Il Trono di Spade su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv Game Of Thrones


Valar Morghulis». E se tutti gli uomini devono morire», allora era inevitabile che arrivasse la fine anche de Il Trono di Spade. L’ottava e ultima stagione dello show cult arriva su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv dal 15 aprile. Online però è già disponibile un imperioso countdown(daystillgameofthrones.com) che segna inesorabile il passare del tempo verso (l’apocalittica?) conclusione dell’evento tv più straordinario dell’ultimo decennio. E in questa atmosfera quasi apocalittica l’hype è già altissimo, tanto che il trailer dedicato agli ultimi sei episodi ha ottenuto più di 81 milioni di visualizzazioni in 24 ore. Un record, l’ennesimo, per una serie spartiacque destinata a cambiare per sempre il modo di pensare, scrivere, realizzare e guardare uno show televisivo. Ma soprattutto un fenomeno culturale di massa, frutto della potenza di Internet, di uno sterminato esercito di fan e di una storia fantasy che ha scardinato le regole del genere e superato ogni confine grazie a qualità da kolossal prese in prestito dal miglior cinema.


UNA SCOMMESSA VINTA Era il 2011 quando Il Trono di Spade debuttava sul piccolo schermo. Fu una scommessa rischiosa per David Benioff e D.B. Weiss (mai prima al lavoro per una serie) e per l’emittente Hbo, già regno indiscusso di produzioni di alto rango come I Soprano e Sex and the City. Ma i gangster e le ragazze innamorate delle Manolo Blahnik, qui lasciavano il posto a draghi, metalupi, epiche battaglie e decine di personaggi con nomi (quasi) impronunciabili. Il tutto immerso in un’atmosfera medievaleggiante, dove Westeros ed Essos (i nostri Occidente e Oriente) avevano i contorni ideati dalla fantasia di George R.R. Martin, con le Isole di Ferro, Grande Inverno, Approdo del Re e i ghiacciai del Nord popolati dagli Estranei. Tutti luoghi e creature già familiari ai lettori. Ma lo show avrebbe colpito anche chi di solito non ama draghi e magia? Gli intrighi e i tradimenti avrebbero mantenuto il ritmo del racconto o i telespettatori si sarebbero persi in un dedalo di trame e sottotrame che coinvolgevano intere casate? In effetti le premesse non erano delle migliori: l’episodio pilota dello show era stato bocciato dagli amici degli showrunner, che si convinsero quindi ad effettuare un deciso restyling del loro adattamento in 10 puntate del primo romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Sono nate così l’accuratissima sigla iniziale (capolavoro nel capolavoro), la decisione di affidare il ruolo di Daenerys a Emilia Clarke e la trasformazione degli Stark nel perno morale della storia. Cambiamenti cruciali che hanno reso Il Trono di Spade una vera bomba nel panorama televisivo.

NUMERI DA RE La prima puntata ebbe 2,2 milioni di spettatori negli Usa, ma quella platea era destinata ad allargarsi (arrivando al picco di 12,1 milioni per il finale della settima stagione) complice uno straordinario passaparola online. Nel frattempo la qualità dello show ha continuato a crescere, per complessità della trama, spessore dei personaggi e il coraggio di stupire sempre il pubblico. Così Il Trono di Spade è diventata la serie più piratata al mondo (come ha certificato il Guinness dei primati), ma soprattutto ha cominciato ad avere una vita oltre il piccolo schermo. Online sono nati milioni di siti, forum e pagine social gestiti dai fan per condividere riflessioni sullo show, analizzare ogni dettaglio per teorizzarne gli sviluppi futuri e pubblicare video con le loro reazioni agli eventi più scioccanti come la morte di Ned Stark, le tragiche Nozze Rosse o il ritorno di Jon Snow. Follia collettiva o rito globale? Forse una seduta terapeutica su scala mondiale per superare i traumi inflitti dalla serie, ma anche una moda irresistibile che ha spinto gli hashtag dello show sempre in vetta ai trending topic. Attenzione, quindi, perché quello lanciato per le ultime puntate, #ForTheThrone, potrebbe anche mettere ko Internet. Di certo il successo commerciale e popolare de Il Trono di Spade è andato di pari passo con gli elogi della critica. Ad oggi lo show ha ottenuto 308 premi, di cui 47 Emmy, ma il conteggio andrà presto aggiornato al rialzo. Tutti quindi hanno riconosciuto il valore della più grande serie drammatica» che ha fatto un vanto della sua maestosità.

OLTRE OGNI LIMITE Scritto con eccezionale sagacia, lo show mantiene un perfetto equilibrio tra intrigo politico e azione mentre dipana una fittissima matassa di eventi ripresi sui set di mezzo mondo (Stati Uniti, Canada, Spagna, Marocco, Croazia, Irlanda del Nord, Malta, Islanda e Scozia) con uno dei cast più affollati di sempre, centinaia di comparse, e una produzione da kolossal: i sei milioni di dollari per ogni episodio della prima stagione sono diventati 15 per ciascuna puntata dell’ultima. D’altronde bisognava girare la grande battaglia, quella totale e definitiva, tra vivi e morti, che ha costretto Kit Harington e gli altri a lavorare per 11 settimane nell’oscurità e al freddo: sarà la lunga notte de Il Trono di Spade o il sogno a occhi aperti dei fan della serie, che ha superato i confini del fantasy, elaborando un linguaggio globale per un racconto fuori dal tempo e mai così contemporaneo. Il sesso, il sangue e la violenza nello show non sono state facili esche per attirare pubblico, ma strumenti per affrontare questioni più profonde. Perché se è vero che al gioco del trono o si vince o si muore» è anche vero che Westeros è una metafora del mondo, dove il caos è una scala» che permette ad alcuni di arrivare al potere. Ma non tutti sono disposti a tradire e uccidere per avere ciò che vogliono. E c’è chi lotta contro il fanatismo religioso e le discriminazioni. E poi non dimentichiamo che ben prima del #MeToo la serie ci ha regalato delle grandi protagoniste: Arya che non voleva essere solo una Lady, Brienne in guerra contro i pregiudizi, Sansa rinata dopo le violenze, Daenerys che scopre la sua forza e diventa la potentissima Khaleesi, ma anche Cersei, diabolica incarnazione del girl power. Di fatto Il Trono di Spade non è mai stato un racconto di genere, ma una storia collettiva, di donne e uomini, in lotta per la propria identità e per definire il mondo che li circonda. Persone in cui riconoscersi, per scoprire che la vera forza sta nell’avere il coraggio di combattere le proprie battaglie, rimanendo uniti gli uni con gli altri, perché nessuno si salva da solo.


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