​​


Meloni e Schlein tra le immagini finite sul forum porno con migliaia di foto di donne sottratte online



Migliaia di fotografie di donne e ragazze, scattate spesso all’insaputa delle protagoniste, sono finite su un forum a carattere pornografico che negli ultimi giorni è stato al centro di diverse denunce. Le immagini, catturate in luoghi pubblici come strade, spiagge e supermercati, ma anche in contesti privati, sono state condivise in modo illecito e accompagnate da post a sfondo sessista. Nella piattaforma, che vantava centinaia di migliaia di utenti iscritti, sono comparse anche fotografie di figure istituzionali come la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, quest’ultima indicata con il soprannome “Ello”.



A far emergere il caso è stata l’influencer Anna Madaro, che con la sua denuncia ha spinto altre donne a verificare la presenza di loro immagini sulla piattaforma. Da quel momento numerose vittime hanno raccontato di aver scoperto i propri scatti diffusi senza consenso, con commenti volgari e sessualmente espliciti.

Tra le prime a intervenire pubblicamente c’è stata la consigliera comunale di Latina e vicesegretaria del Partito democratico del Lazio, Valeria Campagna, che ha raccontato la propria esperienza attraverso un messaggio diffuso sui social. “Ho scoperto che alcune mie foto sono state pubblicate su un forum online senza il mio consenso. Non solo immagini in costume, ma momenti della mia vita pubblica e privata. Sotto, commenti sessisti, volgari, violenti. Alcuni addirittura parlano di me dal vivo. Oggi sono schifata, arrabbiata, delusa. Ma non posso tacere. Perché questa storia non riguarda solo me. Riguarda tutte noi. Riguarda il nostro diritto di essere libere, rispettate, di vivere senza paura”.

La consigliera ha inoltre definito la vicenda un riflesso di una più ampia problematica sociale: “Dopo il gruppo Facebook ‘Mia moglie’, ecco un’altra piattaforma che vive violando la nostra libertà e dignità. Un sito che pubblica video e foto di donne senza permesso, lasciando spazio a centinaia di commenti violenti e predatori. Io la chiamo col suo nome: cultura dello stupro. Ho denunciato tutto alla Polizia. Invito chiunque si trovi nella mia stessa condizione a fare lo stesso: denunciare, segnalare, non restare in silenzio”.

Il forum, oltre a contenere immagini di donne comuni, presentava sezioni dedicate a personalità note del mondo politico e dello spettacolo. In un thread specifico, denominato “politiche arrapanti”, comparivano decine di esponenti di diversi schieramenti politici: da Mara Carfagna a Mariastella Gelmini, da Maria Elena Boschi a Chiara Appendino, passando per Susanna Ceccardi, Licia Ronzulli, Marianna Madia, Anna Maria Bernini e Daniela Santanché.

Anche l’eurodeputata del Partito democratico Alessandra Moretti ha confermato di essere stata vittima di questa pratica, spiegando di aver trovato in rete numerose immagini che la riguardano, risalenti anche a diversi anni fa. “Ci sono centinaia o migliaia di immagini, anche con i miei figli, raccolte dal 2014 in avanti da giornali o apparizioni in tv. Spesso zoomate su alcune parti fisiche. E con commenti carichi di violenza e oscenità”, ha dichiarato.

Moretti ha sottolineato l’importanza di denunciare simili episodi: “La denuncia è fondamentale. Non è una questione di bandiera. Vittime di queste forme di violenza sono tutte le donne, e magari nei prossimi giorni ne verranno fuori altre che appartengono a schieramenti politici diversi dal mio. In tutti i casi, deve essere una battaglia comune”.

L’eurodeputata ha inoltre invitato il governo a riconoscere la portata sociale del fenomeno, sottolineando la necessità di strumenti normativi e di controlli più stringenti per contrastare la diffusione non consensuale di materiale fotografico e audiovisivo online.

Il caso ha sollevato un acceso dibattito non solo tra le dirette interessate, ma anche nel mondo politico, dove si discute sull’urgenza di introdurre misure più severe contro la condivisione non autorizzata di contenuti. Le voci delle vittime, da Campagna a Moretti, hanno messo in luce come la questione non riguardi esclusivamente la privacy, ma coinvolga direttamente la dignità e la libertà delle donne.

L’emergere di piattaforme che basano la propria popolarità su contenuti rubati e su commenti sessisti rappresenta un fenomeno crescente, che tocca non solo figure pubbliche ma anche donne comuni, spesso esposte senza possibilità di difesa. Le denunce degli ultimi giorni hanno reso evidente la necessità di un intervento rapido e coordinato, capace di unire istituzioni, magistratura e società civile contro la diffusione di materiale che alimenta la cosiddetta “cultura dello stupro”.

La vicenda, partita da una segnalazione individuale, si è trasformata in un caso collettivo che ha coinvolto donne di diversi contesti, accomunate dalla stessa violazione. Una storia che oggi porta in primo piano la richiesta di sicurezza e rispetto, affinché la rete non diventi un luogo di violenza e sopraffazione, ma uno spazio tutelato per tutti.



Add comment