L’inchiesta sull’urbanistica a Milano si arricchisce di nuovi dettagli, con i pubblici ministeri che mettono in luce la figura di Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione paesaggio del Comune. Secondo gli atti dell’inchiesta, Marinoni avrebbe mostrato una “mancanza di indipendenza” e sarebbe stato suscettibile a pressioni da parte di figure chiave come il sindaco Beppe Sala, l’assessore Giancarlo Tancredi, il direttore generale Malangone, l’immobiliarista Manfredi Catella e l’architetto Stefano Boeri. Le accuse riguardano in particolare l’imputazione per induzione indebita a dare o promettere utilità nel contesto del controverso progetto del Pirellino, che ha visto coinvolti diversi attori.
Secondo la ricostruzione fornita dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, durante la vicenda legata al Pirellino, Marinoni si sarebbe confidato con Giacomo De Amicis, un altro membro della Commissione per il paesaggio. Nonostante entrambi avessero espresso riserve riguardo alla “Torre Botanica” progettata da Boeri, ritenendola “fortemente impattante, fuori contesto e incongrua” rispetto all’area circostante, hanno ceduto alle pressioni esercitate da Boeri, Catella e Tancredi, nonché a quelle mediate da Sala. Questo ha portato a un parere favorevole, malgrado le posizioni precedenti contrarie della Commissione nel 2023.
Nei documenti presentati, i pm indicano che il reato di induzione indebita è contestato non solo a Catella, Boeri, Tancredi e Marinoni, ma anche a De Amicis. È importante notare che il nome di Sala non è specificato in queste accuse, sebbene egli sia iscritto nel registro degli indagati senza informazioni di garanzia, e non sia citato nelle imputazioni relative all’induzione indebita e al falso. Tuttavia, emerge che gli inquirenti hanno acquisito chat tra Sala e Boeri, in cui il primo avrebbe ricevuto pressioni per garantire un parere favorevole sul progetto della Torre Botanica.
I pubblici ministeri sottolineano che l’obiettivo principale era quello di non scontentare Boeri e Catella, favorendo i loro interessi privati a discapito del bene pubblico. Questo comportamento ha portato a un “inquinamento della neutralità” della Commissione per il paesaggio, che opera sotto il mandato dell’amministrazione comunale, rappresentata proprio dal sindaco e dall’assessore.
In questo contesto, l’inchiesta ha sollevato interrogativi significativi sulla trasparenza e sull’integrità della gestione urbanistica a Milano. I pubblici ministeri continuano a raccogliere prove e testimonianze per chiarire il ruolo di ciascun indagato e l’impatto delle loro azioni sul processo decisionale riguardante il progetto del Pirellino e altri interventi urbanistici.
La situazione si complica ulteriormente con le recenti rivelazioni e le indagini in corso. La Commissione paesaggio, che dovrebbe garantire un equilibrio tra sviluppo urbano e tutela del patrimonio, si trova al centro di un caso che potrebbe avere ripercussioni significative sia per i suoi membri sia per l’amministrazione comunale. Le accuse di induzione indebita e di falso mettono in discussione la legittimità delle decisioni prese e la loro conformità alle normative vigenti.
Le autorità locali sono ora chiamate a rispondere alle accuse e a garantire che la gestione urbanistica della città sia condotta in modo etico e trasparente. Il caso del Pirellino rappresenta un punto cruciale nella lotta contro la corruzione e l’abuso di potere, temi che stanno guadagnando sempre più attenzione nel dibattito pubblico.



Add comment