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Questo derby che porta nel futuro inizia dal passato. La Lazio non lo vince in casa, in campionato, dall’11 novembre 2012, da oltre 6 anni, da 2302 giorni, da prima del trionfo epico datato 26 maggio 2013 (ricordarlo aiuta), da troppo tempo: «Giochiamo in casa e vogliamo tornare a vincerlo!». Simone Inzaghi sa che vincere questo derby è un dovere per restare incollati al destino e alla Champions, per amor di bandiera, per tutto: «Abbiamo bisogno di un grande derby! E’ una partita importantissima, sappiamo quanto conti in città, per i nostri tifosi, per noi, per la nostra dassifl- ca. Abbiamo un leggero ritardo di punti, c’è la possibilità di accorciare. Il nostro obiettivo è restare in zona Champions». Prima di ogni derby si fanno le stesse promesse. Quelle di ieri sono state ancora più sentite: «Dobbiamo giocarlo da Lazio, sapendo che lo stadio sarà quasi interamente nostro. I tifosi ci spingeranno. Bisognerà usare testa, gambe e cuore. Serve un grande cuore per vincere partite del genere in questa città».

IL DIVARIO. Inzaghi vuole giocarlo con impulsi furiosi, avrebbe bisogno di influssi benevoli dopo un febbraio balordo per via degli infortuni. Ieri, per tutta risposta, è tornato a rischio Immobile, si trascina problemi muscolari dall’infortunio di Frosinone (elongazione dei flessori): «Abbiamo un grandissimo rispetto della Roma, del suo allenatore, dei suoi giocatori. Ma non dobbiamo avere paura di nessuno», ha avvertito Simone. Vuole una Lazio tutta audacia. Il distacco dalla Roma (-6 punti), secondo lui, dipende solo da infortuni e sfortuna, ecco la rivendicazione: «Divario con la Roma? Siamo una grande squadra, lo abbiamo dimostrato in passato e anche quest’anno. Il ritardo in classifica è dettato anche dal rinvio del match con l’Udinese. Ma senza infortuni non ci sarebbe stato distacco e non saremmo usciti dall’Europa. A Genova ho avuto dieci uomini fuori, non mi era mai successo neppure nelle giovanili. Capita giocando tanto. C’è fiducia. Senza infortuni, e senza tutte le cose che ci sono capitate, avremmo avuto altri risultati. In questi tre anni abbiamo dimostrato di saper stare a stretto contatto con le grandi squadre, lo faremo anche quest’anno». Inzaghi vuole rivedere la Lazio della Coppa Italia, ma con i gol: «Le pressioni ce l’ha la Lazio, ce l’ha la Roma. E’ una partita da non sbagliare, da preparare e interpretare molto bene. Dovremo mettere in campo ciò che s’è visto contro il Milan e fare ancora meglio». Inzaghi ha ringraziato più volte i tifosi: «Martedì hanno fatto in modo che la squadra fosse intensa per 90 minuti. Un grande grazie. Vogliamo vivere una grande serata».

CIRO E LUIS. Inza- ghi, alle 14, prima della rifinitura, aveva rincuorato Immobile: «Mancano i suoi gol perché ci aveva abituati a medie straordinarie. E’ reduce dallo stiramento di Frosinone. L’attaccante ha problemi quando non riesce a creare occasioni. Ciro se le procura sempre e ha quasi recuperato dai problemi fisici. Tornerà a segnare come in passato, speriamo ricominci nel derby». Servono gol, servono da tutti: «Abbiamo rivisto alcune situazioni. Anche in questo caso mi preoccuperei se non costruissimo palle-gol, invece ne costruiamo tante. E’ un dato di fatto, nell’ultimo mese e mezzo abbiamo segnato di meno. Serve più cattiveria in zona gol. Non c’entrano solo gli attaccanti, mi riferisco anche a centrocampisti e difensori. Tutti facevamo più gol l’anno scorso». Ci sarà Zaniolo tra gli osservati speciali: «E’ così giovane, sta facendo grandi cose in una piazza difficile ed esigente come la nostra. Merita tantissimi elogi». Inzaghi ha amplificato i dubbi di formazione: «Ne ho vari. La partita di martedì è stata dispendiosa, c’erano giocatori al rientro, altri acciaccati. Piarlo di Immobile, Fiarolo, Luis Alberto, Milinkovic e Bastos. Li valuterò tutti». In Tribuna d’Onore ci sarà Pippo Inzaghi, fratello-tifoso-incitatore, anche ieri era a Earmello: «E venuto per stare con i suoi nipoti, è l’unico zio paterno. Ne ha approfittato per passat e a Pomello. Vedrà il derby, avremo un tifoso in più».

