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Vittorio Sgarbi confessa: “Depresso, ero sceso a 59 chili. Mi sposo con Sabrina Colle e a Evelina dico che non ho denaro”



Vittorio Sgarbi racconta la depressione e il dimagrimento a 59 chili, il ricovero al Gemelli, l’annuncio del matrimonio con Sabrina Colle a Venezia e la gestione del patrimonio nella Fondazione Cavallini-Sgarbi



Nel corso di una lunga intervista, il critico d’arte Vittorio Sgarbi ripercorre i mesi più difficili segnati dalla depressione, spiegando di essere arrivato a 59 chili e di aver affrontato un ricovero al Policlinico Gemelli con nutrizione parenterale, trattamento farmacologico e un progressivo ritorno all’alimentazione fino a 71 chili attuali. L’ex sottosegretario attribuisce l’origine del crollo alla fine dell’esperienza di governo, definita un’ingiustizia, sottolineando la mancanza di solidarietà politica in quella fase. Accanto a lui, in questi mesi, la compagna Sabrina Colle e la sorella Elisabetta Sgarbi, presenti durante la degenza e nel percorso di recupero.

Il racconto clinico è netto: “Non desideravo più nulla. Non avevo più voglia di vivere. E ho cominciato a rifiutare il cibo”, con conseguenze assimilabili all’anoressia, fino al primo ricovero di febbraio al Gemelli. Sgarbi riferisce di aver “scoperto che si dice parenterale” per l’alimentazione in flebo e di essere arrivato a “59 chili”, per poi risalire a “71” con l’assistenza medica e familiare. Il miglioramento è descritto come graduale ma concreto, con la ripresa dell’alimentazione autonoma e una prospettiva di recupero ancora lunga.

Sul versante personale, Sgarbi annuncia le nozze con Sabrina Colle a Venezia, nella chiesa della Madonna dell’Orto, luogo legato ai cicli pittorici del Tintoretto, rimarcando il ruolo della compagna nel sostegno quotidiano. La sorella Elisabetta viene menzionata per gli sforzi nel favorire il ritorno all’appetito durante la convalescenza, con episodi che hanno accompagnato il lento riavvicinamento al cibo. L’orizzonte familiare resta dunque un perno della fase di convalescenza e del futuro immediato, anche alla luce dell’annuncio del matrimonio.

Resta aperta la vicenda con la figlia Evelina Sgarbi, che ha chiesto la nomina di un amministratore di sostegno e ha criticato l’apparizione al seggio elettorale, definendola una “operazione strumentale” legata a esigenze processuali e d’immagine. Sgarbi replica: “Non ho capito bene perché l’abbia fatto, e che cosa voglia”, ribadendo la propria posizione sulla vicenda e sulla gestione della propria autonomia. La contrapposizione si è riflessa anche nei giorni della riapparizione pubblica al seggio nelle Marche, episodio al centro di valutazioni divergenti tra le parti.

Sul patrimonio artistico, Vittorio Sgarbi chiarisce di essersi “spossessato di tutto” e che la collezione – circa cinquecento opere – è attribuita alla Fondazione Cavallini-Sgarbi, con vincolo alla permanenza in Italia e non alienabile se non in blocco, ipotesi definita remota. La precisazione mira a separare la sfera personale dalla gestione dei beni culturali, incardinati in una struttura con finalità pubbliche e regole di inalienabilità che limitano le possibilità di vendita. La scelta di fondazione viene presentata come assetto ormai consolidato e funzionale alla tutela dell’insieme delle opere.



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