare eventualmente al recupero completo.

Se il mondo è piccolo, quello del calcio, in fon­do, può stare sul palmo di una mano. Avete giudicato “horror” il finale di Cagliari- Roma (se avete un cuore giallo­rosso, ovvio)? Bene, arriva Pa- vel Vrba, allenatore del Vikto- ria Plzen, che dice piatto: «Cer­to che ho fatto vedere le immagini dei giallorossi, ma non quelle della partita d’an­data (5-0, ndr), bensì quelle di domenica col Cagliari». Come dire, a questo punto è possibile anche per noi so­gnare. «Anche perché siamo più abituati a giocare a queste temperature (stasera si gio­cherà intorno ai zero gradi, ndr) e noi ci tenia­mo ad andare in Europa Lea­gue». Con queste premesse, normale che Eusebio Di Fran­cesco scherzi un po’: «Ha fatto vedere solo gli ultimi 10 minu­ti? Forse voleva dare un mes­saggio positivo alla sua squa­dra. Io invece ai miei ripropor­rei quella di andata. Ma le sue sono scelte che si fanno per cre­are positività, ed è giusto che lo faccia».

MONCHI SI BLINDA Ed a prò posito di positività, è molto uti­le anche l’intervento del d.s. Monchi, che per prima cosa smentisce le indiscrezioni che lo vogliono al Siviglia come leader della dirigenza con una nuova proprietà. «Non ho mai pensato alle dimissioni – dice a Sky -. Voglio rimanere qui tan­to tempo. Finché ho la fiducia della società sarò contento di rimanere qui. Ho fatto una scommessa importante venen­do qui e voglio rimanere». Ov­vio che questo fortifichi anche l’allenatore. «La posizione del­la società non è cambiata mai: la fiducia è la stes­sa. Quando mi fi­do di una perso­na difficilmente la perdo. Sono rimasto un po’ confuso quando ho letto cose ri­guardo la Roma, si parla di guerra tra dirigenti. Qui c’è fiducia al 100%. Eusebio è lo stesso che ci ha portato in semifinale di Champions. La responsabilità a volte non è solamente di uno solo, ma di tutti. Il ritiro serve a far capire alla rosa che le cose non vanno bene e vanno cam­biate, ma soprattutto a unire».

ORGOGLIO DIFRA Ovvio però che Di Francesco viva momenti non facili. Quando gli si ripor­tano le parole amare di Pallot- ta, infatti, interviene l’ufficio stampa che spiega: «Non sono state dichiarazioni ufficiali, quindi non le riconosciamo». Vero, e questo fa gonfiare i mu­scoli. «Bisogna onorare la ma­glia per rispetto dei tifosi. Mi piace avere sentito la fiducia della società, adesso dobbiamo meritarcela. In ritiro, comun­que, ci siamo “ripuliti”. Io cre­do nel mio lavoro, ma bisogna

cambiare rotta. Comunque ho una grande fortuna: conoscere la piazza romana. Si riesce a portare un allenatore alle stelle per poi farlo diventare il peg­giore in circolazione, ma la sin­cerità paga sempre, anche se a volte può dar fastidio».

L’EMERGENZA Certo, anche se la società non è affatto convin­ta di cercare alternative (tra l’altro scarne) a Di Francesco, la partita di domenica contro il Genoa è nella testa di tutti. Ma l’allenatore, vista l’emergenza, non può fare grande turnover.

«Non è il momento migliore per scegliere. Si rivedranno tanti calciatori che hanno gio­cato a Cagliari e probabilmente giocheranno anche col Genoa. Anche inventarsi qualcosa ha poco senso nel cercare di dare solidità a questa squadra. Gli infortunati? De Rossi sta mi­gliorando tantissimo, speria­mo di riaverlo a disposizione per la Juve, così come Dzeko. Per Pellegrini ed E1 Shaarawy, forse, serve più tempo». Un tempo che la Roma non vuole più sprecare.

La domanda che si fan­no in tanti, adesso, sembra essere una so­la: possono essere utili alla causa? Il soggetto è quel manipolo di eroi, o presunti tali, che il mercato estivo ha catapultato a Roma. Il ca­pofila dei portatori di spe­ranza, stasera, sembra esse­re innanzitutto Javier Pa­store. «Quella sul suo im­piego è valutazione che farò tra stasera e domattina (ieri e oggi, ndr) – dice Eusebio Di Francesco -.

Potrebbe gio­care dall’ini­zio, ma con minutaggio contenuto. Non posso pensare fac­cia l’intero match. Comunque è il gio­catore con maggior condi­zione per poter partire dal­l’inizio tra quelli reduci da infortuni».

ARCHEOLOGIA L’argentino ci terrebbe a esserci, perché l’ultima partita infatti che ha giocato da titolare in questa manifestazione risa­le addirittura al 21 aprile 2015, avversario il Barcel­lona. Per l’ultima rete, poi, bisogna andare ancora più indietro, al 2 aprile di quel­l’anno (avversario il Chel- sea), mentre per ritrovare invece l’ultima apparizione a partita in corso occorre tornare indietro, però solo nel marzo scorso, quando ha disputato scampoli di gara contro il Reai Madrid. In generale, comunque, in Champions l’argentino ha segnato 4 gol. Quanto basta, magari, per sognare stasera una rinascita.

MARCANO E MIRANTE A rial zare la testa, poi, c’è anche un’altra coppia che spera co­me il Viktoria Plzen rappresen­ti un nuovo inizio anche per lo­ro. Se per Mirante, dopo Udi­ne, è l’occasione di avvicen­darsi anche con Olsen per eliminare eventuale ruggine dai muscoli, più attesa c’è in­torno a Marcano. Il centrale difensivo ex Porto, infatti, fi­nora è stato impiegato assai meno delle aspettative, tan­to da essere sci­volato come quarto centrale e pronto, si dice, anche ad andare via a gennaio, vi­sto che l’arrivo in giallorosso a parametro zero consentirebbe alla Roma anche di fare even­tuale plusvalenza. Ma il futuro in questo momento arriva fino a oggi, al momento in cui si ac­cenderanno i riflettori di uno stadio che vuole spingere la squadra di casa alla qualifica­zione in Europa League. Per questo chi avrà a disposizione una chance, stasera, farà bene a non sprecarla.


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