Il derby li conosce bene. Soprattutto sa quello che lasciano il giorno dopo, il sapore acre della sconfitta oppure l’entusiasmo smisurato che accompagna il successo. Eusebio Di  Francesco è carico alla vigilia del suo quarto derby 1 ‘ da allenatore. Finora è imbattuto, ma ricorda soprattutto quelli da calciatore: «Ne ho persi quattro di fila e so cosa significa. Questa sarà una bella sfida che tutti vorrebbero giocare. Ci vuole grande cuore, ma solo quello non basta, serve anche la testa». La Roma viene da due vittorie poco convincenti contro Bologna e Frosinone e ha lavorato molto durante la settimana per migliorare soprattutto la fase difensiva: «Serve una grande prestazione. La pressione per il risultato c’è su entrambe le squadre. Sarà un derby sentitissimo e quindi molto delicato. Noi vogliamo rientrare nella zona Champions League e loro invece vogliono accorciare il gap in classifica».

MANOLAS E DE ROSSI. E carico e chiede al pubblico di spingere la squadra verso una grande vittoria: «Garantisco ai nostri tifosi impegno e tanta passione. Veniamo da una buona settimana di lavoro e dal punto di vista mentale vogliono tutti partecipare a questo match unico per tutti». Manolas è recuperato ed è un grande sollievo per l’allenatore: «Sarà disponibile, si è allenato con la squadra, il problema alla caviglia è meno grave del previsto». Anche De Rossi ha già dato la sua disponibilità, ma con il capitano ci vuole prudenza: «Non so ancora se giocherà due partite ravvicinate, ma la gara più importante tra Lazio e Porto è il derby perché arriva prima. Non possiamo ragionare guardando troppo avanti. Ad oggi De Rossi sta bene, è migliorato tantissimo, potrebbe anche giocarle entrambe o una solamente. Ma abbiamo tanti giocatori importanti. El Shaarawy quest’anno ha elevato la sua qualità. Abbiamo tre romani, questo a volte è un vantaggio, a volte no, ma Daniele e Florenzi hanno tanta esperienza in fatto di derby e ci daranno una mano».

FORMAZIONE. Sul modulo non si sbilancia, fa pretattica come In- zaghi, al quale non vuole concedere vantaggi: «Nell’ultimo periodo, anche a partita in corso, abbiamo alternato il 4-3-3 e il 4-2-3-1. Abbiamo fatto più di venti partite col 4-2-3-1, ottenendo anche risultati importanti. Il 4-3-3 potrebbe essere il sistema scelto per il derby, lo conosciamo ma a volte ci ha tolto qualcosa. Non riesco a dire se uno è meglio dell’altro. Vedremo quali valutazioni faremo, non voglio anticipare nulla». Il derby, questo conosciuto, va affrontato con la massima concentrazione: «Una partita che nasconde le solite insidie. Troveremo di fronte un avversario molto abile nelle transizioni e che porta tanti giocatori dentro l’area. Sarà una partita difficile come sempre lo sono i derby e contro una squadra che ha tante qualità e un giocatore come Correa molto bravo nell’uno contro uno, quando è in giornata».

VAI ZANIOLO. Vincere questa partita può dare la svolta alla stagione della Roma, dopo tanti alti e bassi: «Da allenatore devo dire che ho avuto risultati positivi e mi auguro che continui così». Punta molto su Zaniolo, che nel derby di andata rimase in pan-
china: «Sarà uno dei protagonisti e ci aspettiamo da lui sempre qualcosa di importante, però lasciamolo tranquillo. Ho parlato poco di derby con lui, non vado a caricare ulteriormente questa gara anche perché ci hanno pensato i compagni nello spogliatoio. Lui deve stare sempre concentrato, determinato, cattivo come fa in allenamento». Di Francesco si aspetta tanto anche da Dzeko, dall’ultimo Dzeko: «Sono contento di Edin, ha ritrovato la migliore condizione fisica, mi fa molto piacere quando segna. Il gol al 95’ a Frosino- ne ha riavvicinato la gente alla squadra, quell’abbraccio spero si riveda anche all’Olimpico. Mi piace il suo modo di giocare e di essere felice alla fine delle partite». Il centravanti ha messo da parte il muso di qualche mese fa. Buon segno.

