Sfera Ebbasta, dopo la tragedia della discoteca di Corinaldo, è di nuovo nella bufera



Non avevano tutti i torti i Ricchi e Poveri, nel 1981, a intonare il ritornello: «Basta una sola canzone per far confusione, fuori e dentro di te», sebbene il celebre quartetto si riferisse agli effetti dell’amore in Sarà perché ti amo. Ma adesso si scopre che un brano musicale in realtà potrebbe causare molto più di un semplice scompiglio emotivo.



A quanto pare è proprio questo quello che pensano due senatori di Forza Italia, Massimo Mallegni e Lucio Malan. Si deve ai due politici, infatti, la presentazione di un esposto alla Procura di Pescara nei confronti del cantante Sfera Ebbasta – nome d’arte del ventiseienne Gionata Boschetti – nel quale sostengono che oltre a “frequenti oscenità” i testi delle sue canzoni “si riferiscono pressoché tutti all’uso di droghe e spesso al loro spaccio, senza mai accennare alla negatività di tali pratiche, anzi prospettando tale stile di vita come simbolo di successo”. Mallegni e Malan si sono rivolti ai giudici di Pescara perché nella cittadina abruzzese Sfera Ebbasta si è esibito il 12 luglio 2018 davanti a una folla di fan in delirio.

Per accertare cosa sia avvenuto la Procura ha dato incarico di svolgere specifiche indagini alla polizia giudiziaria. Il procuratore Massimiliano Serpi, che conduce l’inchiesta, potrebbe decidere di ascoltare il cantante. C’è comunque chi fa notare che l’uso personale di droga non sia più un reato e dunque, se mai ci fosse istigazione, non sarebbe finalizzata a una violazione della legge. «Noi non siamo dei bacchettoni, io mi ritengo un cristiano peccatore, però questo diventa un problema sociale, di sicurezza e di diffusione delle droghe », ha spiegato Mallegni.

Sa di vecchio questa polemica! Ogni volta che un artista affronta temi sociali o usa il suo talento uscendo dagli schemi prefissati c’è subito pronto qualcuno che si sente il difensore della moralità. Spesso soltanto quella che lui ha deciso sia da rispettare. Naturalmente ciò non significa che si debba e si possa impedire a Malan e Mallegni di agire nel modo che essi ritengano più appropriato. La libertà di pensiero vale ovviamente per tutti. Anche, naturalmente, per quei genitori che considerino i messaggi lanciati da Sfera Ebbasta nelle sue canzoni alla stregua degli insegnamenti di un cattivo maestro.

Di qualcuno cioè che, forte della sua immensa popolarità tra i più giovani (Sfera è l’artista italiano che ha il record di ascolto dei suoi brani su Spotify), possa involontariamente instillare nei fan uno spirito di emulazione tale da spingerli ad azioni e comportamenti in grado di rivelarsi pericolosi. Senza lanciarsi in una sorta di crociata abolizionista, né pensare che qualsiasi atteggiamento sia libero da critiche, il tema impone di sicuro una riflessione. Non è davvero un buon momento per Sfera Ebbasta.

Sono ancora negli occhi di tutti, per esempio, le terribili immagini della tragedia avvenuta nella notte tra il 7 e l’8 dicembre alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, in provincia di Ancona. Su quel palco si sarebbe dovuto esibire proprio lui e i ragazzi accorsi per ascoltarlo erano tanti. Troppi probabilmente. Pare che per l’evento fossero stati venduti più biglietti di quante persone potesse contenere il locale. Prima che Sfera arrivasse, cinque ragazzini tutti minorenni e una mamma che era lì per accompagnare la figlia sono morti nella calca e nel panico di una fuga assurda, forse provocata da uno spray urticante spruzzato tra la folla, che ha causato anche un centinaio di feriti.

Sono dieci gli indagati per la strage. «Tutto quello che è successo mi ha stravolto, sapere che quelle persone erano lì per me, per divertirsi insieme con me, non mi dà pace», ha commentato il cantante, che ovviamente non ha alcuna responsabilità nei fatti. Non si vuole essere a tutti i costi gli avvocati difensori di Sfera Ebbasta.

Va però riconosciuto che il genere musicale di cui lui è uno dei massimi esponenti in Italia (il suo ultimo album, Rockstar, ha conquistato il doppio disco di platino, circa 100 mila copie vendute ), ovvero la trap, si fa portavoce delle vite difficili di chi viene dalle periferie o dalle borgate delle grandi città, spesso con famiglie a pezzi e con zero opportunità di lavoro. È vero che usano un linguaggio duro e crudo, ma non per lanciare insulti sterili, piuttosto per rendere nelle loro rime l’insoddisfazione, le difficoltà, l’assenza di speranze che accompagnano le loro vite.

È una forma espressiva, insomma, criticabile finché si vuole, però contestuale alle esperienze che hanno fatto e continuano a fare. In fondo perfino il senatore Malan, si legge su Wikipedia, nel 2002 avrebbe dato prova di essere un “pianista” sui generis: fu fotografato mentre sembrava avere votato al Senato quattro volte al posto dei suoi colleghi. L’uomo politico, è doveroso ricordarlo, replicò dichiarando di avere semplicemente proceduto alla verifica del numero legale attestando la presenza di colleghi che erano in aula. Si potrebbe passare sopra a tutto ascoltando solamente le canzoni di AimaD, al secolo Damiano Bonaventura Casicci, 18 anni, il trapper “buono”, che canta l’amore, la gioia, la libertà, niente testi cupi e minacciosi. Non spetterebbe di più alla politica, in ogni caso, rendere la vita migliore a tutti noi?



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