Beppe Fiorello su Rai 1 in ‘Il mondo sulle spalle’


Licenziato all’improvviso dalla ditta in cui lavora, prima ipoteca la casa, poi acquisisce l’azienda e salva i colleghi. E una favola moderna quella raccontata ne II mondo sulle spalle di Nicola Campiotti, in cui il protagonista Giuseppe Fiorello veste i panni di Enzo Muscia, l’uomo che davvero nel 2012 ha salvato la sua azienda di Saranno, in provincia di Varese, regalando una nuova opportunità a chi pensava di aver perso tutto.


«E una storia che ho fortemente voluto, perché fare l’attore non vuol dire solo intrattenere, ma offrire uno spunto di riflessione, smuovere l’opinione pubblica, dare un messaggio anche ai più giovani», racconta l’attore di origini siciliane, sposato con Eleonora Pratelli e padre orgoglioso di Anita e Nicola, che sta improntando la sua carriera sempre di più alla narrazione dei temi sociali.

Giuseppe, perché raccontare proprio la storia di Enzo Muscia?
«Perché la crisi del lavoro, insieme al tema dei migranti, è un argomento, purtroppo, di strettissima attualità. E la storia di quest’uomo che non si arrende all’idea di vedere la sua vita e quella dei suoi amici operai andare alla deriva è un messaggio per tutti: se ci rimbocchiamo le maniche, se stiamo uniti, qualcosa si può sempre fare».

L’aspetto che più ti ha colpito del tuo personaggio in questo film?
«Il suo coraggio, perché pochi sanno che, oltre al dramma della perdita del lavoro, all’epoca in cui decise di rilevare l’azienda lui ne viveva anche uno familiare, quello di un figlio con problemi di salute gravi, ricoverato in terapia intensiva. Malgrado tutto riesce a tenere fronte alle difficilissime situazioni, grazie anche al sostegno di sua moglie, una donna forte che lo sostiene nelle sue scelte».

Gli assomigli?
«Non so se io, al suo posto, sarei stato capace di tanto. In realtà, quando ho letto la storia di Muscia, ho pensato immediatamente a mia moglie Eleonora, che è una grande donna, una sognatrice e tuia visionaria».

Quindi, il tuo successo lo dedichi a tua moglie? «Assolutamente sì. A lei devo tutto, perché è coraggiosa e ottimista. E così fin dai tempi del nostro fidanzamento: per lei tutto è possibile, si può fare e si farà. E poi mette sempre gli altri al primo posto, proprio come fa Muscia nella storia. È lei la mia spinta, io ho una visione più pessimistica della vita».

A marzo festeggi 50 anni, un bilancio?
«Non posso essere che felice, ma insoddisfatto. Perché l’insoddisfazione è una misura di eccitazione che mi spinge a fare sempre di più. Per questo non gioisco mai troppo dei miei successi, ma sto sempre all’erta per costruire nuove imprese».


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