Papà Franco, sempre con lui, spinge la carrozzina; mamma Rossella lo accarezza con lo sguardo, i fratelli Jennifer, 17, e Kevin 13, seguono il loro supereroe formato famiglia. È la prima uscita in città, dopo l’ospedale, l’inizio della riabilitazione, il ritorno in piscina per Manuel Bortuzzo, colpito da un proiettile alla spina dorsale da due malviventi il 3 febbraio scorso. Il 19enne triestino, da allora, è diventato un esempio di ottimismo e di coraggio. Per i medici oggi la sua paralisi dalla vita in giù è permanente, ma lui ribadisce: «Come mi vedo fra 10 anni? Spero in piedi». E aggiunge: «Per guardare avanti non bisogna guardare indietro.
C’è un problema logistico, ma sono quello di sempre. Potevo battere la testa e non essere più me stesso». Da poco si è anche rituffato in piscina, la sua passione: «Mi sono seduto sul murétto, ho messo le gambe in acqua e non ho sentito niente, nessuna sensazione di bagnato o di asciutto. Poi, piano piano, entrando in acqua con tutto il corpo mi sono sentito finalmente bagnato. Ho provato una grande emozione e una sensazione bellissima, a cui prima non davo peso perché mi sembrava normale». Cosa direbbe ai suoi aggressori, ora in carcere? «Nulla, forse riderei. Loro stanno bene dove sono, io sfido solo me stesso a migliorare ogni giorno».