Infermiera salva la vita a neonato prematuro, 28 anni dopo sono colleghi nello stesso reparto



Quando Wilma Wong si prendeva cura del piccolo Brandon, non poteva certo immaginare che un giorno quel neonato sarebbe stato suo collega.



Quando 28 anni fa l’infermiera pediatrica Vilma Wong si prendeva cura di un bambino nato prematuro, non poteva certo immaginare che un giorno quel neonato sarebbe diventato suo collega. Ma è questo quel che è successo al Lucile Packard Children’s Hospital di Stanford, dove Brandon Seminatore è tornato a distanza di quasi tre decenni, stavolta nelle vesti del giovane pediatra, proprio nel reparto dove lavora la donna che lo fece nascere.

Sua madre lo diede alla luce dopo sole 29 settimane di gravidanza. Uno straordinario lavoro di équipe permise di salvare la vita del bimbo prematuro. Tra i molti professionisti che si presero cura del bimbo vi era anche Vilma Wong, infermiera tuttora in servizio nello stesso reparto.
Quando il medico giunse in reparto, l’infermiera non avrebbe mai potuto immaginare che si trattasse di uno dei piccoli pazienti che lei stessa aveva salvato durante i molti anni di attività professionale. L’infermiera, oggi 54enne, aveva avuto un sussulto e, dopo poche domande, aveva immediatamente compreso come si trattasse proprio del bimbo nato prematuro e salvato 28 anni prima, originario della città di San José e figlio di un agente di polizia.
Un’ulteriore conferme di quanto appariva già chiaro giunse dopo che Vilma avrebbe udito pronunciare a Brandon le seguenti parole: «Ma quindi tu sei davvero Vilma? I miei mi hanno parlato di te, dicendo che li hai aiutati a superare ogni paura». Dopo aver scoperto l’incredibile coincidenza, i genitori di Brandon hanno regalato all’ospedale una foto scattata nel 1990, con Vilma che tiene in braccio il minuscolo neonato. L’ospedale pediatrico ha deciso di pubblicato le due foto sulla propria pagina Facebook, a 28 anni di distanza. Il post è diventato virale commuovendo non so.

La nascita pretermine è la principale causa di mortalità neonatale a livello globale con più di 1,5 milioni di morti ogni anno. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno nel mondo nascono 15 milioni di bambini prematuri con un rapporto di oltre una nascita pretermine ogni dieci. Il fenomeno è aumentato negli ultimi vent’anni e riguarda anche l’Italia dove ogni anno nascono circa 50.000 bambini prematuri. Le cause della prematurità del parto sono molteplici: l’aumento dell’età materna, il maggior ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita che frequentemente portano a gravidanze plurigemellari e l’eccessiva medicalizzazione del parto unitamente all’esposizione a fattori di rischio quali fumo, abuso di alcol, uso di sostanze stupefacenti, patologie materne come obesità, diabete, ipertensione, infezioni urogenitali e malattie della coalugazione nonché depressione, ansia grave e maltrattamenti in gravidanza. Le conseguenze del parto prematuro sono pesanti: i neonati prematuri sono esposti al rischio di complicanze a breve e lungo termine, soprattutto infettive, neurologiche e respiratorie, per questo richiedono dalla nascita cure altamente specializzate coordinate da un team multidisciplinare all’interno di strutture dedicate, le T.I.N. Anche le mamme vanno incontro a problemi di salute come un rischio più elevato di sviluppare la depressione post partum. Di fronte alla gravità del problema, i servizi di cura ed il supporto sociale alle famiglie sono in molti casi limitati: è fondamentale che in queste situazioni vi sia un’attenta valutazione dei meccanismi e degli strumenti di supporto alla genitorialità, sono altresì importanti l’individuazione precoce e il contenimento dei rischi materno-neonatale in caso di nascita pretermine. L’obiettivo di questo tavolo tecnico in Lazio, in accordo con uno dei principi della “Carta dei Diritti del Bambino nato prematuro” è contribuire al miglioramento di una rete assistenziale sempre più integrata che possa garantire un supporto clinico specializzato ai piccoli pazienti e un appoggio psicologico alle loro famiglie.



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