Servirà un ultimo esame prima della decisione finale: Kostas Manolas non si sente ancora al top e stamattina farà un test alla caviglia sul campo, per dare garanzie alla Roma in vista del derby, «E’ a disposizione» ha detto Di Francesco, che in cuor suo deve aspettare prima di scrivere il suo nome sulla lavagnetta della sala riunioni. Gli elementi positivi sono due: 1) anche ieri, nella rifinitura, Manolas ha fatto tutto l’allenamento; 2) trattandosi di una distorsione alla caviglia e non di un problema muscolare i rischi di ricaduta sono più contenuti.

La coppia difensiva potrebbe dunque essere la solita, Manolas più Fazio, ma attenzione a Marcano, che è in progresso e a Frosinone è sembrato molto solido. E’ un’alternativa sia a Manolas, in caso di forfait, sia Fazio, in caso di valutazione tecnica. E’ curioso che tra i difensori Juan Jesus sia finito in fondo alle gerarchie. Quando si era infortunato al ginocchio, a inizio gennaio, la Roma aveva pensato addirittura di tornare sul mercato e di acquistare il croato Vida. Adesso invece Juan Jesus è guarito ma non gioca più.

Di Francesco, che in conferenza è rimasto abbottonato sulla formazione, sembra comunque orientato a tornare al 4-3-3. Con Nzonzi fuori, come previsto già dai primi allenamenti della settimana. Calciatore di esperienza, campione del mondo, Nzonzi è il primo a sapere di essere in difficoltà. Il terzetto di centrocampo dovrebbe essere composto da Cristante, De Rossi e Pellegrini, con Zaniolo nuovamente avanzato nel ruolo di esterno destro d’attacco. Sempre che De Rossi stia bene, ovvio. Il resto non è in discussione: i terzini saranno Florenzi e Kolarov, gli attaccanti Dzeko ed El Shaarawy, decisivi sabato scorso a Frosinone.

RIECCOLI. Per la panchina intanto tornano disponibili sia Karsdorp che Schick. Per la prima volta, dunque, Di Francesco ha abbondanza di scelta in tutti i reparti: 23 convocati, non c’è un posto libero sulla lista. Tra i due convalescenti è più avanti Karsdorp, che si è allenato con maggiore continuità in settimana, mentre Schick ha pochi minuti nelle gambe e potrebbe essere una carta da giocare solo come terzo cambio.

Niente da fare invece per Cengiz Ünder. Il secondo stop allo stesso muscolo della stessa coscia, capitato ormai nove giorni fa, gli impone cautela prima di rimettersi a lavorare in gruppo. Di Francesco spera di recuperarlo per il Porto ma con soli quattro giorni di distanza è un esercizio di ottimismo. Ünder si è procurato una lesione al flessore contro il Torino il 19 gennaio e per colpa del nuovo infortunio deve pazientare ancora. Una vera disdetta per la Roma che in quel ruolo, ala destra, non ha una vera alternativa. Ci si sono adattati Perotti, El Shaarawy e soprattutto Zaniolo ma il titolare è un’altra cosa.

Un’altra risorsa da sfruttare a partita iniziata potrebbe essere Kluivert, del quale ieri l’Uefa ha pubblicato una breve intervista. «Esordire in Champions è stata la più grande emozione della mia carriera» ha detto, definendo poi De Rossi «il boss» e Zaniolo «il nuovo Totti».

STUDIO. Tra i vari espedienti tattici, negli ultimi giorni, Di Francesco ha insistito molto sui calci piazzati, ricordando l’evoluzione della partita d’andata: tutti e tre i gol sono venuti da una palla inattiva. Proprio grazie alla forza fisica la Roma spera di prevalere per tenere a distanza la Lazio dalla zona Champions e agganciare l’Inter, battuta ieri a Cagliari.

