Il cantautore Enrico Ruggeri è tornato a parlare della vicenda di Sergio Ramelli, lo studente milanese ucciso nel 1975, a cinquant’anni dalla sua morte. Durante un’intervista concessa al Giornale, Ruggeri ha rievocato il clima di quegli anni e le conseguenze che le sue parole e la sua partecipazione alle commemorazioni hanno avuto ancora oggi.
L’artista ha ricordato come tutto ebbe origine da un semplice elaborato scolastico. “Era un ragazzo che cinquant’anni fa in un liceo milanese scrisse un tema contro le Brigate rosse. Il tema venne appeso nella bacheca della scuola con sotto la scritta ‘questo è il tema di un fascista’”, ha dichiarato Ruggeri. Secondo la sua ricostruzione, pochi giorni dopo l’episodio, Ramelli, che non aveva ancora compiuto 17 anni, fu vittima di una violenta aggressione: “Pochi giorni dopo torna a casa e viene aggredito da un commando e ammazzato, in realtà morirà dopo quaranta giorni di agonia, a colpi di chiave inglese”.
La partecipazione del cantante alla recente commemorazione organizzata a Milano per i 50 anni dall’uccisione dello studente ha generato nuove polemiche. Ruggeri ha raccontato di essere stato travolto da critiche e insulti: “Ancora oggi ho ricevuto valanghe di insulti – ha raccontato – per avere partecipato alla commemorazione di un ragazzo di 17 anni ucciso a sprangate per un tema. Cinquant’anni dopo”.
Oltre alla memoria di Ramelli, Ruggeri ha affrontato il tema più ampio degli anni di piombo, un periodo che ha segnato profondamente la storia italiana. Lo ha fatto anche attraverso la scrittura, con il libro “Un gioco da ragazzi”, in cui racconta una vicenda ispirata a quel contesto storico. Nel volume, spiega, viene narrata “la storia di due fratelli educati al senso della giustizia dal padre. Ma i due intendono cose diverse per giustizia”.
I due personaggi principali, come ha chiarito lo stesso autore, intraprendono percorsi opposti, riflettendo la frattura politica e sociale di quegli anni: “Uno di loro si schiera con la parte che, almeno teoricamente, difendeva i deboli, quindi con la sinistra. L’altro fratello va in un liceo milanese nel quale la sinistra esercitava una dittatura del pensiero. Quindi il suo senso di giustizia viene canalizzato nell’opposizione a quello che a lui sembra un regime”.
Una contrapposizione che porta a esiti radicali e tragici: “Uno diventa un terrorista di sinistra e l’altro un terrorista di destra. Avranno una storia nella quale si inseriscono episodi veri, Ramelli, Fausto e Iaio, le bombe…”, ha aggiunto Ruggeri, spiegando come la narrativa intrecci fatti storici con elementi di invenzione.
Il cantautore ha inoltre sottolineato il ruolo della strage di Piazza Fontana, avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969, come momento di svolta nella storia del Paese. “Quel grande spartiacque che fu per l’Italia il 12 dicembre 1969”, ha detto, ricordando che proprio quell’episodio segnò la fine di un’epoca: “Fu allora, con la strage di Piazza Fontana a Milano, che finirono i festosi e gioiosi anni ’60, combinazione mancavano diciotto giorni al nuovo decennio, la bomba di piazza Fontana cambia la percezione del sociale. Da lì in poi si parte per una strada che non ha ritorno e io ho raccontato questo mondo in queste due storie parallele”.
L’intervento di Ruggeri si inserisce nel quadro delle numerose iniziative commemorative che hanno avuto luogo in questi mesi per ricordare la figura di Sergio Ramelli e il drammatico contesto storico in cui perse la vita. Il richiamo al libro “Un gioco da ragazzi” dimostra inoltre come l’artista abbia scelto di mantenere viva la memoria di quegli anni non solo attraverso la musica, ma anche con la letteratura, offrendo una riflessione articolata sulle contraddizioni e sulle tensioni che caratterizzarono quel periodo.
La vicenda di Ramelli, il ricordo di Ruggeri e i continui dibattiti che ne derivano testimoniano quanto gli anni di piombo siano ancora oggi una ferita aperta nella memoria collettiva italiana, capace di suscitare divisioni e riflessioni anche a mezzo secolo di distanza.



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