Allora, guarda, le ultime dichiarazioni di Laura Boldrini sugli immigrati (e la solita bordata che s’è beccata da Salvini) hanno acceso di nuovo la miccia. È andata in TV, faccia dritta, e ha puntato il dito contro il “Capitano”, accusandolo senza troppi giri di parole di starle addosso con una campagna diffamatoria, pure bella tosta.
“Quando Salvini, per anni eh, infilava il mio nome vicino a quello dei criminali, ogni volta che un migrante faceva qualcosa di brutto, ci appiccicava sotto la solita etichetta ‘risorse boldriniane’ – come se fossi io il burattinaio – sta facendo una cosa folle, una vera e propria violenza politica. E io con certi personaggi non c’entro proprio nulla,” ha sparato Boldrini in diretta.
Non le manda certo a dire, eh. Insomma, la fa lunga ma il succo è quello: il solito gioco sporco delle associazioni forzate, ogni volta un episodio di cronaca, giù col meme, giù con #risorseboldriniane e la gente giù di tastiera.
Stavolta la Boldrini lo dice chiaramente che quella è una macchina del fango bella consolidata: secondo lei Salvini ha creato un assurdo collegamento tra la sua faccia e certi reati solo perché ci ficca dentro i migranti. E quello lì, dice lei, mica solo rovina il dibattito: surriscalda l’odio, punto.
“Sono diventata la madrina dei migranti nella narrazione salviniana e quindi, seguendo la logica distorta, anche corresponsabile di ogni crimine. Tutto serve solo a delegittimare le mie idee e zittire chi la pensa come me sui diritti umani.” Così, papale papale.
La verità? È roba che si trascina da secoli ormai. Salvini non ha mai perso l’occasione, specie sui social, per ripiazzare il suo hashtag feticcio ogni volta che succede qualche casino con stranieri protagonisti.
Vabbè, la vera bolgia però si è vista online, come sempre. Social in fiamme: pro e contro, flame, meme, insulti, applausi, la solita fiera del commento facile. Sotto video e post era un vorticare di solidarietà (“brava Laura, resisti alle minacce”), ma pure accuse del tipo “censuratrice della libertà d’opinione” o “mamma del buonismo”.
C’è chi, giustamente, le ricorda minacce vere subite negli anni, e chi invece si lancia nella danza della polemica: “Boldrini vuole solo mettere il bavaglio, #risorseboldriniane è ironia, smettila di frignare”. Le solite due Italie. Intanto Salvini fa scena muta: niente risposta diretta, lui preferisce rilanciare video sulla sicurezza e l’immigrazione, sorvolando proprio su Boldrini. Funziona, almeno per la sua bolla.
I più feroci tra i leghisti hanno rispolverato vecchi post, ricette già viste: “La sinistra ci ha riempito di delinquenti”, e via andare con battute e sarcasmi sull’ennesima indignazione. C’è persino chi le rinfaccia di stupirsi adesso della durezza dello scontro politico, come se prima vivesse su Marte.
Alla fine, cosa rimane? Semplice: ancora uno scontro simbolico, uno di quei drammoni tutti italiani sulla faccenda migranti. Da una parte c’è il coro che dice “la destra criminalizza tutto e tutti, sparge odio”. Dall’altra, “voi buonisti della sinistra ignorate i problemi veri, siete ciechi davanti all’illegalità”. Fiato alle trombe.
Ormai è una guerra di slogan, spezzoni video, accuse reciproche e nessuna soluzione all’orizzonte. Ogni parola pesata, ogni storia usata per infilzare l’avversario. La Boldrini e Salvini sono solo le due facce di una partita che nemmeno si vince più sui fatti, ormai naviga tra suggestioni e propaganda. E lì, sui social, il caos: ogni giorno è un’arena diversa, un nuovo round, sempre la stessa storia. Il problema, intanto, resta lì. Ma chi lo ascolta più?



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