Si dice che la scorsa estate, quando le sirene da ogni parte d’Europa tentavano di ammaliare e sedurre Milinkovic, Simone Inzaghi sia andato dal presidente Lotito e dal ds Tare per chiedere un sacrificio: «Tratteniamo Sergej. Se rimane, possiamo continuare a lottare per la Champions League, altrimenti non entreremo tra le prime otto». L’allenatore della Lazio è stato accontentato, il “Sergente” è rimasto a Formello, con tanto di rinnovo a cifre da top player per il club biancoceleste. La corte della Juve era evaporata all’inizio di giugno, non si erano creati i presupposti perché Real Madrid e Manchester United sbancassero ad agosto.

MISTER 160 MILIONI. E a giudicare dalle continue parole d’amore del giocatore e del suo agente nei confronti della società che l’ha portato in Serie A, non è stato neanche così faticoso convincerlo a rinunciare a stipendi triplicati rispetto a quello percepito a Roma. Il suo procuratore Kezman e il ds Tare sono grandi amici, tra di loro c’è stima reciproca e comunione di intenti. Milinkovic è giovane, è un classe 1995, non ha fretta. Sa che ha tutta una carriera davanti a sé e oggi sta bene alla Lazio, dove ha trovato un ambiente perfetto per esaltarsi. Come accaduto l’anno scorso, quando insieme con Immobile è entrato nella storia del club, formando la coppia più prolifica di sempre con 41 reti complessive (29 Ciro, 12 Sergej). Per lui Lotito ha detto di aver rifiutato prima 110 milioni nella sessione di mercato dell’estate 2018. Poi, a gennaio, ha parlato addirittura di un’offerta da 160, anche questa rispedita al mittente. Cifre fuori mercato, forse anche un po’ gonfiate. Ma che certificano quale sia la valutazione stabilita per il centrocampista serbo, un calciatore moderno, capace di fare (bene) entrambe le fasi, abbinando una straordinaria potenza fisica a una grandissima qualità.
NEI DERBY. Inzaghi se lo gode, dopo un avvio di stagione un po’ complicato, lo sta ritrovando in tutto il suo splendore. In vista del derby gli avrà sicuramente chiesto una giocata delle sue. Un gol magari, ma anche un assist andrebbe benissimo. Perché quando si verifica almeno una di queste due condizioni, al termine dei 90 minuti è sempre la squadra biancoceleste a sorridere. E’ successo nella stracittadina della semifinale d’andata di Coppa Italia vinto 2-0 il 1° marzo 2017, quando ha segnato il provvisorio 1-0. Si è ripetuto nel ritorno, ad aprile, sbloccando di nuovo la partita e servendo a Immobile l’assist per il 2-1 che ha chiuso di fatto il discorso qualificazione (rendendo inutile il 3-2 finale per la Roma). E in quello di campionato vinto 3-1 poche settimane dopo, pur non riuscendo a segnare (sarebbe entrato nella storia, nessun giocatore della Lazio è mai riuscito a fare gol in tre derby consecutivi) ha avviato l’azione che ha portato alla rete del vantaggio di Keita.

OBIETTIVO. Milinkovic, insomma, sa come essere decisivo. Vuole riuscirci anche in questa, per recuperare il gap in classifica e riprendere la corsa verso un posto in Champions League. Lo deve a Inzaghi, che ha chiesto la sua permanenza proprio per puntare a quell’obiettivo. E se riuscisse a centrarlo, chissà. Magari pure la prossima estate le sirene di mercato in arrivo da ogni parte d’Europa potrebbero essere silenziate.

