​​


Il progetto di inserire il Ponte sullo Stretto di Messina nelle spese militari Nato, sostenuto da Matteo Salvini, rischia di naufragare dopo l’alt degli Stati Uniti



Doccia fredda per il governo italiano e in particolare per il vicepremier Matteo Salvini: l’ipotesi di far rientrare i costi del Ponte sullo Stretto di Messina tra le spese militari Nato incontra la netta contrarietà di Washington. A sollevare il caso è stato l’ambasciatore americano presso l’Alleanza atlantica, Matthew Whitaker, intervenuto al Forum strategico di Bled, in Slovenia, dove ha avvertito i Paesi membri contro il rischio di utilizzare “contabilità creativa” per raggiungere il nuovo obiettivo Nato del 5% del Pil destinato alla difesa.



Secondo quanto riportato da Bloomberg, Whitaker ha dichiarato: “Ho avuto conversazioni anche oggi con alcuni Paesi che stanno adottando una visione molto ampia della spesa per la difesa”. Un avvertimento diretto non solo all’Italia ma anche ad altri Stati tentati di includere infrastrutture civili all’interno dei bilanci militari. L’ambasciatore ha precisato: “Non si tratta di ponti privi di valore strategico-militare. Non si tratta di scuole che in qualche immaginario mondo di fantasia sarebbero state utilizzate per qualche altro scopo militare”.

L’allusione al progetto del Ponte è stata interpretata come un chiaro messaggio a Roma, che aveva inserito l’opera tra le motivazioni di imperativo interesse pubblico nella relazione IROPI pubblicata lo scorso aprile. In quel documento, il governo sottolineava non solo l’utilità civile del Ponte ma anche il possibile impiego per la mobilità militare.

Il viceministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, in un intervento all’inizio di agosto, aveva rilanciato questa visione, affermando: “Non voglio invadere il campo di Giorgetti e Crosetto, saranno loro a decidere cosa rientra nell’aumento delle spese militari, è chiaro che può essere attraversato da qualsiasi mezzo, compresi mezzi di soccorso, con risparmio di tempo. Dio non voglia e non sia mai usato per questi motivi ma l’utilizzo per scopi non turistici e di lavoro e civili c’è. Il ponte può essere utilizzato per tutto quello per cui viene costruito”.

Il progetto definitivo del Ponte, del valore di almeno 13,5 miliardi di euro, ha recentemente ottenuto l’approvazione del Cipess, ma restano ancora da superare ostacoli fondamentali come il via libera della Commissione europea sulla deroga ambientale e il giudizio della Corte dei Conti. Inoltre, secondo diversi esperti, una eventuale classificazione dell’opera come infrastruttura militare imporrebbe una revisione completa del progetto. “Se sul ponte passano i treni è una cosa, se passano i carri armati è tutta un’altra storia”, ha spiegato il professor Domenico Marino in un’intervista a Fanpage.it.

Dalla parte dell’opposizione, il deputato Angelo Bonelli aveva già evidenziato le incongruenze del documento IROPI, sottolineando in un’interpellanza parlamentare che il Ponte non figura all’interno del Military Mobility Action Plan 2024 dell’Unione europea, nonostante quanto riportato dal governo. Anche l’ufficio Studi del Parlamento europeo, interpellato da Avs, ha confermato che l’opera non è mai stata inserita formalmente in quel piano.

Il monito americano appare dunque come un duro colpo per le ambizioni italiane. Per gli Stati Uniti, l’obiettivo del 5% del Pil richiesto dall’amministrazione Donald Trump deve essere raggiunto con spese chiaramente legate alla difesa, come armamenti, artiglieria e sistemi militari, e non con infrastrutture civili. “È fondamentale che l’impegno sia assunto con fermezza e si riferisca specificamente alla difesa e alle spese correlate”, ha ribadito Whitaker.

La questione riapre un dibattito che unisce temi economici, ambientali e geopolitici. Se il Ponte dovesse essere escluso dal conteggio Nato, il governo dovrà trovare altre voci di bilancio per raggiungere l’obiettivo fissato a livello internazionale, con il rischio di nuovi contrasti interni e di difficoltà politiche.

Al momento, il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina resta sospeso tra ambizioni infrastrutturali, tensioni ambientali e dispute internazionali, in attesa dei pareri definitivi e di chiarimenti sul suo reale inquadramento strategico.



Add comment