​​


Borseggiatrice con 60 denunce liberata: la sentenza che fa infuriare gli italiani



A Venezia ormai la conoscono tutti: “Shakira”. No, non la cantante – questa qui è la regina delle borseggiatrici, roba da film se non fosse tutto vero. Ha vent’anni, ma già alle spalle una collezione di procedimenti penali che manco un boss di Gomorra: oltre sessanta, tanto per gradire. L’ultima trovata? È stata beccata ad agosto, mentre sgattaiolava tra le calli come se niente fosse, nonostante un divieto di mettere piede in laguna. A pizzicarla sono stati i famosi “cittadini non distratti” – quelli che ormai in città fanno più pattugliamento della polizia. Lei, ovviamente, è finita davanti al giudice, che l’ha condannata a un anno. Poi? Subito fuori. E via, il solito polverone su leggi inefficaci, prevenzione che non previene niente e politici che fanno la gara a chi urla di più.



Il suo nome vero resta un mistero – i giornali si limitano a chiamarla “Shakira”. Nata a Roma ma con radici bosniache, già da ragazzina si infilava tra bande di borseggiatori, imparando l’arte del borseggio come altri imparano a suonare la chitarra. A vent’anni, una sessantina di fascicoli. La maggior parte? Roba da fogli di via e violazioni di divieti. I residenti di Venezia ormai la riconoscono al volo, le forze dell’ordine pure. È diventata il simbolo di quanto sia difficile tenere sotto controllo i borseggi in una città che vive di turisti distratti.

La procura voleva un anno e mezzo, la giudice Michela Rizzi si è fermata a un anno – e neanche definitivo. Tradotto: niente galera vera, Shakira di nuovo libera con l’ennesimo foglio di via, questa volta sotto il famoso decreto Caivano. E come da copione, la città e i social si sono scatenati: tra chi urla allo scandalo e chi ormai ci ha fatto l’abitudine.

Il bello – o il brutto, dipende dai punti di vista – è che la legge (grazie alla riforma Cartabia) ora permette il processo solo se la vittima denuncia. Risultato? Se non c’è querela, tanti saluti: chi viene beccato a rubare spesso esce dopo due ore. Monica Poli, la consigliera-icona dei video anti-borseggi, lo ripete da mesi: i cittadini fanno la ronda, ma le bande continuano a spadroneggiare. E occhio, perché adesso c’è pure il rischio che chi ferma un borseggiatore venga denunciato per violenza privata. Cioè, ti ritrovi sul banco degli imputati solo per aver difeso il portafogli.

A Venezia, tra minorenni, donne, uomini “scudo” e vedette, il giro è una macchina ben oliata. I “non distratti” fanno quello che possono, ma non sempre basta. E Shakira? Beh, la storia non è mica finita. La difesa ha già chiesto il rinvio, la partita è ancora aperta. Nel frattempo, altro divieto di dimora. Ma chi scommette che resterà fuori dalla laguna? Io, onestamente, no. Intanto si continua a parlare di cambiare le leggi – ché qui, più che giustizia, sembra il gioco dell’oca: torni sempre al punto di partenza.



Add comment