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Ora bisogna tirare fuori l’orgoglio, la dignità, la rabbia, il cuore. E fare risultati, risultati, risultati». Lo ripete tre volte Cesare Prandelli perché il concetto si imprima bene in tutti, iniziando dai giocatori reduci dall’ennesimo ko (11° in 24 gare) e dall’ennesima prova desolante, cosa che ha contribuito a rendere di nuovo calda la classifica, mai così brutta dalla stagione della retrocessione e del fallimento. I numeri sono impietosi eppure a questa Fiorentina le critiche non piacciono (Commisso docet ma non solo lui), le ritiene ingiuste e inappropriate: come dice il tecnico ora conta solo fare punti ma è impossibile nascondere sotto il tappeto la polvere degli errori e dei problemi che sono tanti e spiegano perché questa squadra sta annaspando. «E’ una situazione che dura da tre anni – rimarca Prandelli, tono asciutto e volto tirato – quindi la società dovrà rivedere la programmazione, adesso però le priorità sono altre. Questo gruppo di giocatori non è felice perché senza risultati non si può esserlo. E specie quelli che non hanno un grande carattere sono sensibili alle critiche. Mi rivolgo ai media e ai tifosi, non dico di non farle ma il giorno dopo bisogna pensare positivo. Invece siamo circondati da critiche forti…». Comunque sta a squadra e società reagire. E quale migliore occasione stasera contro la Roma e nel ricordo di Astori a 3 anni (domani) dalla sua scomparsa? I club viola hanno chiesto ai fiorentini di esporre qualcosa di viola a finestre e balconi per ricordare il capitano.

Sulla carta la sfida è impari, troppo alto il divario fra viola e giallorossi, ma il calcio sa riservare sorprese. «L’importante è dare l’anima per la maglia e lottare fino alla fine. Che piaccia o no questa è la realtà e siamo tutti sulla stessa barca. Il duro sfogo a Udine di Pradè? Ancora non riesce ad accettare il ko ma bisogna voltare pagina – taglia corto Prandelli – La Roma è forte, la rispetto però non ho paura. Le grandi possono perdere punti e noi non dobbiamo scendere in campo considerandoci vittime predestinate. Io voglio giocarmela anche rischiando, mettendo ‘cattiveria’ agonistica specie in zona gol, consapevole di poter fare una grande partita e convinto che la faremo». Sfodera fiducia e orgoglio il tecnico che s’è confrontato per telefono col patron («E’ molto arrabbiato ma non ha perso l’entusiasmo») il quale a sua volta ha spronato i giocatori: «Tutti sanno che devono dare qualcosa di più e a me spetta ancor più motivarli – chiosa Prandelli – Ho la responsabilità di stare su una panchina importante». Ieri sera Commisso, parlando a tutta la sqaudra, ha detto: «Io continuo a sostenervi, ma se le cose non migliorano, non so ancora per quanto potrò difendervi…». Dunque tutti sotto esame: allenatore compreso.

Stranamente loquace (quasi 20 minuti di conferenza) rispetto al solito. Del resto il ko con il Milan ha lasciato il segno. Non solo in Fonseca. Doveva essere infatti la notte per avvicinarsi al secondo posto: si è trasformata in quella nella quale la Roma è scivolata fuori dalla zona Champions. Che comunque dista due punti. Per recuperare il gap, bisogna vincere questa sera contro la Fiorentina. E per farlo, bisogna evitare gli errori commessi con i rossoneri. L’analisi del tecnico è chiara: «Siamo noi a crearci problemi commettendo errori. Non è un problema di organizzazione difensiva, ma di ultima decisione o di palloni persi in fase di costruzione».

Parole volte a difendere indirettamente il suo operato. Meno qualche singolo. Al di là delle responsabilità i numeri parlano chiaro. La Roma, in campionato, ha già incassato 37 reti. Anche la Fiorentina, avversaria di questo turno infrasettimanale, ne ha subite meno: 36. Solo 6 formazioni, considerando che il Bologna ne ha incassate come i giallorossi, hanno fatto peggio. E sono quelle che chiudono la classifica: Spezia, Benevento, Torino, Cagliari, Parma, Crotone. Fonseca però nega sia un problema tattico: «La squadra ha preso più gol di quelli che vogliamo. Non possiamo, però, sbagliare così. Il Milan non ha costruito azioni offensive pericolose, a conferma che il nostro equilibrio, passando al 3-5-2, ha funzionato. Ma siamo stati poi noi a crearle per loro. Noi sappiamo iniziare il gioco dal basso, non dobbiamo però regalare la palla all’avversario». Poi chiarisce: «Diversa è la strategia, di partita in partita, e non l’identità. Milan, Juve, Atalanta, Napoli e Lazio fanno sempre lo stesso gioco: le grandi hanno un’identità forte che non cambia in base al risultato. E nemmeno con moduli diversi». Avanti quindi per la sua strada. A patto che questa sera riprenda a vincere con le medio-piccole.

FRIEDKIN IN CAMPIDOGLIO

Intanto dopo aver ufficializzato mercoledì scorso l’addio al progetto per il nuovo stadio da costruire a Tor di Valle – ereditato dall’ex presidente Pallotta – ieri mattina Dan Friedkin ha dato subito seguito a quanto aveva espresso in un comunicato, ovvero, lavorare in sinergia con il Comune per trovare una nuova area condivisa. Accompagnato dall’ad Fienga e dal responsabile dei rapporti istituzionali, Scalera, ha incontrato la sindaca di Roma Raggi, ribadendo le ragioni che hanno portato al passo indietro del club dal vecchio piano ma confermando l’interesse per la realizzazione di un nuovo impianto.



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