Dopo l’intervento di Franco Di Mare, esplode una protesta di figure pubbliche contro la Rai: “Fate un esame di coscienza ogni tanto”



Durante una commovente intervista nel popolare show televisivo “Che Tempo Che Fa”, Franco Di Mare, noto giornalista italiano, ha condiviso con il pubblico la sua difficile battaglia contro il mesotelioma, un tumore spesso associato all’esposizione all’amianto. La malattia, ha spiegato Di Mare, è una conseguenza diretta dei suoi anni trascorsi come corrispondente di guerra, dove è stato esposto a innumerevoli pericoli, inclusa la polvere di amianto.



La rivelazione ha suscitato un’onda di sostegno e solidarietà da parte di colleghi, politici e utenti dei social media, molti dei quali hanno espresso ammirazione per il coraggio di Di Mare nel parlare apertamente del suo stato di salute. Sandro Ruotolo, senatore del Partito Democratico, ha manifestato pubblicamente la sua vicinanza con parole toccanti: “Caro Franco, sapevamo delle tue condizioni, ma non della gravità del tuo mesotelioma. La tua amarezza è anche la nostra.”

Le critiche non si sono limitate a messaggi di supporto, ma hanno anche puntato il dito contro la Rai, l’azienda per la quale Di Mare ha lavorato per molti anni. Il giornalista ha espresso delusione e rabbia per la mancanza di sostegno ricevuto dall’azienda, sottolineando come nemmeno le sue comunicazioni via email ricevessero risposta. Questa situazione ha scatenato un dibattito più ampio sul dovere delle aziende di proteggere e sostenere i propri dipendenti, specialmente quelli che affrontano gravi problemi di salute.

Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, e Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, sono stati tra i molti a offrire le loro condoglianze e supporto, evidenziando un sentimento di solidarietà che attraversa il panorama politico italiano.

La situazione di Di Mare ha anche sollevato questioni importanti riguardanti il ruolo dei media e la responsabilità sociale. Gaia Tortora, giornalista di La7, ha espressamente criticato la Rai per il trattamento riservato a Di Mare, chiedendo un cambiamento nell’atteggiamento dell’azienda nei confronti dei propri lavoratori, specialmente in casi di malattia grave.

La storia di Franco Di Mare non solo ha illuminato la sua personale lotta contro una malattia devastante ma ha anche aperto un dialogo essenziale sulla necessità di un maggior sostegno umano e professionale per coloro che dedicano la loro vita al giornalismo e all’informazione, spesso a rischio della propria salute. La comunità giornalistica e il pubblico continueranno a seguire da vicino il suo caso, sperando che porti a miglioramenti significativi nelle politiche di supporto ai dipendenti da parte delle grandi aziende, in particolare nei media.



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