Greta Thunberg in barca a vela con Pierre Casiraghi: la traversata a impatto zero fino l’America



Questo articolo in breve

Il principe e l’adolescente uniti nella lotta. Ai cambiamenti climatici. Potrebbe essere questo il titolo della notizia diffusa qualche giorno fa da Greta Thunberg, l’adolescente svedese che ha rilanciato il movimento ecologista e la lotta al riscaldamento globale. Greta è stata invitata per il 23 settembre a New York per parlare della sua battaglia, ma c’è un problema: lei per convinzione non prende aerei intercontinentali perché, sono parole sue, «un solo volo intercontinentale può cancellare venti anni di raccolta differenziata».



Come arrivare quindi oltreoceano? La soluzione trovata è singolare: in barca a vela. Ma non è una barca qualsiasi, bensì una barca da regata dal nome “Malizia II” appartenente alla Prince Albert II of Monaco Foundation, cioè al Principe di Monaco in persona. E a condurre la giovane Greta per i mari dell’Atlantico sarà uno skipper d’eccezione: Pierre Casiraghi, figlio di Carolina di Monaco, marito di Beatrice Borromeo e, se le voci che girano sono fondate, a breve zio del secondogenito della sorella Charlotte, fresca sposa di Dimitri Rassam. Non sarà solo un viaggio di piacere: al bordo del veliero (costruito apposta per perseguire obiettivi ecologisti) prenderanno posto anche il padre di Greta, un regista che girerà un documentario sulla traversata, e alcuni ricercatori della Fondazione monegasca, che coglieranno l’occasione per condurre ricerche scientifiche.

Con il suo viaggio per mare (la data di partenza dipende dalle condizioni climatiche, ma di certo prima di Ferragosto), Greta vuole dare un messaggio di sostenibilità ambientale. La Malizia II non viaggerà solo con il vento, ma con “carburanti” ecologici, grazie alla dotazione di pannelli solari e turbine sottomarine a “zero emissioni”. «Sarà una traversata lunga e impegnativa», ha fatto sapere Greta, «ma necessaria per far sentire la mia voce». «Greta è un’ambasciatrice che trasmette un messaggio fondamentale sia per la nostra società che per la sopravvivenza delle generazioni future», ha dichiarato dal canto suo Pierre Casiraghi, il principe-skipper.

Sarebbe troppo semplice ironizzare su quanto sia comodo fare gli ecologisti integralisti a bordo della barca dei principi di Monaco, e noi non lo faremo. La battaglia di Greta è giusta e sacrosanta, come gli eccessi di caldo di questa estate, non solo in Italia, ci avvertono. Addirittura incendi hanno tormentato Alaska e Siberia, il che ci avverte che siamo vicini a un punto di crisi forse irreversibile. Il riscaldamento globale va combattuto senza se e senza ma. E che i principi di Monaco, Alberto II per primo (è lui che fornisce i mezzi alla Fondazione che porta il suo nome) e Pierre Casiraghi si impegnino in questo senso è degno di lode: impiegano una parte della loro buona sorte per aiutare l’umanità intera.

E chi sa che nell’impegno di Pierre non ci sia un filo di “rimorso” per il fatto che l’azienda di famiglia del padre Stefano si occupava di combustibili fossili, proprio quelli che Greta combatte con tutte le sue forze.Però c’è qualcos’altro da considerare. Non dubitiamo che l’ostilità di Greta ai voli intercontinentali sia fondata. Però gli aerei che ci possono portare dall’Europa all’America all’Australia in una giornata sono ormai una componente indispensabile della modernità. Non tanto tempo fa, saranno passate due generazioni, un figlio che partiva sul bastimento per l’America (e tanti ne partivano) era perduto per sempre: il viaggio di ritorno era un evento epocale, quasi inimmaginabile.

Famiglie spezzate per sempre, legami appesi al filo di una lettera, forse di qualche telefonata. Oggi invece i nostri ragazzi per studiare o lavorare volano in Australia, negli Usa, ovunque. Il mondo è diventato più piccolo e più unito. E questo è un bene per tutti, che possiamo scoprire realtà un tempo inaccessibili, e disporre più facilmente di beni un tempo esotici e costosissimi.
Più in generale, va detto che l’ecologismo di Greta talvolta appare fin troppo puritano e punitivo.

Se per salvare il mondo dovremo cambiare qualche abitudine alimentare, per esempio mangiare meno carne, usare più treni e meno auto, benissimo. Ma tornare indietro in un passato remoto, in cui tutti erano destinati a nascere e morire nel borgo natio senza poter viaggiare, è un prezzo troppo alto da pagare. Non per il gusto ozioso di fare turismo, ma per conoscere meglio la realtà e aprire la mente.Un futuro più ecologico dovrà nascere, inevitabilmente, da un compromesso tra le libertà conquistate anche con il progresso tecnologico, e la sostenibilità ambientale. Anche perché la gente comune difficilmente può disporre, come Greta, di passaggi gratis a bordo di velieri principeschi.



Lascia un commento