Tiziana Cantone, il suo dolore diventerà un film su Netflix



Non permetterò che la storia di Tiziana, il suo dolore, gli errori del web siano dimenticati: per questo ho accettato che Netflix producesse un documentario sulla tragica storia di Tiziana». Maria Teresa Giglio non smette di lottare per sua figlia Tiziana Cantone, la trentunenne che si è tolta la vita il 13 settembre 2016, impiccandosi con un foulard in casa sua, dopo la diffusione virale in Rete di alcuni filmati in cui era stata ripresa con dei partner mentre faceva sesso.



E ora Netflix, il colosso americano per lo streaming in abbonamento di episodi Tv e film sul cellulare, ha deciso di produrre un docufilm sulla storia di Tiziana, per raccontare non solo il dolore infinito causato a lei e alla sua famiglia dalla diffamazione via web causata dalla messa “in rete” del video, ma, più in generale, i danni che può causare il web, scatenando un vortice di insulti che possono portare una persona a perdere la voglia di vivere.

La madre di Tiziana ha parlato del progetto in occasione dell’udienza preliminare al processo nel quale è imputato Sergio Di Palo, imprenditore napoletano ed ex compagno della ragazza che aveva ripreso Tiziana nei video, e cui vengono contestati la calunnia, l’accesso abusivo a dati informatici e il falso, tutti reati formulati dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta sulle chat attraverso le quali furono diffusi e poi finirono sul web i filmati di Tiziana.

Maria Teresa, spera che questo docufilm porti luce sulla vicenda di Tiziana?

«Il mio principale scopo è diffondere la verità su mia figlia, una ragazza fragile che è stata manipolata affettivamente. Tiziana è stata insultata e derisa dal popolo del web: quante persone nascoste dietro un computer si sono innalzati a giudicarla, pronti a fare i moralisti contro di lei, screditandola e massacrandola. Voglio che questo docufilm faccia riflettere sul massacro che si può scatenare in Rete. Per questo l’ho chiamato “femminicidio virtuale”. Per il resto, chi è responsabile della morte di mia figlia ne dovrà rispondere nelle aule giudiziarie: la prossima udienza è il 12 febbraio».

Cosa farà se vedrà Sergio Di Palo?

«Non vedo l’ora di vederlo e guardarlo dritto negli occhi. Ha manipolato mia figlia. Hanno convissuto per un anno e Tiziana era distrutta. Era dapoco tornata a vivere con me prima di togliersi la vita, sembrava rasserenata, ma lui continuava a chiamarla e proprio il giorno in cui mia figlia si è tolta la vita dai tabulati risultano diverse telefonate tra loro, di cui l’ultima della durata di un’ora. Poi il suicidio».

Quindi, secondo lei, l’ex fidanzato di Tiziana ha avuto un ruolo significativo nella vicenda di sua figlia?

«Sì. Da quando era iniziata la loro tormentata relazione, lei era come depersonalizzata, anestetizzata, anche nei video è come se seguisse un copione, quasi dovesse compiacere qualcuno. Tiziana era una ragazza di sani principi, non aveva stravaganze sessuali, era una donna per bene e qualcuno deve averla convinta a girare quei video, manipolandola psicologicamente».

Quando verrà trasmesso il docufilm di Netflix?

«Le riprese sono già cominciate, ma potrebbe servire molto tempo per arrivare all’ultimo ciak, soprattutto se la produzione vuole seguire le varie fasi processuali della vicenda giudiziaria».

Cosa si aspetta dal processo in corso?

«Che emerga la verità, che chi ha delle responsabilità paghi. So che qualcuno cercherà di screditare ancora Tiziana, ma io continuerò a lottare per lei. Ho perso la mia unica figlia e sono completamente sola: il padre di Tiziana è andato via di casa quando lei era molto piccola, siamo divorziati da anni. Riabilitare la memoria di mia figlia e cercare di essere di aiuto per altre ragazze che non rischino di finire come Tiziana è ormai la mia unica ragione di vita».

Da quando si è esposta pubblicamente ha ricevuto molta solidarietà.

«Sì, tante persone hanno continuato a insultare me e mia figlia, ma da tante altre ho ricevuto affetto e sostegno, molti addirittura mi hanno chiesto perdono per aver giudicato all’inizio Tiziana dal video che girava in Rete senza capire che era solo una vittima e il dramma che stava vivendo. Dopo che Tiziana si è tolta la vita, soprattutto chi è genitore si è reso conto che la Rete può essere una trappola davvero pericolosa per i nostri figli. Ciò su cui tutti dovrebbero riflettere, e spero che il docufilm sarà di aiuto per questo, è che potrebbero esserci tante altre giovani donne come Tiziana che si innamorano e si fidano di persone sbagliate e la cui vita viene poi rovinata dal Web».

È vero che ci sono ragazze che la contattano per chiederle aiuto?

«Sì è vero. Ci sono diverse giovani che mi hanno contattato perché sono in difficoltà proprio a causa di video che, come Tiziana, hanno girato con persone di cui si fidavano. Cerco di rassicurarle, ma dopo aver visto la sofferenza di mia figlia, so bene cosa vivono. Vorrei far capire ai ragazzi che la Rete non dà più possibilità di tornare indietro. E poi bisogna stare attenti ai manipolatori affettivi che puntando sulle nostre fragilità, riescono a farci fare quello che vogliono. Fino a rubare la nostra vita».



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