Pensione e reddito di cittadinanza ultime notizie, come stanno le cose



Dopo tante chiacchiere, finalmente il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza sono realtà, grazie all’approvazione del decreto che contiene questa e anche tante altre misure pensionistica, avvenuta lo scorso 17 gennaio 2019.



Sono stati stabiliti i requisiti e le regole principali per poter beneficiare del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza. Il governo ha definito nello specifico il reddito di cittadinanza con una misura di reinserimento nel mondo del lavoro, che serve proprio ad integrare i redditi familiari. Effettivamente tra i principali obiettivi del reddito di cittadinanza, non possiamo non citare il fatto di poter migliorare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, aumentare l’occupazione e soprattutto contrattare le disuguaglianze e la povertà. Ci si chiede chi siano i beneficiari di questa misura e nello specifico, nel decreto si legge che questi saranno tutti coloro che si trovano a vivere al di sotto della soglia di povertà assoluta e che è nel nostro paese ammontano circa 5 milioni di persone.

Secondo alcune Stime, il 47% dei beneficiari sarà al Centro Nord, mentre il 53% al Sud e alle isole. Ovviamente per poter beneficiare del reddito di cittadinanza, sarà importante essere in possesso di determinati requisiti come essere cittadini italiani europei o lungo soggiornanti e risiedere nel nostro paese da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in via continuativa. Sarà necessario avere anche un ISEE che sia inferiore a €9360 annui ed un patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa di abitazione fino a €30.000 anni. Altro requisito sarà quello di avere un patrimonio finanziario che non superi i €6000, che può arrivare fino a 20.000 per le famiglie disabili. Secondo alcune stime, saranno circa 255 mila inutile familiari con disabili che riceveranno il reddito di cittadinanza.

Questa misura, inoltre, avrà la durata di 18 mesi e nello specifico entro i primi 12 mesi la prima offerta di lavoro potrà arrivare nel raggio di 100 km e nel caso in cui venisse Rifiutata, la seconda offerta potrà arrivare nel raggio di 250 km ed anche se viene Rifiutata, la terza potrà arrivare d tutta l’Italia. Una volta trascorso il primo anno, anche la prima offerta potrà arrivare fino a 250 km, mentre la terza potrebbe arrivare da qualsiasi altra regione italiana.

Infine dopo i 18 mesi,  tutte le offerte potranno arrivare dal territorio nazionale. Per le famiglie con persone con disabilità, tutte le offerte di lavoro non potranno superare i 250 km. Il reddito di cittadinanza si può richiedere direttamente presso l’ufficio postale e anche in via telematica oppure al CAF e sarà l’Inps a verificare se il richiedente è in possesso dei requisiti e nel caso in cui dovesse essere tutto nella norma, sarà erogato attraverso una prepagata di Poste Italiane che non si potrà utilizzare ad esempio per qualsiasi attività ludica, come il gioco d’azzardo. Al termine dell’ accettazione del reddito di cittadinanza, il beneficiario sarà contattato dai centri per l’impiego al fine di individuare il percorso di formazione o di reinserimento lavorativo da attuare.

Così l’Europa maltratta i suoi pensionati

Con l’euro lavoriamo qualche anno in più percependo poi pensioni che valgono come se avessimo lavorato qualche anno in meno. Se ne faccia una ragione Prodi, ma a 17 anni dalla sua introduzione questo è il solo risultato concreto, assoluto e veramente comunitario ottenuto con la moneta unica. Lo dicono i numeri, le statistiche, non ci inventiamo nulla, rispetto ai tempi delle divise nazionali ovunque in Europa si va in pensione più tardi e ovunque le pensioni si sono ristrette, in buona parte dei casi fino a ridursi ad assegni da fame. Gente che ha lavorato una vita, magari anche duramente, meritandosi una vecchiaia decorosa, ma per l’Europa questo non conta più di tanto, l’importante è il deficit, che tornino i decimali e che gli immigrati abbiano la loro connessione wi-fi. Che poi i nostri vecchi siano costretti a elemosinare e a mettersi in coda alla mensa dei poveri questi saranno ben affari loro. In Italia ad esempio le statistiche dicono che a gennaio del 2018 su un totale di quasi 18 milioni di pensioni del settore privato erogate dall’Inps il70%sono abbondantemente inferiori ai mille euro.

PEGGIO PER LE DONNE Certo, nel novero sono incluse anche le pensioni di natura assistenziale, ma se si tengono in considerazione solo quelle di natura previdenziale (14 milioni), almeno 5,5 milioni di queste sono al limite o sotto la soglia di povertà che nel 2018 era di circa 800 euro al mese. Per le donne va ancora peggio visto che secondo le stesse statistiche dell’ente previdenziale tra le pensionate la percentuali di assegni sotto i mille euro arriva addirittura all’86%. Dopo i tagli imposti dalla Troika in Grecia un terzo di coloro che si sono ritirati dal lavoro riceve un assegno mensile inferiore a 500 euro, mentre secondo i dati del ministero del Lavoro locale la pensione media è attualmente attestata attorno ai 700 euro. Ovviamente in Grecia la soglia di povertà è inferiore alla nostra, quasi la metà, ma non è che con 500 euro al mese si viva con dignità. Senza considerare che nel prossimo futuro la situazione sarà ancora peggiore visto che mancano ancora gli ultimi tagli imposti dai creditori.

Nella rampante Spagna, in termini di crescita, non è che le cose vadano molto meglio che da noi. Il ministero delle Finanze di Madrid calcola infatti che il 33% dei pensionati riceve un assegno inferiore alla soglia di povertà che per il Paese è stata fissata a 8200 euro l’anno, pari a 683 euro al mese. Si tratta di oltre tre milioni di anziani spagnoli che se la passano assai male, in particolare le donne la cui percentuale tra i pensionati poveri è del60%(1,9 milioni). La pensione media in Spagna è di 932 euro al mese che in rapporto alla soglia di povertà ci dà la fotografia di una situazione specifica che non è migliore di quella di Atene. Qualcuno potrebbe pensare che almeno nelle economie più forti e segnale cose vadano come dovrebbero, ma non è affatto così. Nella ricca Germania i pensionati sono perfino messi peggio che nei Paesi del sud Europa tanto che c’è da credere che le politiche previdenziali imposte da Bruxelles ai Paesi del cosiddetto gruppo dei “pigs” siano anche dovute alle pressioni di politici tedeschi che spesso hanno commentato cronacre di ne i presunti privilegi dei pensionati italiani o greci. Ecco i dati: quasi la metà dei pensionati tedeschi riceve meno di 800 euro al mese. In totale in Germania ci sono 8 milioni e 600 mila pensionati, cioè il 48% del totale, che non superano la soglia di povertà che è stata fissata a 960 euro.

SISTEMA FALLITO E il 62% del totale, oltre 11 milionidi pensionati, sopravvive con meno di mille euro. L’assegno medio si aggira attorno ai 1300 euro nell’Ovest e si abbassa a neanche 1100 all’est. Anche nella virtuosa Germania tra i pensionati al minimo la maggioranza sono le donne, il 63% del totale. La realtà è che se nemmeno in Germania dove non esistono problemi di conti gli anziani si possono godere una pensione appena decente vuol dire che qualcosa non funziona. Vuol dire che il sistemaEuropa, sociale, economico e perfino ideale, sta fallendo. Oè già fallito.



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