Il Nome della Rosa: Il thriller mozzafiato ambientato nel Medioevo è sullo schermo



Un’isolata abbazia benedettina custode di indicibili segreti, un enigma intricato da risolvere, un thriller mozzafiato ambientato nel Medioevo, uno dei periodi più cupi e affascinanti della nostra storia. E, soprattutto, un soggetto tratto da un best seller mondiale.



Il nome della rosa di Umberto Eco rivive sul piccolo schermo grazie a una serie evento in quattro puntate (in onda k tutti i lunedì in prima serata su Rai Uno), che promette di conquistare milioni di telespettatori, non solo italiani.

Nata da una collaborazione italo-tedesca, questa fiction firmata dal regista Giacomo Battiate, sarà infatti trasmessa in tutto il mondo ed è attesa con febbrile curiosità da intere generazioni di lettori che hanno amato il thriller storico di Eco, il quale, prima di morire, ha ceduto i diritti del suo libro a questo progetto del servizio pubblico.

Un progetto importante, quello di questa serie, che ha attratto un cast stellare e internazionale, radunatosi per l’occasione a Cinecittà, luogo simbolo del cinema italiano. Artisti del calibro di John Turturro, Rupert Everett, Fabrizio Bentivoglio, Stefano Fresi, Roberto Herlitzka, Greta Scarano, Alessio Boni e molti altri, hanno portato davanti alla macchina da presa il mondo complesso dipinto da II nome della rosa, contribuendo a creare quella che è stata definita “una festa per gli occhi”, fatta anche di citazioni alte, che il pubblico saprà cogliere.

«La buona notizia è che sono ancora vivo – ha raccontato scherzando il regista Giacomo Battiato – L’impresa, infatti, non è stata delle più semplici: Il nome della rosa non è un romanzo ma un grande libro. È un poliziesco, ma dentro c’è tutto: la storia, la filosofia, l’amore, il ruolo della donna nel mondo, il terrorismo, la conoscenza in generale.

Il problema era trasformare tutto questo non in una lezione fatta da una cattedra, bensì in azione, in immagini». Parlando poi del super cast con cui ha lavorato, Battiato ha aggiunto: «Ho i capelli bianchi, oramai ho capito che, se l’attore che ho davanti alla camera da presa non è tanto bravo, io divento pessimo: non sono capace di girare. Be’, nel nostro caso la qualità della recitazione è strepitosa: ho avuto a disposizione artisti eccellenti. Quando stava girando a Cinecittà, Michael Emerson ha scritto un tweet in cui ha detto: ‘Sto vivendo un sogno. Sono vestito da monaco, mi trovo a Cinecittà, c’è il sole e davanti a me ho degli attori italiani, la cui qualità di recitazione mi ha letteralmente steso a terra’».

Attori straordinari, insomma, hanno aderito al progetto di Rai Uno. Primo fra tutti, lo statunitense John Michael Turturro che, nella miniserie, veste il saio del frate francescano Guglielmo da Baskerville il quale, per una concatenazione di eventi, si troverà a investigare sui misteriosi delitti avvenuti nell’abbazia sperduta tra le Alpi. «All’inizio sono stato colpito e sorpreso dall’idea di potere interpretare questo personaggio – ha rivelato Turturro – Poi ho letto il libro, l’ho trovato fantastico e bellissimo: racconta un mondo con degli elementi che sono estremamente attuali, ancora oggi. È un romanzo pertinente con i tempi moderni. Confesso di avere letto il libro solo dopo che mi è arrivata la sceneggiatura, ma oggi posso dire di conoscerlo davvero molto bene!».

Attratto dalla portata del progetto, Turturro ha lavorato sull’essenza del romanzo di Eco e ha portato il suo peso non solo all’interpretazione del personaggio, ma anche alla scrittura della sceneggiatura. «Mi affascinava la possibilità di inserire all’interno del soggetto quanto più Umberto Eco possibile: ritenevo importante metterci dentro anche il modo del mio personaggio di pensare, di scoprire le cose, l’aspetto della filosofia, insieme alla religione, alla scienza. Elementi importanti del libro di cui abbiamo discusso con Giacomo, il regista». E del suo personaggio, Guglielmo da Baskerville, che cosa pensa l’attore americano? «Di lui mi interessava il processo mentale, le sue idee, il fatto che ritenesse che il sapere, la conoscenza, fossero in un certo senso una protezione contro il potere»-. Interrogato poi se avesse visto il film con Sean Connery nei panni del frate francescano da lui interpretato nella miniserie, John ha risposto: «Non ho mai visto il film originale, non perché io non ami Sean Connery: lo adoro! Ma, avendo avuto a casa, quando ero bambino, un pupazzo di lui nei panni di James Bond, ho pensato che per me non sarebbe stato utile andare a vedere II nome della rosa interpretato da lui».



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