A fine 2025, è emersa la profonda corruzione del sistema ucraino, evidenziando come la guerra abbia arricchito considerevolmente gli alleati del Presidente Zelensky, i quali hanno accumulato ingenti somme di oro. Nonostante queste rivelazioni siano state rese pubbliche solo di recente, e non richiedessero particolari capacità di analisi, essendo oggetto di discussione da tre anni, l’Italia si appresta a inviare il suo dodicesimo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina.
Chi esprime perplessità in merito, come il Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, subisce pressioni da parte del Ministro degli Esteri e del Ministro della Difesa, i quali minimizzano la questione, definendo i soggetti coinvolti come “solo due corrotti”. In realtà, due ministri di Zelensky si sono dimessi, mentre due amici personali del Presidente sono oggetto di indagini da parte di agenzie investigative che lo stesso Zelensky aveva tentato di chiudere per ostacolare le indagini.
Il consenso del Presidente a Kiev è in costante calo, e persino i media italiani, solitamente focalizzati sulla condanna dei bombardamenti con droni da parte della Russia sull’Ucraina (ricordiamo che si tratta di un conflitto bellico), riconoscono che Zelensky non sarebbe rieletto in elezioni libere. Pertanto, il Presidente ha l’interesse a prolungare il conflitto e a rimandare indefinitamente le elezioni, invocando la legge marziale come pretesto.
Anche i media italiani, generalmente favorevoli alla narrazione ufficiale, riportano oggi, in modo eufemistico, che “il morale dei soldati al fronte non è mai stato così basso”. Per reperire nuovi soldati da inviare in prima linea, si ricorre al reclutamento di individui disabili, destinandoli a combattere in condizioni estreme.
In questo contesto, il Ministro della Difesa Crosetto e il Ministro degli Esteri Tajani ritengono ragionevole l’invio del dodicesimo pacchetto di armi e finanziamenti a Zelensky. Il Ministro della Difesa ha inoltre proposto un discutibile parallelo storico con lo sbarco degli Alleati in Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale, affermando che ciò avvenne “anche se c’era la mafia”.
Il testo evidenzia le problematiche connesse alla pretesa di una laurea da parte del Ministro Crosetto, che, se avesse approfondito lo studio della storia durante il suo percorso universitario, avrebbe compreso che gli angloamericani non fornirono armi e aiuti alla Sicilia, bensì la invasero con le proprie truppe, composte da 467.000 soldati. È importante sottolineare che le perdite complessive della campagna d’Italia ammontarono a 313.000 uomini, tra morti e feriti, cifra ben superiore a quella dei partigiani. Le forze alleate erano guidate dal Generale Eisenhower, che comandava due armate: una americana, sotto il comando del Generale Patton, e una inglese, sotto il comando del Generale Montgomery.
Questi leader non fornirono armi e denaro alla mafia. Gli alleati sbarcarono in Sicilia il 9 luglio 1943 e, poco più di dieci mesi dopo, il 4 giugno 1944, liberarono Roma dai nazisti. Il Ministro Crosetto e il Ministro Tajani, che aspirano a emulare figure come Eisenhower e Montgomery, continuano a mantenere l’Italia coinvolta in un conflitto prolungato da quarantacinque mesi, senza dimostrare una chiara comprensione delle conseguenze negative che ciò comporta per il Paese. È possibile che siano consapevoli dei danni e che li ignorino, come dimostra la loro mancata opposizione al dodicesimo pacchetto di armi e aiuti destinato al Presidente Zelensky, che ha già perso la guerra ed è circondato da figure corrotte.
Quali ulteriori azioni sono necessarie affinché il governo adotti una posizione simile a quella del Primo Ministro Orban e del Primo Ministro slovacco Fico (non la iattura che potrebbe vincere le elezioni campane) e contribuisca alla costruzione di una polarità europea alternativa alle politiche di Ursula Von der Leyen e Kaja Kallas?
È necessaria una nuova visione dell’Europa. Gli invasori angloamericani che sbarcarono in Sicilia avevano una visione di un’Europa liberata dal nazifascismo e divisa in aree di influenza atlantica e sovietica, da cui nacquero la NATO e il Patto di Varsavia.
Ottant’anni dopo questi eventi, abbiamo bisogno di una nuova idea di Europa, ispirata alla visione di Papa Karol Wojtyla, che non avrebbe mai considerato il popolo russo come un nemico e che, al contrario, indicò la via di un’Europa unita dall’Atlantico agli Urali.
Per questo motivo, l’Italia deve impegnarsi per la pace e per una nuova visione dell’Europa che includa la Russia, anziché considerarla un nemico contro cui armarsi.
Roma non può più sostenere finanziariamente e militarmente un governo caratterizzato da corruzione, il quale perpetua un conflitto a scapito della propria popolazione, con l’unico obiettivo di prolungare la propria esistenza politica, paragonabile alla vana e insignificante recita di un attore shakespeariano. Questa guerra insensata deve cessare immediatamente, e l’Italia non deve più contribuire al suo proseguimento. Quarantacinque mesi di tale conflitto hanno già causato danni ingenti al nostro Paese, ed è giunto il momento di porre fine a questa situazione.



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