Izzo, il maresciallo che all’epoca dei fatti, il 17 maggio 2005, comandava la stazione dei carabinieri di Ladispoli, la cittadina sul litorale laziale, in provincia di Roma, dove si è consumata la tragedia. Che le cose non tornassero fino in fondo è sempre stato lampante. Antonio Ciontoli, che sarebbe diventato suocero di Marco, infatti, ha cambiato numerose versioni su ciò che accadde quella notte. Prima ha detto che il colpo era partito per sbaglio. Poi che pensava che l’arma fosse scarica. Quindi ha aggiunto che voleva fargli uno scherzo. Tuttavia si è stabilito in sede di indagini che la pistola era difettosa, dunque andava caricata con una procedura complessa. Il colpo non può essere partito per sbaglio.
Ma ciò che ha colpito di più l’opinione pubblica e sconvolto Marina Conte, la mamma di Marco, sono le mosse successive allo sparo. Nessuno in casa Ciontoli ha chiamato i soccorsi e, quando lo hanno fatto, si sono inventati una caduta su un pettine, un malore, un colpo d’aria. In un interrogatorio, uno degli indagati dice addirittura che a Marco è stata data acqua con zucchero per guarirlo. Insomma, c’è tanto materiale a disposizione della Cassazione, cui spetta l’ultima parola in questa vicenda, per confermare i cinque anni di carcere inflitti a Ciontoli oppure ordinare un nuovo processo. I social sono invasi da migliaia di messaggi, tutti dello stesso tono: «Giustizia per Marco». Occorre attendere qualche mese.