Controcopertina

Banche arriva la stangata, da gennaio i clienti pagheranno fino al 60% in più



Purtroppo una brutta di su tutti cittadini, da gennaio arriveranno forti aumenti quando andranno avversari propri contanti o assegni in banca, ha il costo aumenterebbe del 60% in più a differenza da inizio anno. Anche il prelievo allo sportello sarà davvero una grande mazzata, di circa 48, percento in più.



Stangata da oltre 3 miliardi di euro sulle banche. Le misure punitive del decreto fiscale non tarderanno però a scaricarsi sulla clientela in quanto impatteranno negativamente sui conti economici e sul patrimonio degli istituti di credito.

C’è un dato che più di tutti rende l’idea della stangata sulle banche. La deduzione di Ires e Irap su svalutazioni e su perdite relative ai crediti, nella misura del 10%, viene differita al 2026. E al pari di quanto è successo in passato, non ci sono ragione per non credere che l’aggravio di spese ai danni degli istituti di credito sarà riversato a catena dai clienti. A conti fatti si tratta di una cifra molto alta, oltre 3 miliardi di euro, che il governo ha posto a carico delle banche per finanziare altri provvedimenti inseriti nella manovra. Perché quello della legge di Bilancio è un vero e proprio gioco a incastri che in questa circostanza non solo ha accorciato la coperta per le banche, ma l’ha resa anche più gravosa. E se i conti economici e i patrimoni degli istituti di credito subiranno una perdita è appunto lecito credere che il gioco delle rivalse finirà per penalizzare i clienti.

In particolare, la deduzione Ires e Irap del 10% delle svalutazioni e delle perdite su crediti viene differita al 2026, spiega il Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles che cifra tale misura circa 1 miliardo di maggiori entrate per il 2019. Anche il trattamento fiscale sulla svalutazione dei crediti in base ai nuovi principi contabili è interessato. Un altro miliardo sono attesi dal ricalcolo della deducibilità Ires e Irap della riduzione di valore degli asset finanziari con il modello contabile Ifrs9. Ora le banche dovranno computare solo il 10% il primo anno e il 90% restante nei 9 anni successivi. Altri 1,2 miliardi proverranno l’anno prossimo da non precisate «misure fiscali» sulle banche. Credit Suisse aveva stimato un impatto negativo del 3,9% sugli utili delle banche dal taglio della deducibilità degli interessi passivi. Finora gli istituti non hanno alzato i toni e oggi Tria parteciperà al comitato esecutivo Abi a Milano.

Aumento del fondo per i risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie

A tal proposito potrebbero scattare già entro il prossimo novembre i rimborsi per i risparmiatori traditi dalle banche poste in liquidazione, ovvero Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca delle Marche, Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti. L’indennizzo, attorno al 30%, è infatti previsto dal decreto Milleproroghe. Ma non riguarderà tutti i clienti poiché ne avranno diritto solo coloro, circa 800, che hanno ottenuto – o l’avranno entro il 30 novembre – una pronuncia a favore da parte dell’Arbitro per le controversie finanziarie. Sarà la Consob a occuparsi dei risarcimenti. All’organo di vigilanza della Borsa andrà inviato, per mezzo di posta elettronica certificata o mail ordinaria, ma anche con posta tradizionale, il modulo scaricabile sul sito dell’Authority e da compilare in ogni sua parte. Le somme rimborsate non potranno eccedere i 100.000 euro.

Versare i propri risparmi in contanti o sotto forma di assegno in banca ora costa il 60% in più rispetto a inizio anno. Ma è un salasso anche prelevare allo sportello (48,02% in più), oppure all’ATM di un altro istituto di credito (+19,3%). Brutte notizie anche per chi ha una carta di credito, il cui canone annuo è cresciuto. A rivelarlo, nel suo ultimo osservatorio, è SosTariffe.it, che ha analizzato nel dettaglio tutti i costi che deve affrontare il titolare di un conto corrente per gestire il proprio patrimonio.

BANCHE ONLINEIl picco dei costi riguarda le banche online, con poche filiali sul territorio nazionale. Rispetto a nove mesi fa, anche gli istituti bancari tradizionali fanno rilevare alcuni rincari, in particolare nel costo delle commissioni sui bonifici disposti in banca (11% in più). In compenso, è diventato del tutto gratuito l’accredito dello stipendio, che fino a gennaio costava in media 3 euro. Nel complesso si registra una tendenza all’aumento dei prezzi di alcuni servizi accessori al conto corrente e delle operazioni in filiale.