I riflettori si accenderanno e illumineranno la notte dell’Olimpico. Anche se Lazio-Roma, con la corsa Champions sullo sfondo (in teoria neanche in secondo piano) aggiunta alla rivalità cittadina, brillerebbe lo stesso di luce propria. Le stelle, quelle in campo, avranno il compito di completare lo spettacolo con le loro giocate. Di certo, la notturna aumenta il fascino della sfida e allunga la trepidante attesa, insieme alla possibilità di acquistare il biglietto nelle ultime ore. Sarà uno spettacolo, su questo non ci piove, lo garantisce la posta in palio. Lo show, per essere definito tale, deve rimanere sul rettangolo verde con le pedine scelte per l’occasione da Inzaghi e Di Francesco.
SICUREZZA. Non si deve rovinare una serata così. Lazio-Roma è considerata partita ad alta tensione, di “rischio 4”. Il Questore Esposito, al primo derby, dispiegherà circa mille agenti sul territorio per assicurare la sicurezza all’esterno dello stadio, dove è previsto l’arrivo di circa 50mila spettatori. Il lavoro di monitoraggio è già partito: controlli serrati, una bonifica scattata ieri nelle aree adiacenti l’Olimpico, dalle sponde del Tevere ai giardini di Piazza Mancini. C’è un rischio da non sottovalutare, relativo alle possibili infiltrazioni di tifoserie straniere gemellate con quelle di Lazio e Roma.
ATTESA. La Questura, tramite un comunicato diramato giovedì, ha indicato le strade interdette al traffico a partire dalle ore 18 (fino a cessate esigenze): Lungotevere Maresciallo Cadorna, Ponte Duca D’Aosta, Lungotevere Diaz nel tratto compreso tra Piazzale De Bosis e Largo Maresciallo Diaz (con cambio nel senso di marcia su Via Robilant), Lungotevere Oberdan e Lungotevere della Vittoria. Controlli nelle zone della movida, alle stazioni della metro e nelle piazze. Sei ore prima del match tutta la zona del Foro Italico diventerà pedonale. I cancelli dello stadio, invece, saranno aperti dalle 16.30.
MISURE. La speranza è che la notte sia filata liscia, senza disordini. Il timore è che le frizioni possano essere aumentate visto lo “spoiler” della Curva Nord, che nei giorni scorsi ha pubblicato un video svelando la scenografia della Sud. Il fischio d’inizio è vicino, si era ipotizzato l’anticipo alle 15, l’orario delle 20.30 è diventato definitivo con l’annuncio del Prefetto di Roma, Basilone. Previste aree di parcheggio delocalizzate: per i tifosi della Lazio Viale XXVII Olimpiade e Tor di Quinto, per quelli della Roma Piazzale Clodio e area Metro di Via Cipro. Confermate le ordinanze che vietano la vendita per asporto (fin da 3 ore prima e 2 ore dopo il termine dell’incontro) di bevande in bottiglia o in contenitori in vetro.
SPALTI. Serve un’impennata oggi per toccare le 50mila presenze. Ai 20mila abbonati biancocelesti si sono aggiunti 12mila tifosi che hanno acquistato il biglietto della stracittadina. Sponda romanista è stata raggiunta quota 14mila. Oltre 45mila anime a trepidare.

Il maxi dubbio Immobile, bomber-icona. Più gli altri dubbi: Bastos-Patric e Romulo-Marusic. Ciro è a rischio per problemi fisici. La scelta della catena di destra (centrale ed esterno) è legata a valutazioni fisiche e tattiche. Bastos ha chiuso con i crampi contro il Milan, aveva giocato mezzo infortunato, con un solo allenamento nelle gambe, era stato eroico. A destra si dovranno limitare le sgroppate di El Shaarawy. Simone ha provato Bastos e Patric ieri, li ha alternati accanto ad Acerbi e Radu (rientra dopo aver saltato la Coppa Italia per squalifica). L’angolano, martedì, ha limitato Suso, ma non era in giornata di grazia, è stato più lento del solito (anche perché arginato). El Shaarawy garantirà sprint, andrà sfidato alla stessa velocità. Patric può farlo. Simone tiene aperto il ballottaggio Romulo-Marusic per motivi simili. Il montenegrino non ha giocato martedì, è entrato negli ultimi minuti. Ha saltato l’allenamento di mercoledì per un dolore ad un ginocchio. Romulo, al di là dei tormenti di Marusic, ha fatto bene quando è stato impiegato: «Deciderò in base a chi mi darà più garanzie», ha detto ieri Simone. Gli uomini di destra, i prescelti, dovranno vedersela anche con Kolarov, non solo con El Shaarawy. La scelta è delicata, coinvolge valutazioni fisiche, tecniche, tattiche.

