Maradona malato, ricoverato d’urgenza: ma non per colpa del virus



Fan in apprensione per il ricovero improvviso del calciatore

La notizia è davvero di pochi minuti fa. Diego Armando Maradona sta male e attualmente è ricoverato in ospedale. Sembrerebbe che il motivo di questo suo ricovero non sia assolutamente dovuto al covid 19. In effetti il virus si sta diffondendo sempre di più anche tra vari personaggi del mondo dello spettacolo, ma questa volta non sembra proprio aver nulla a che fare con i problemi che sta affrontando l’uomo. Vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo.



Maradona ricoverato in ospedale: le sue condizioni preoccupano

Sembrano davvero preoccupanti le condizioni dell’ex bomber del Napoli. Diego Armando Maradona si trova attualmente ricoverato all’interno di una clinica di La Plata in Argentina e li sta svolgendo alcuni accertamenti. Le sue condizioni hanno lasciato perplessi e preoccupati anche i medici, che hanno deciso di ricoverarlo per sottoporlo a dei controlli. Venerdì scorso l’uomo si è recato allo stadio per la partita di calcio tra imnasia la Plata vs Patronato e già li qualcuno ha notato che non stesse bene.

Infatti, tale ragione ha costretto anche la sua famiglia a portarlo in ospedale. Ma cosa ha avuto Maradona? Perchè le sue condizioni preoccupano? Stando alle prime indiscrezioni si parla di un possibile crollo emotivo, come ad esempio ha riportato Fanpage.it. Altri notiziari, invece, tra cui la Gazzetta ha parlato di un problema legato all’anemia. L’unica cosa certa ,però è che questo non è affatto un bel periodo vista la grave emergenza  dovuta al coronavirus. l’uomo già in passato ha avuto tanti problemi di salute e rispetto ad altri è un soggetto più a rischio. Al momento dunque si devono svolgere tutte le analisi del caso, prima di poter dare una versione ufficiale su quanto è accaduto.

Il Covid-19 non centra

Secondo i primi accertamenti sembra che sia da escludere un contagio da Covid 19. Infatti anche recentemente Diego Armando Maradona si era dovuto sottoporre a dei test sierologici e sono sempre risultati negativi. I sintomi che hanno spinto i medici a farlo ricoverare sono un affaticamento muscolare e soprattutto grande debolezza negli arti. I Tg hanno parlato anche di una possibile depressione, ma come già detto in precedenza per ora non si posso dare conferme. Di sicuro già in serata si avranno altre notizie sul suo stato di salute. Per adesso, come tanti suoi fan e appassionati, anche noi di controcopertina  non possiamo che augurargli una pronta guarigione.

Il grande Diego Armando Maradona compie 60 anni il 30 ottobre. E a mandargli gli auguri da Napoli è il figlio Diego Armando Maradona Junior, nato dalla relazione tra il “Pibe de oro” (il ragazzo d’oro) e la giovane napoletana Cristiana Sinagra.

Un rapporto padre-figlio tormentato il loro, perché Diego nei primi tempi si rifiutava di riconoscere la paternità. Si sono incontrati per la prima volta solo nel 2003, e solo nel 2016 hanno veramente instaurato un rapporto personale, quando diego junior andò in persona a trovare il celebre papà in Argentina. Attualmente, il trentaquattrenne si divide tra gli allenamenti del Real Casarea, scuola calcio di Casalnuovo del cui staff tecnico fa parte, le dirette radiofoniche di Radio Crc, dove conduce un programma sul Napoli ed uno di puro intrattenimento, e la famiglia, composta dalla moglie Nunzia Pennino, e i figli Diego Matias, 2 anni, e India Nicole, un anno da compiere proprio il 30 ottobre, giorno del compleanno del nonno. Attraverso Visto per prima cosa Diego junior fa gli auguri a Diego senior, per l’importante traguardo raggiunto. Poi ci parla dei suoi sogni e desideri, compreso quello di allenare un giorno una squadra di calcio nazionale.

Diego, io partirei dal suo cognome, Maradona. Quanto è impegnativo portare un cognome simile? «Per me non è mai stato un problema, né mai lo sarà. Ci sono nato con questo cognome, che è importante e mi rende orgoglioso.

Mio padre ha fatto tante cose belle per la mia gente, per la mia città, per la mia squadra, il Napoli: è una bella responsabilità chiamarsi così, ma ne sono fiero. Dal punto di vista calcistico, papà è stato il più grande.

Poi è vero che nella sua vita privata e personale ha sbagliato, ma chi d’altronde non commette errori? Non sono nessuno per poterlo giudicare. Sono suo figlio e sono felice di avere recuperato il nostro rapporto, che attualmente è meraviglioso. Anche con mia sorella Jana, la quarta figlia di mio padre, ho uno splendido legame». Anche lei da ragazzo ha provato a diventare un calciatore. Lo sentiva quasi un obbligo, visto che era figlio di Maradona? «No, devo essere sincero.

Ho una grande passione per il calcio, che però non ho ereditato da mio padre, visto che da bambino non ho subito la sua influenza. Come sapete infatti mi ha riconosciuto come suo figlio solo diversi anni dopo la mai nascita. Il calcio è uno sport meraviglioso: dopo tanti anni, oggi sono l’allenatore, a stretto contatto coi giovani, del Real Casarea.

Devo ringraziare tutte le persone della squadra, che alleno da sei anni, perché mi hanno accolto nella famiglia e mi stanno formando e facendo crescere con la dovuta esperienza. E cosa più importante, che non capita sempre, mi stanno concedendo la libertà di sbagliare. Sono felice, anche se penso che il mio percorso ad un certo punto dovrà cambiare. Sogno ad esempio di allenare una squadra di livello ancora più grande o continuare la mia strada nel settore giovanile con una società professionistica».

Per quanto riguarda la sua carriera di calciatore, c’è qualcosa di cui si è pentito? «Mi fa ancora soffrire parlare della mia carriera calcistica. Non essere arrivato a certi livelli, pur avendo, a detta di molti tecnici le qualità per farlo, mi genera sofferenza. Nella vita, quando ti rendi conto di aver perso, di essere stato sconfitto, non è facile metabolizzare. Anche se ho intrapreso una nuova strada che mi soddisfa e sto bene, penso sia stato un errore, all’epoca in cui il Napoli era fallito, annullare il contratto con il Genoa per andare a fare il reality Campioni – Il sogno. Dal punto di vista calcistico fu la cosa peggiore che potessi fare, anche se non parlo certo delle persone che ho conosciuto lì. Ci sono degli errori che ho pagato. Ero molto giovane: avevo due procuratori, uno che mi voleva bene e un altro che me ne voleva di meno ed ha pensato alla sua tasca. L’ha scelta però l’ho fatta io e l’errore è stato mio».



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