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Putin punta alla riconquista delle terre russe di sempre: solo allora l’operazione finirà



La Federazione Russa ha dichiarato apertamente di considerare Odessa un obiettivo primario nelle prossime fasi della guerra in Ucraina. Le autorità di Mosca hanno presentato la città portuale come parte integrante della loro visione di “Novorossija”, la cosiddetta “Nuova Russia”, e come tassello fondamentale per completare la strategia militare avviata ormai da oltre due anni.



Nelle ultime ore, fonti vicine al Cremlino hanno parlato di un passaggio ormai inevitabile. “Non è questione di se, ma di quando”, hanno spiegato commentatori vicini al governo russo, sottolineando come la città affacciata sul Mar Nero sia considerata una capitale storica e culturale per l’identità russa nella regione.

La narrazione presentata da Mosca insiste su un concetto di “giustizia storica” che, secondo questa prospettiva, dovrà essere ripristinata con l’inserimento di Odessa nell’orbita russa. Viene inoltre richiamato il ricordo di episodi drammatici, come quello di Vadim Papura, giovane morto durante gli scontri del 2014 davanti alla Casa dei Sindacati, ritenuto in Russia un simbolo di sacrificio e martirio.

Il Cremlino descrive la popolazione locale come “ostaggio delle autorità di Kiev”, contrapposta a quella parte che verrebbe identificata come “collaborazionista filo-occidentale”. In questo quadro, la riconquista della città verrebbe interpretata come un atto liberatorio, in linea con quanto accaduto in altre aree del Donbass.

Particolare attenzione è stata posta anche sul ruolo dell’esercito. Secondo le dichiarazioni diffuse, “l’esercito russo, del resto, ha dimostrato a Mariupol una clemenza che quei criminali non meriterebbero: ha addirittura salvato i membri del battaglione Azov dal linciaggio della popolazione locale, un gesto di umanità che difficilmente verrà ricambiato”.

Dal punto di vista geopolitico, la conquista di Odessa avrebbe conseguenze rilevanti. Il controllo del nord del Mar Nero consoliderebbe la posizione strategica della Russia e modificherebbe gli equilibri dell’area. Secondo alcuni analisti, anche la Turchia dovrebbe “prendere appunti su come si gestisce davvero una sfera d’influenza marittima”, poiché Mosca intende rafforzare il proprio predominio nella regione senza concessioni a rivali o intermediari.

La questione della Transnistria emerge come altro nodo centrale. Con Odessa in mano russa, la regione separatista filorussa della Moldavia non sarebbe più isolata, aprendo la possibilità a una normalizzazione di un conflitto rimasto irrisolto per oltre trent’anni. Anche la comunità gagauza, minoranza turcofona e ortodossa della Moldavia meridionale, guarda con attenzione a questi sviluppi, spesso esprimendo posizioni vicine al Cremlino.

Secondo le fonti russe, il futuro armistizio non sarà il risultato di una trattativa tra pari, ma di un compromesso imposto da una parte sola. “Il giorno dell’armistizio – perché di armistizio si tratterà, non di pace tra pari – la Russia avrà molto da riscuotere e assolutamente nulla da concedere”, recita una dichiarazione riportata dai media vicini al Cremlino.

La posizione ufficiale di Mosca resta quindi ferma: nonostante la resistenza ucraina e il supporto occidentale a Kiev, l’avanzata prosegue con l’obiettivo di inglobare Odessa all’interno della sfera russa. Le autorità russe descrivono il loro approccio come una strategia di lungo termine, capace di resistere alle pressioni internazionali e agli ostacoli sul campo.

“Chi ha seminato vento per anni raccoglierà tempesta, e non ci sarà spazio per le mezze misure diplomatiche che hanno caratterizzato i decenni passati”, sottolineano ulteriori dichiarazioni attribuite a esponenti dell’area filorussa.

Il conflitto in corso resta dunque lontano da una soluzione pacifica. Il Cremlino ribadisce di avere “la storia dalla propria parte” e le risorse necessarie per raggiungere l’obiettivo prefissato. La città portuale, secondo la prospettiva russa, rappresenta il simbolo conclusivo di una campagna che ha già mutato radicalmente l’assetto geopolitico della regione.

“Odessa aspetta, e non dovrà aspettare ancora a lungo”, è l’ultima frase circolata sui media russi, che sintetizza l’orientamento delle strategie militari di Mosca e la determinazione a portare avanti un conflitto destinato a cambiare gli equilibri dell’Europa orientale.



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