Marco Vannini, Maresciallo Izzo: Sono tutte invenzioni della mia ex moglie per denigrarmi



Tra le cose che ho segnalato per iscritto e di cui ho parlato al procuratore capo di Civitavecchia quando sono stato sentito come persona informata sui fatti, c’è anche la relazione sentimentale che il maresciallo Izzo ha avuto per diversi anni con il pubblico ministero che ha condotto le indagini sull’omicidio di Marco Vannini. Posso dirlo con certezza: i due stavano insieme anche quando è avvenuto l’omicidio di Marco. È stato lo stesso maresciallo Izzo, quando eravamo amici, a confidarmelo.



A ogni buon modo, questa vicenda è nota e conosciuta da diverse persone.
A conferma di quanto ho detto, ho invitato a testimoniare anche la moglie del maresciallo Izzo, la signora Pierina, e un sottufficiale della Guardia di Finanza, allora in servizio presso la sezione di polizia giudiziaria della Procura. Questa informazione relativa alla relazione tra i due è molto importante per dare delle risposte ad alcuni passaggi dell’inchiesta sulla morte del povero Marco e far comprendere meglio perché alcuni fatti sono andati in un certo modo”. Il supertestimone Davide Vannicola parla a ruota libera e, oltre ad aver detto di aver saputo dall’ex amico Roberto Izzo che a sparare a Marco Vannini non è stato Antonio Ciontoli ma suo figlio Federico, in Procura avrebbe riferito anche di una presunta relazione clandestina tra l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Ladispoli e la pm della Procura di Civitavecchia. Si tratta del magistrato donna che ha coordinato le indagini sull’omicidio di Marco Vannini, ucciso a 20 anni con un colpo di pistola mentre si trovava nell’abitazione della fidanzata Martina Ciontoli.

Marco è stato ferito a morte con un proiettile esploso da una pistola Beretta calibro 9. Il ragazzo, originario di Cerveteri, in provincia di Roma, dopo lo sparo non è stato soccorso subito. Nessuno dei presenti in quella casa ha chiamato tempestivamente il 118. L’ambulanza è stata avvertita solo due ore dopo, quando purtroppo per lui era già troppo tardi. Una consulenza medico-legale disposta dal giudice della Corte di Assise del Tribunale di Roma ha stabilito che, qualora fosse stato soccorso in tempo, Marco «si sarebbe potuto salvare con un’altissima probabilità». Per il delitto si è assunta l’intera responsabilità Antonio Ciontoli, il papà di Martina, seppure cambiando due volte versione.

L’uomo, però, non è mai finito in carcere. In primo grado Ciontoli è stato condannato a 14 anni di prigione, mentre in secondo grado la pena è scesa clamorosamente ad appena cinque anni. Uno scandalo. Il resto della famiglia – la moglie Maria Pezzillo e i loro figli Martina e Federico – sono stati condannati a tre anni di reclusione. Ma la storia del delitto di Marco Vannini potrebbe essere riscritta. Nei mesi scorsi, Davide Vanni- cola, un commerciante di Tolfa, Comune in provincia di Roma, dopo quattro anni di silenzio è uscito allo scoperto e ha dichiarato pubblicamente, nel corso della trasmissione televisiva “Le Iene”, che il suo ex amico Roberto Izzo, all’epoca dell’omicidio Vannini comandante della stazione dei carabinieri di Ladispoli, gli avrebbe confidato incredibili dettagli sull’omicidio di Marco.



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