Regina Elisabetta dava ceffoni al nipote, Maddaloni ringrazia la madre per le botte ricevute



accordo, è una regina, e da una regina una manifestazione d’autorità ce la si aspetta, I suoi predecessori facevano tagliare le teste, lei si è limitata a dare qualche schiaffone al nipote. Parliamo della Regina Elisabetta II e dei ceffoni che rifilò a David Linley, conte di Snowdon, figlio di sua sorella Margaret, per un capriccio da ragazzo. Testimone oculare dell’episodio Elton John che lo racconta nella sua autobiografia (di cui in coda al giornale citiamo altri passaggi). Niente di che, anche se fa in po’ impressione immaginare la dolce vecchietta che oggi siamo abitati a vedere in Elisabetta, nei panni di una zia severa e dallo schiaffo facile.



Ma l’aneddoto riporta a galla un antico dibattito: un ceffone, uno sculaccione, una lieve punizione corporale, “ci stanno” di tanto in tanto nell’educazione dei figli (e dei nipoti), o sono da evitare sempre e in ogni occasione. Pochi giorni fa sul tema è intervenuto anche il judoka Marco Maddaloni, vincitore di Pechino Express 2 e dell’Isola dei famosi 14, che ha raccontato a Storie italiane come mamma Caterina usasse metodi bruschi per tenerlo lontano dalla delinquenza che infesta il quartiere di Scampia: «Mia madre scendeva con la mazza e mi veniva a prendere per le palazzine quando io le disobbedivo». E lui ha detto di esserle grato per quelle “lezioni”.

Ovviamente non stiamo parlando di chi picchia i figli regolarmente, per abitudine: su questo non esiste discussione, la condanna è unanime. Si parla dello schiaffone che parte per esasperazione, del “paliatone”, per dirla alla napoletana, che capita una volta l’anno, magari ogni cinque anni, e che costituisce di solito “l’ultima spiaggia” nei confronti di un ragazzo ribelle o disobbediente.

L’opinione più diffusa è che anche lo sculaccione isolato è da evitare con ogni cura, Al punto che è diventato fuorilegge in diversi Paesi, tra gli ultimi, poche settimane fa, la Scozia e la Francia. Psicologi dell’età evolutiva, pedagogisti, medici sono concordi nel dire che le “botte” non servono proprio a nulla: non danno autorevolezza al genitore, anzi esprimono solo la sua frustrazione, frustrazione che i figli, anche se piccoli, intuiscono benissimo.

Un parere per tutti, quello dello psichiatra Paolo Pietropolli Charmet: «La sofferenza nei più piccoli non rafforza l’educazione e non migliora l’autostima. Anzi può creare senso di colpa, paura e desiderio di vendetta».Una ricerca dell’Università del Michigan dimostrebbe che i bambini che vengono sculacciati hanno più probabilità di adottare comportamenti antisociali. Quindi finirebbero per rispettare le regole e i genitori meno dei bambini su cui non è stata mai usata violenza.

Di fronte a questo fuoco di fila degli esperti, sta l’opinione comune, che è ben testimoniata da un dato dell’Unicef: F80 per cento delle mamme e dei papà usa ancora il “ceffone educativo”. Anche se non vuole ammetterlo: infatti secondo una ricerca condotta qualche anno fa solo il 27 per cento degli interpellati crede che uno schiaffo dato al momento giusto aiuti a educare i figli. Ma se un quarto dei genitori lo ammette, diversi altri lo fanno, anche se l’argomento sta diventando tabù.

E quindi, chi ha ragione? Il senso comune, che tanti condividono, perché chi è che non ha mai ricevuto una sculacciata o uno schiaffo da parte dei genitori? O le convinzioni dei pedagogisti, basate su ricerche e studi approfonditi? Ecco a segui- re alcune opinioni.



Lascia un commento