Poi tutto è cambiato quel 20 novembre quando, in preda al fuoco, la donna si era fatta aiutare dai vicini e aveva trovato il coraggio di denunciare il marito (ora ex) ai carabinieri. Sono così trascorsi due gradi di giudizio in cui sono sempre stati confermati 14 anni di carcere e ora anche dalla Cassazione. Detenzione che da qualche giorno è a Milano, quindi lontano dalla posizione di “Pinky”. Nel frattempo la donna vive con i due figli di 8 e 6 anni e ha un lavoro. “Già mesi prima, dopo l’ennesima aggressione, i miei cari avevano capito. ‘Separati da lui’, mi disse mio padre. Ma le zie e gli zii mi costrinsero a perdonarlo e restare, per non disonorare la famiglia”.
Adesso vive da sola, e già questo per una ragazza indiana è qualcosa di eccezionale. “Aspetto il divorzio, cresco i miei bellissimi figli e riesco a mantenermi: questa è la soddisfazione più grande. Ho una casa e anche una macchina! Lo so, le sembrerà sciocco ma per me non lo è affatto. Piccoli passi, che mi sono conquistata da sola”. Perché “ho stravolto le regole di una comunità. E se l’ho fatto io lo possono fare tutte”, ha dichiarato la donna, che raccomanda a tutte le altre di non mollare. “Io che ho subito violenza mi sono sempre detta che senza mio marito non ce l’avrei mai fatta. Non è vero. Dobbiamo avere più fiducia e autostima, proprio per dimostrare a questi uomini che possiamo andare avanti. Bisogna denunciare: questa è la battaglia che porto avanti ogni giorno”.