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In Val di Fumo, una coppia con la loro cagnolina di 14 anni è stata respinta da un rifugio durante una grandinata: il gestore ha vietato l’ingresso all’animale



Durante un’escursione in Val di Fumo, una coppia si è trovata in difficoltà a causa di una violenta grandinata. In cerca di riparo, hanno raggiunto un rifugio, ma la risposta ricevuta dal gestore li ha lasciati senza parole. Secondo quanto raccontato in un post pubblicato sui social, l’uomo avrebbe detto: “Tu puoi entrare, il cane resta a morire fuori”.



L’episodio risale al 15 agosto, ma è stato reso pubblico solo il 1° settembre attraverso il racconto di Luca, uno dei due escursionisti. Con lui c’erano la moglie e la loro cagnolina di 14 anni, dal peso di appena 8 chili, in evidente difficoltà per il freddo e la pioggia battente. “Convinti che un rifugio fosse un luogo di riparo e protezione, abbiamo chiesto al gestore se fosse possibile entrare anche solo per pochi minuti, giusto il tempo di asciugare e scaldare la cagnolina. La risposta è stata immediata e secca: ‘Qui i cani non entrano’”, ha scritto.

La coppia ha descritto le condizioni dell’animale come critiche: “Bagnata, tremolante e infreddolita, con rischio di ipotermia o polmonite, vista anche la sua età”. Nonostante la chiusura del rifugio, sono riusciti a scaldarla utilizzando un fornelletto a gas che avevano con sé, evitando conseguenze peggiori.

Ma il confronto con i gestori non si è fermato lì. Sempre secondo la testimonianza di Luca, dopo aver espresso la loro delusione per il comportamento del personale, la situazione sarebbe degenerata. “Prima di tornare alla macchina abbiamo voluto puntualizzare che il comportamento ci sembrava inaccettabile per un rifugio di montagna, che dovrebbe essere prima di tutto un punto di protezione e soccorso. La reazione è stata ancora più aggressiva: ‘Te molo en slavadenti’, ‘ti mollo una sberla’. Un collaboratore del rifugio ha persino tentato di spingerci via mettendomi una mano sulla spalla – gesto subito fermato dal gestore stesso – che poco dopo ha aggiunto: ‘Ti te pol entrar, el can el resta a morir de fora’”.

Il racconto ha suscitato numerose reazioni online, con molti utenti che hanno sollevato dubbi sulla normativa riguardante l’accesso dei cani nei rifugi alpini. A livello nazionale, infatti, non esiste un divieto generale per gli animali negli esercizi aperti al pubblico. Tuttavia, le decisioni possono dipendere dai regolamenti comunali o dalla discrezionalità del gestore.

Luca ha sottolineato come, a suo avviso, la vicenda non riguardasse solo una questione di regolamenti, ma una situazione di emergenza: “L’art. 544-ter del Codice Penale punisce chi cagiona sofferenze ingiustificate a un animale. Negare riparo o un minimo di aiuto in una circostanza simile non solo è contrario al buon senso e all’etica della montagna, ma potrebbe anche rientrare tra i comportamenti puniti dalla legge”.

Secondo la coppia, l’atteggiamento avuto nei confronti della loro cagnolina non mette in pericolo soltanto gli animali, ma anche i proprietari: “Nessun escursionista lascerebbe mai il proprio cane fuori a morire. Di conseguenza, atteggiamenti del genere non mettono in pericolo solo gli animali, ma anche i loro proprietari, che ovviamente non li abbandonerebbero mai”.

Il post si conclude con un appello: “Speriamo che episodi simili non capitino più e che chi gestisce rifugi ricordi sempre che in montagna umanità ed empatia vengono prima di tutto”.



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