L’indagine ha preso in esame tutti i costi per usufruire delle funzionalità principali di un conto corrente, sostenuti a gennaio dai clienti di 17 banche italiane, e messi a paragone con i prezzi degli stessi servizi aggiornati a settembre 2018. Se prendiamo in considerazione le sole banche online, gli istituti cioè privi (o quasi) di una rete capillare di filiali sul territorio nazionale, notiamo come la voce che ha subito il maggior aumento in assoluto (60% in più) sia quella relativa ai versamenti di contanti e assegni: mentre a gennaio bastavano 0,55 euro ad operazione, oggi ne occorrono 0,88 euro.

Sono diventate molto più salate (circa il 48,02% in più) anche le commissioni necessarie per prelevare contanti allo sportello: da 1,77 euro in media di gennaio, ai 2,62 euro di settembre. Non va meglio ai clienti che decidono di prelevare in un ATM, soprattutto se di un’altra banca. Anche qui si registra un aumento pari al 19,30%: per ogni operazione spenderanno cioè 0,68 euro di commissione, mentre nove mesi fa ne avrebbero consumati solo 0,57 euro. Rappresentano una nota dolente anche i movimenti allo sportello (rincarati del 12,36%): da 1,78 euro di gennaio a 2 euro attuali. Anche il canone annuo della carta di credito è cresciuto (del 5,40%): a gennaio si aggirava intorno ai 12,22 euro annui, mentre ora è a 12,88 euro ogni dodici mesi.

Alcune voci di spesa sono rimaste del tutto immutate nel corso dell’anno: come il canone annuo di tenuta conto, l’accredito dello stipendio o i movimenti online sul proprio gruzzoletto, che erano e restano in media gratuiti. Inalterati anche i bonifici online, il prelievo dalla propria banca anche nel resto dell’Ue, e i costi per le domiciliazioni delle utenze domestiche. Il canone annuo della carta di debito, era e resta di 2 euro, in media.

Inoltre, ci sono anche novità positive per chi ha scelto di aprire un conto corrente in una banca online: i costi dei singoli assegni sono scesi molto (circa il 40% in meno) e da 0,05 euro di gennaio ora si attestano intorno agli 0,03 euro. Si risparmia (circa il 10,98%) anche sui bonifici disposti allo sportello, i quali da 2,55 euro ora costano 2,27 euro.

BANCHE TRADIZIONALI – Esaminando, invece, i costi sostenuti dai clienti delle banche tradizionali, ci si accorge come i rincari siano davvero molto più esigui. Più di tutti (11%) è lievitato il prezzo dei bonifici allo sportello (salito da 3,91 a 4,34 euro). È cresciuto inoltre il canone annuo per la carta di credito, che a gennaio si aggirava intorno ai 37,50 euro, mentre ora è balzato a 39,87 euro. In salita (4,84%) anche il canone annuo di tenuta conto (nove mesi fa era in media di 27,47 euro, oggi è di 28,80 euro) e il prelievo ATM da un’altra banca, aumentato del 4,55% da 1,54 a 1,61 euro.

Restano pressoché immutate la gran parte delle voci di spesa: dai movimenti allo sportello, fermi a 1,44 euro, ai movimenti online, da sempre gratuiti come il prelievo ATM dalla propria banca. Si pagano le stesse cifre per effettuare bonifici online (cioè 0,78 euro) e per la domiciliazione delle utenze (in media 0,10 euro). È interessante notare come nel corso dell’anno i conti correnti delle banche tradizionali siano diventati nel complesso più convenienti. Il costo di accredito dello stipendio, ad esempio, è stato del tutto abbattuto: mentre a gennaio era in media di 3 euro, oggi è gratuito, con un risparmio del 100%.

Anche prelevare contanti allo sportello costa molto meno (il 21,21%): da 1,32 euro di gennaio a 1,04 euro di settembre. È calato in modo significativo il canone annuo delle carte di debito (il 18,18% in meno): nove mesi fa avremmo speso 2,75 euro l’anno, mentre ora ne bastano 2,25. Infine anche prelevare da altri paesi dell’Unione europea ci costa meno (11,69 %): da 1,54 euro di inizio anno a 1,36 euro attuali.



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