Olena Stasiuk, la 55enne che a Muggia (Trieste) ha ucciso il figlio di 9 anni, verrà trasferita dall’ospedale in cui è ricoverata a un istituto penitenziario dotato di una sezione psichiatrica. Non è ancora stato indicato quale sarà la struttura scelta, ma poiché in Friuli Venezia Giulia non esistono carceri con un’Atsm, l’articolazione dedicata alla tutela della salute mentale, il trasferimento avverrà sicuramente fuori regione.
La decisione è stata presa dal giudice Francesco Antoni dopo l’interrogatorio di garanzia, durante il quale la donna ha scelto di non rispondere alle domande. Secondo la perizia medico-psichiatrica disposta dal gip, Stasiuk non sarebbe compatibile con la detenzione ordinaria per l’elevato rischio di atti autolesivi. Come riportato dal quotidiano Il Piccolo, la donna avrebbe inoltre affermato che “Giovanni è al Burlo”, segno che potrebbe non rendersi conto di aver tolto la vita al figlio.
Il piccolo Giovanni era stato ucciso a coltellate il 12 novembre nella casa di famiglia. L’allarme era stato lanciato dal padre, che non riusciva a mettersi in contatto con loro. Il pubblico ministero, titolare dell’indagine per omicidio volontario aggravato, ha disposto anche un test tossicologico sul corpo del bambino per verificare l’eventuale somministrazione di sostanze che ne avrebbero potuto alterare lo stato psicofisico o ridurre la capacità di difendersi.
La madre era seguita da tempo dai servizi sociali, ma recentemente le era stato concesso di trascorrere periodi da sola con il figlio. In un video girato dal padre, Giovanni diceva di sentirsi meglio con lui e di non voler andare via con la madre. Più volte il bambino avrebbe espresso il disagio di stare con lei, come confermato anche dal parroco del paese, don Andrea Destradi. Il sacerdote ha raccontato che il padre aveva lasciato il figlio alla madre con riluttanza e che la sera del delitto l’uomo, disperato, cercava di rintracciarli al telefono, mentre l’omicidio era già avvenuto da ore nelle vicinanze.



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