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“Alle alte dosi mostra effetti antitumorali” Vitamina C, cosa rivelano decenni di studi approfonditi



Un ampio articolo di revisione, intitolato “Vitamina C ad alto dosaggio: un promettente agente antitumorale, approfondimenti su meccanismi, ricerca clinica e sfide”, ha analizzato più di 150 studi condotti nell’arco di diversi decenni e ha concluso che, quando somministrata a concentrazioni farmacologiche comprese tra 20 e 30 millimolari, la vitamina C agisce come una terapia mirata contro le cellule tumorali, preservando al contempo i tessuti sani. Questo effetto, a lungo trascurato nella ricerca oncologica, sarebbe stato oscurato da un problema metodologico: l’uso di dosaggi troppo bassi nelle sperimentazioni precedenti.



Secondo gli autori della revisione, la vitamina C ad alte dosi esercita la propria azione antitumorale attraverso quattro meccanismi principali: effetto pro-ossidativo selettivo contro le cellule neoplastiche, riprogrammazione epigenetica, inibizione delle vie oncogeniche e potenziamento della risposta immunitaria antitumorale.

Effetto pro-ossidativo selettivo

La ricerca mostra che, quando i livelli plasmatici della vitamina C raggiungono l’intervallo farmacologico di 20–30 mM, la molecola cambia comportamento, passando da antiossidante a pro-ossidante. In questa condizione, genera perossido di idrogeno e radicali idrossilici all’interno dei tessuti tumorali, senza danneggiare quelli sani.
Le cellule tumorali risultano particolarmente vulnerabili a causa dell’accumulo di ferro labile, dell’elevata espressione del trasportatore GLUT1 — che aumenta l’assorbimento di vitamina C — e della ridotta capacità di difesa contro lo stress ossidativo. Questa combinazione porta a una “trappola biochimica” che selettivamente distrugge le cellule cancerose.

Sensibilità dei tumori con mutazioni KRAS e BRAF

Uno degli aspetti più significativi della revisione è la scoperta che i tumori con mutazioni nei geni KRAS e BRAF — frequenti nei carcinomi del colon-retto, del pancreas e del polmone — sono particolarmente sensibili alla vitamina C ad alte dosi.
Queste mutazioni comportano un’elevata espressione di GLUT1, una dipendenza metabolica dal glucosio (noto come “effetto Warburg”) e un esaurimento rapido delle riserve di NADPH e glutatione, rendendo le cellule vulnerabili al collasso ossidativo indotto dalla vitamina C.
Uno studio clinico di fase III citato nella revisione ha mostrato un aumento significativo della sopravvivenza nei pazienti affetti da tumore del colon-retto con mutazione KRAS, trattati con vitamina C endovenosa ad alte dosi in aggiunta alla terapia standard.

Inibizione di HIF-1α e angiogenesi

Un altro meccanismo chiave individuato riguarda la capacità della vitamina C di sopprimere il fattore di trascrizione HIF-1α, considerato il principale regolatore della sopravvivenza tumorale in condizioni di ipossia. La vitamina C funge da cofattore per gli enzimi che degradano HIF-1α, inibendo così processi cruciali come angiogenesi, metastasi e adattamento delle cellule tumorali a basse concentrazioni di ossigeno.
Secondo la revisione, pochi altri agenti terapeutici sono in grado di agire direttamente su questo pathway con un profilo di sicurezza comparabile.

Riprogrammazione epigenetica e riattivazione dei geni soppressori

L’analisi mostra inoltre che la vitamina C farmacologica è in grado di riattivare gli enzimi TET, responsabili della demetilazione del DNA. Questo processo corregge l’ipermetilazione patologica dei geni soppressori del tumore e ripristina la loro normale espressione. Gli studi in vitro e in vivo riportati indicano che tali modifiche epigenetiche portano alla differenziazione delle cellule tumorali e alla riduzione della loro proliferazione.

Rinforzo della risposta immunitaria

La revisione sottolinea anche il ruolo della vitamina C ad alte dosi come modulatore del sistema immunitario. È stato osservato che questa aumenta l’infiltrazione di cellule T CD4⁺ e CD8⁺ nei tumori, potenzia la produzione di granzima B e interleuchina-12 (IL-12), e favorisce il reclutamento dei linfociti tramite una maggiore espressione delle chemochine CXCL9, CXCL10 e CXCL11.
Inoltre, la vitamina C potenzia l’efficacia degli inibitori dei checkpoint immunitari PD-1 e CTLA-4, stimola le cellule dendritiche e migliora la citotossicità delle cellule NK, amplificando così la risposta immunitaria contro il cancro.

Risultati clinici promettenti

Diversi studi clinici di fase iniziale hanno evidenziato benefici concreti. Nei pazienti con carcinoma pancreatico, la somministrazione endovenosa di vitamina C ha portato a una riduzione significativa della massa tumorale in otto pazienti su nove. Nei casi di glioblastoma, la sopravvivenza mediana è passata da 14,6 a 19,6 mesi; nei tumori polmonari non a piccole cellule, il tasso di risposta terapeutica è quasi raddoppiato; nel cancro ovarico, si è registrata una riduzione della tossicità della chemioterapia e un prolungamento della sopravvivenza libera da progressione. In tutti i casi, la tollerabilità è risultata eccellente.

Regime terapeutico e sicurezza

Il dosaggio identificato per ottenere concentrazioni plasmatiche citotossiche efficaci è compreso tra 75 e 100 grammi per infusione endovenosa, equivalenti a oltre 1 g/kg di peso corporeo, somministrati due o tre volte a settimana per cicli di 6–8 settimane. Questo regime consente di raggiungere livelli plasmatici pari o superiori a 20 mM, considerati efficaci contro le cellule tumorali, senza effetti avversi significativi.
Gli autori notano inoltre che la maggior parte dei pazienti non ha raggiunto la dose massima tollerata, suggerendo un ampio margine di sicurezza.

In conclusione, la revisione evidenzia che la vitamina C ad alte dosi rappresenta una potenziale terapia antitumorale multimodale, selettiva e a basso costo, la cui efficacia è stata a lungo sottovalutata a causa di dosaggi insufficienti negli studi storici. Gli esperti invitano ora a condurre studi clinici di fase III più moderni, con regimi farmacologicamente adeguati, per definire con precisione il ruolo di questa sostanza nella lotta contro il cancro.

L’epidemiologo Nicolas Hulscher, della Fondazione McCullough, autore della revisione, sottolinea che “la vitamina C farmacologica endovenosa è una terapia antitumorale multimeccanicistica che merita un’urgente rivalutazione clinica”.



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