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Missione compiuta… ma contro me stesso



Uscendo da quella stanza di motel, con ancora nel cuore il brivido del proibito, mi sentii gelare il sangue. Lì, davanti all’ingresso, era parcheggiata l’auto di mio suocero. Il nodo in gola fu immediato, stretto, quasi soffocante. Mi attraversarono ondate confuse di panico, rabbia e paura. Possibile che fosse proprio lì? E se mi avesse visto con lei?



Non esitai nemmeno un attimo: inventai una scusa vaga, rimandai l’incontro con la mia amante e la lasciai andar via delusa, trascinando dietro di sé tutta la mia voglia di leggerezza. Io, invece, rimasi intrappolato in un vortice di tensione.

Quando raggiunsi la mia macchina, i pensieri ruggivano come belve. Rabbioso, frustrato, incapace di sopportare quel miscuglio di emozioni, mi avventai contro l’auto di mio suocero e, con un gesto violento, spaccai i suoi due specchietti esterni. Fu come liberare in un colpo tutta l’ansia e la disperazione accumulate. Per un attimo mi sentii perfino vittorioso, quasi fiero.

Il giorno dopo mi presentai da lui, pronto a “confessare” con ironico orgoglio la bravata, aspettandomi un’esplosione di rabbia, un’accusa, un confronto diretto. Ma quello che accadde mi lasciò attonito.

Mio suocero era irritato, sì, ma per un motivo che non avrei mai immaginato. Con voce ruvida mi disse che l’auto in realtà non era la sua, ma quella che aveva preso in prestito da sua moglie. Era stata lei a restituirla, già danneggiata, senza uno specchietto.

Rimasi pietrificato. Sentii il mondo crollarmi addosso, come se qualcuno mi avesse schiaffeggiato in pieno viso. Nella mia testa avevo costruito un intero dramma, avevo creduto di aver agito con ingegno per cavarmela, e invece non c’era nessun nemico da sconfiggere, nessuna verità da nascondere. C’ero solo io, con la mia rabbia cieca e un gesto impulsivo che aveva creato un problema inutile.

Fu un momento grottesco e paradossale. Io, convinto di aver giocato d’astuzia, mi ero solo infilato da solo in un ginepraio ridicolo. L’umorismo involontario della situazione era talmente assurdo da lasciarmi senza parole.

In quell’istante compresi con chiarezza che a volte la vita si diverte a ridicolizzare le nostre paure e a trasformare le tragedie che immaginiamo in buffonate da raccontare. E allora, amaramente, mi scappò una risata. Una risata amara, certo, ma vera.



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