Tiziana Cantone, un libro per ricordarla



Tiziana è stata uccisa dalla malvagità delle persone, dalla cattiveria, da chi non ha avuto alcuna pietà. Uccisa dal Web e da quella vetrina pubblica che non l’ha rispettata mai, neanche da morta». Sono amare le parole di Maria Teresa Giglio, la mamma di Tiziana Cantone, a distanza di due anni e mezzo dalla morte di sua figlia. Tiziana era una giovane donna di 33 anni, come tante della sua età… Il 13 settembre del 2016 qualcosa di terribile spezza per sempre la vita sua e della mamma: Tiziana decide di togliersi la vita, impiccandosi nella sua casa di Mugnano, a Napoli. E a Maria Teresa non resta che resistere e fare i conti con il dolore più terribile e profondo che una madre possa provare: la morte di un figlio.



«Oggi per la morte di Tiziana non c’è nessun colpevole e io per questo sono furiosa, non mi do pace – si sfoga la signora Maria Teresa. Sono stati archiviati due procedimenti che dovevano fare luce e verità sulla sua morte: quello contro l’istigazione al suicidio (per cui è stato accusato l’ex fidanzato dell’epoca) e pure quello per diffamazione. Mia figlia è morta per quel video hot, per quello scempio che le hanno fatto. Per due anni è stata sottoposta a una gogna mediatica, senza rispetto e senza alcuna pietà l’hanno “violentata” fino a farla morire».

Mamma Maria Teresa, con l’aiuto dell’avvocatessa Romina Farace e del giornalista Luca Ribustini, prova a raccontare la sua verità in Uccisa dal web. La vera storia di un femminicidio social, un libro che vuole restituire dignità a Tiziana. «Lei era buona, altruista, empatica, piena di voglia di vivere», racconta la signora. «Non certo una donna di facili costumi, aspirante pornostar, usata e violata in tutti i modi, derisa e oggetto di perversioni inimmaginabili…».

Tiziana era una ragazza dall’anima fragile, segnata dall’abbandono del padre e per questo alla ricerca di un amore forte e duraturo che potesse proteggerla per tutta la vita. E invece, spesso, gli incontri non sono fortunati e a volte sbagliati al punto tale da compromettere l’equilibrio di un’esistenza intera. «Sognava un amore e sperava di viverlo fino in fondo – si rammarica la signora Maria Teresa. E invece chi doveva amarla e occuparsi di lei ha fatto tutto il contrario». Per una madre fare i conti con tutto questo è un’impresa umanamente impossibile. Troppa rabbia, troppo dolore, troppa fatica, «lo sono arrabbiata perché anche dopo la sua morte nulla è cambiato: il video hot era di facile visualizzazione… chi voleva poteva vederlo senza alcuna difficoltà. Il video di mia figlia continua a girare in Rete… Vi rendete conto?», si arrabbia la signora Giglio. «C’è il nome e il cognome di chi ha pubblicato il video, ma non è stato fatto nulla. Perché? Quel video è stato pubblicato nell’aprile del 2015 e oggi è ancora visibile a tutti. Vergogna». Non c’è consolazione umana per il cuore di una mamma così ferito e addolorato. «lo voglio giustizia per mia figlia – continua. I responsabili devono pagare. Voglio il nome del colpevole, mia figlia si è tolta la vita perché non riusciva più a gestire la pressione e la sofferenza di quello che stava vivendo. La mia domanda è una e una sola: chi ha divulgato il video? Che faccia ha? Chi è? Non è possibile che non si riesca a far luce…».

Il “libro verità”, pubblicato in concomitanza con il processo all’ex di Tiziana che deve rispondere di calunnia, falso e accesso abusivo ai dati informatici, racconta molti particolari inediti sul periodo antecedente il suicidio: i 12 mesi di vita precedenti la diffusione dei video privati di Tiziana. Ci sono 27 mila messaggi (di cui solo una parte passata al vaglio): sono fondamentali per capire cosa è rimasto nascosto e comprendere come la morte della ragazza sia la genesi di un vero femminicidio per mezzo dei social. «Tiziana ha pagato un prezzo altissimo con la sua vita. La vergogna su di lei è stata enorme, di questo è morta mia figlia. Così non vista, cosi scarsamente rispettata. Io spero che mai più nessuno sia costretto a vivere una situazione come quella sperimentata da noi. Mai più nessuno possa versare lacrime amare. Perché nessuno ha il diritto di togliere la vita a qualcun altro. Per questo chiedo giustizia e verità. Per questo vado avanti e la forza me la dà mia figlia…. Insieme stiamo combattendo questa battaglia feroce, assurda e inspiegabile».



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