Gli indizi. A centrocampo resta da assegnare una maglia perché Parolo (nonostante la stanchezza), Leiva, Milinkovic e Lulic sono pronosticati ai loro posti. In avanti si attendono notizie da Immobile. Ieri è stato provato con Correa e con Caicedo. Se Ciro giocherà, in pole c’è il Tucu per assisterlo. Se non ce la farà, la coppia sarà composta da Correa e Caicedo. Non ci siamo dimenticati di Luis Alberto. E’ nell’elenco dei convalescenti, col Milan è entrato al 29’ del secondo tempo, non ha i 90 minuti nelle gambe, può aiutare in corsa. Luis frigge in panchina. Voleva esserci a Siviglia, non è stato portato in Spagna. Sperava di giocare col Milan, sogna il derby. Inzaghi, in conferenza, ha fatto capire che non è prontissimo: «Per Luis vale il discorso fatto per Immobile. Ha avuto problemi muscolari, è rientrato molto in fretta, si è allenato discretamente, non sta ancora benissimo. Martedì ha stretto i denti, ha giocato bene nel finale, si allena per mettersi alla pari. E’ da valutare». Inzaghi non può far altro che affidarsi agli scongiuri. Gli infortuni, il calendario intasato, ne sta vivendo di tutti i colori: «Anche io, come la Roma, avrei voluto sfruttare una settimana per preparare il derby. Ma i calendari vengono decisi prima. E siamo stati felici di giocare una semifinale di Coppa Italia. Dobbiamo recuperare energie, forze fisiche e mentali per giocare una grande partita». Un motto, una preghiera.

Trigoria è un bunker. In occasione del derby Di Francesco ha voluto massima riservatezza intorno alla squadra per cercare di mantenere top secret la formazione. Poco spazio intorno ai campi di allenamento anche per il fotografo e le telecamere della società. Il tecnico ha anche cambiato terreno di gioco in questi giorni. Giovedì ha scelto quello più lontano dagli uffici, nel giorno più importante per le esercitazioni tattiche. Ieri è tornato sul campo vicino al bar. Di Francesco ha concluso l’allenamento sotto la luce artificiale dei riflettori. Sia per abituare la squadra a giocare in notturna (saranno tutte di sera le prossime tre partite contro Lazio, Porto ed Empoli), sia perchè la squadra ieri è scesa in campo tardi, intorno alle 17,15, dopo quasi un’ora di addestramento tattico al video. Nell’ultimo allenamento il tecnico ha sempre provato il 4-3-3, con De Rossi da una parte e Nzonzi dall’altra. Il capitano sempre in squadra con Pellegrini (e spesso anche con Cristante) e Zaniolo esterno alto a destra. Manolas ha partecipato a tutto l’allenamento. Nella fase finale dell’allenamento di rifinitura molte esercitazioni sulle palle inattive (punizioni e calci d’angolo) sia in fase difensiva che in quella offensiva.

I giocatori sono rimasti in ritiro al termine dell’allenamento e lasceranno Trigoria oggi intorno alle 18,30 in pullman per andare all’Olimpico. La cena alle 20, organizzata dallo chef Luca, poi quasi tutti hanno visto la partita dell’Inter contro il Cagliari. Qualche sfida a biliardo o biliardino, poi ognuno nella sua camera nella foresteria ritrutturata la scorsa estate di Trigoria. In ritiro non è volata una mosca, massima concentrazione, poca voglia di scherzare. Nessun tifoso all’esterno del centro sportivo, come accadeva negli anni passati per caricare la squadra. Ieri c’era circa dieci giovani fan, uno proveniente dalla Basilicata e in cerca di autografi.

Questa mattina dopo la colazione è previsto il risveglio muscolare e un leggero allenamento sul campo. Poi il pranzo e una merenda leggera prima di andare allo stadio. Totti è rientrato dalla breve vacanza in montagna, è andato a sciare qualche giorno con la famiglia a Ortisei. Stasera sarà in tribuna all’Olimpico, per quella partita che sentiva e sente tantissimo. Pallotta seguirà il derby in tv dagli Stati Uniti, il suo ritorno a Roma dopo quasi un anno è previsto nei prossimi mesi, quando l’approvazione del progetto per lo stadio entrerà nel vivo.


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