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Giampietro, il camionista di Silvi morto in autostrada: aveva lottato e vinto contro l’Inail per i contributi



Giuseppe Antonio Giampietro, 63 anni, faceva l’autotrasportatore. Martedì notte, sull’A1 vicino a San Cesario sul Panaro, in provincia di Modena, un tamponamento tra mezzi pesanti gli ha tolto la vita. Era originario di Spoltore, ma da anni si era trasferito a Silvi. Quando il suo tir si è accartocciato, Giuseppe è rimasto bloccato tra le lamiere. I vigili del fuoco di Vignola, insieme ai volontari di Bazzano e a una grossa gru arrivata da Bologna, hanno dovuto lavorare a lungo per liberarlo. Ma ormai non c’era più nulla da fare.



Nell’incidente sono rimasti coinvolti altri due camionisti: una donna di 37 anni e un uomo di 39, fortunatamente illesi. I soccorritori sono arrivati in fretta, in ambulanza e persino in elicottero, ma per Giuseppe non c’è stato verso di salvarlo. Adesso la moglie e i due figli aspettano il rientro della salma a Silvi. Prima, però, bisogna aspettare l’autopsia disposta dal magistrato.

Giampietro aveva lavorato per vent’anni come dipendente, poi si era buttato nell’autotrasporto, viaggiando per l’Italia e anche fuori. Aveva avuto anche una brutta disavventura con la burocrazia: nel 2013 il Centro aveva raccontato la sua storia. Per un errore, nel 1988 si era ritrovato iscritto – a sua insaputa – al registro delle imprese artigiane di Teramo. Anni dopo, l’Inail gli aveva chiesto 15mila euro di contributi che, con gli interessi, erano diventati 78mila euro. Tutto per una “ditta” che in realtà non era mai esistita. Giuseppe non si era arreso: si era rivolto a un avvocato, aveva raccolto tutti i documenti conservati per vent’anni e alla fine aveva vinto contro l’Inail. “Se non avessi avuto quelle carte, non sarei mai riuscito a venirne fuori,” aveva detto all’epoca. E aveva consigliato a tutti di non buttare mai nulla.

Abitava in via Taranto e, quando tornava dai suoi viaggi, si fermava sempre nel quartiere, tra i suoi vicini.



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