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Sinner dopo la sconfitta con Alcaraz agli US Open: “Ho dato tutto, non potevo fare di più”



Sinner, niente peli sulla lingua dopo la batosta in finale agli US Open contro Alcaraz: “Carlos oggi ha giocato meglio, punto. Sei stato il migliore, goditela. Io… boh, ho fatto quello che potevo, più di così non c’era verso.” In meno di tre ore, lo spagnolo gli ha portato via tutto: coppa, titolo, e pure lo scettro da numero uno del mondo che Jannik si teneva stretto da più di un anno. Il tabellone racconta tutto, senza bisogno di troppe parole: primo set buttato 6-2, il secondo lo strappa 6-3, poi crolla di nuovo 6-1, e nel quarto… lotta, ma finisce 6-4 per Carlos. Insomma, la frittata è fatta.



Dopo il match, Sinner ci mette la faccia: “Oggi più di così non potevo fare.” Fine della storia.

La stagione è finita, e si vede che Jannik è arrivato col serbatoio vuoto. Saluta tutti dal suo angolo, ringrazia la squadra: “Grazie per il sostegno e per capirmi, sappiamo tutti la fatica che c’è dietro. Stagione pazzesca, palcoscenici grossi, partite da urlo. Sono felice di condividere tutto questo con voi, la mia famiglia a casa, la gente che amo, gli amici.” Poi la confessione che sa tanto di resa: “Ho dato tutto, oggi. Davvero, non avevo altro.”


Durante la partita, c’è stato pure quel momento in cui Sinner ha sbattuto la racchetta a terra, bestemmiando e sbuffando come uno che non ne può più. Altro che poker face: in faccia aveva scritto “ansia”. Bloccato, fuori fase, proprio non ci stava dentro.

E Alcaraz? Un robot, una furia. Dall’altra parte della rete sbaglia niente, vede tutto, sembra che giochi a tennis con i superpoteri. Dritto, rovescio, palla corta, pallonetto, passante: tutto perfetto. Accelerate che fanno paura, servizio senza sbavature, smorzate chirurgiche. E la differenza di condizione fisica? Si vedeva a occhio nudo: Carlos era una macchina, Jannik sembrava con le ruote sgonfie, fermo a fondo campo, quasi intimorito ad avanzare.

Sinner ci prova ad aggrapparsi alle sue certezze, ma niente, non basta. C’è quel gesto con pollice e indice, come a dire “per un pelo”, ma la palla finisce fuori ogni volta. La sua partita è tutta lì: non trova mai la chiave, si arrangia come può, ma dall’altra parte c’è uno che non ti regala proprio nulla. Sinner di errori ne ha fatti, pure troppi: quattro doppi falli, mentre Alcaraz piazza ace come se piovesse, e i break li soffia con la mano leggera. Si prende gli US Open, mette fine al regno di Sinner e si siede sul trono. Ora il numero uno è lui, e c’è poco altro da aggiungere.

Se ti aspettavi il lieto fine, oggi era meglio cambiare canale.



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