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La mamma di Carlo Acutis prima della canonizzazione: “Ecco il kit della sua santità”



Siamo davvero su di giri per domenica, guarda. Gesù sta facendo cose incredibili grazie a Carlo, nostro figlio, non sto scherzando. Antonia Salzano – sì, la mamma del beato Carlo Acutis – praticamente non riesce a contenere l’emozione, e come biasimarla? Domani, in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV lo proclamerà santo insieme a Piergiorgio Frassati. Cioè, roba che non capita tutti i giorni. “Stiamo aspettando questo momento gigante,” dice Antonia, “è la ciliegina sulla torta di un percorso che, come famiglia, ci ha risucchiati dentro anima e corpo.” Carlo ha fan ovunque, e questo significa doversi destreggiare con gente che parla tutte le lingue possibili – una babele, praticamente.



Carlo Acutis, per chi si fosse perso qualche puntata, è nato a Londra il 3 maggio ’91. Oggi avrebbe spento trentaquattro candeline, ma se n’è andato troppo presto, a quindici anni, stroncato da una leucemia fulminante il 12 ottobre 2006. Papa Francesco lo ha beatificato nel 2020 e da domani, bum, santo. Carlo non era uno qualunque: era fissato con l’Eucarestia, la chiamava “la mia autostrada per il cielo.” Non proprio la roba che senti dire al bar, insomma.

Antonia, in un video del Santuario della Spogliazione di Assisi (dove riposa Carlo), non smette di parlare del figlio e di come vivesse con Gesù al centro di tutto. “Col suo esempio, Carlo invita tutti a coltivare quella scintilla di santità che abbiamo dentro. Il suo ‘kit’ per diventare santi? Sacramenti, messa pure nei giorni feriali – mica solo la domenica, rosario ogni santo giorno (gioco di parole voluto), leggere la Parola, pregare e fare del bene.” Semplice, no? Come montare una libreria dell’Ikea… solo più impegnativo.

A Piazza San Pietro è tutto apparecchiato per l’evento di domani. La questura di Roma ha tirato fuori il piano sicurezza deluxe: controlli, metal detector, droni che volano come nei film, strade chiuse, parcheggi off limits… insomma, zona blindata.

Antonia si domanda spesso come mai Carlo sia così amato. “Semplice: aveva Gesù nel cuore. Si percepisce ancora adesso, questa sua fede viva. Andava a messa ogni giorno, adorazione eucaristica, rosario – non saltava un colpo. Il segreto? Dio sempre al primo posto, amarLo sopra tutto e voler bene agli altri come a se stessi. Questa è una santità che tutti possiamo raggiungere, una specie di superpotere della speranza. Se apri il cuore a Cristo, anche la vita più normale diventa qualcosa di unico, parola di mamma.”

Ecco, Carlo era uno normale che ha fatto cose fuori dal comune, semplicemente mettendo Dio al centro. Non serve la mantella per essere santi, a quanto pare.



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