Calcio in lutto, talento e follia: addio al ‘George Best italiano’



Lutto nel mondo dello sport, e non solo. Muore a Treviso Ezio Vendrame all’età di 72 anni, mito del calcio italiano degli anni ’70. Ma Ezio Vendrame è stato un nome reso celebre  non solo nel mondo del calcio, ma anche in quello della scrittura di poesie e romanzi.  Ex calciatore di Vicenza, Napoli, Padova e Udinese e poi allenatore di Pordenone e Venezia, Ezio Vendrame ha vantato il titolo di “George Best italiano, genio e sregolatezza”.



Il 1971 ha visto l’esordio di Vendrame in serie A nel 1971 con il Lanerossi Vicenza, per poi rivolgersi al Napoli di Luis Vinicio, dunque Padova in serie C per ben due stagioni. Ricordato anche nei panni di allenatore appassionato che segnò quell’esperienza con una frase resa celebre negli anni: “Allenerei solo una squadra di orfani”; con questa affermazione Ezio ha dato il suo famoso commiato alla panchina. Un tumore pare abbia spento la vita del George Best italiano, che già da tempo limitava le sue uscite pubbliche.

“Se devo parlare con degli imbecilli, preferisco morire di solitudine”, viene ricordato da molti come un “talento sregolato in campo e fuori”, ma molti degli aneddoti sulla sua carriera arrivano dallo stesso Vendrame, che nel 2002 scrisse di suo pugno e pubblicò “Se mi mandi in tribuna godo”. Un genio sregolato a tutto tondo, dedicò la sua vita anche alla musica, dilettandosi nello studio della chitarra. Conobbe persino l’arte della scrittura poetica.  Alcuni episodi, avvenuti persino in campo, confermano l’estro del talento. 

 

Tutti ricorderanno quando l’amico cantautore Piero Ciampi, presente in tribuna, venne salutato da Ezio con estrema disinvoltura che riuscì, per un solo saluto, a fermare un attimo la partita. O come quando contro l’Udinese, dopo essere stato insultato tutta la partita dal pubblico, indicò ai tifosi bianconeri il punto in cui avrebbe segnato direttamente su calcio d’angolo prima di battere il corner. Quello fu un vero goal. D’altronde non si poteva chiedere di meno da un grande tifoso di  Gianni Rivera, il suo idolo calcistico. 

Geniale per anticonformismo sempre in linea con un pensiero coerente e umile: “Vi ringrazio per tutto l’affetto che mi dimostrate, però mi sembrate un po’ fuori di testa: sono solo uno fortunato a tirar calci a un pallone, non un operaio che si fa un culo così per arrivare a fine mese, e nemmeno un chirurgo o un altro medico che salvano vite umane” disse a un gruppo di tifosi e di fronte a Giussi Farina. Proprio legato a Ciampi c’è uno dei più grandi rimpianti di Vendrame: “L’ultima volta che lo vidi litigammo furiosamente. Lui non voleva smettere di bere e pretendeva che rimanessi alzato con lui fino all’alba inoltrata. Purtroppo l’alcol era ormai per Piero fuori controllo … ma rimane pur sempre la persona migliore che io abbia mai incontrato”.



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