Massimo Ranieri: nome vero, età, altezza, peso, ex compagna, figli, moglie



Chi è che non conosce Massimo Ranieri? E’ sicuramente uno dei cantanti italiani più amati e conosciuti. Tutto questo virgola grazie alle sue innumerevoli qualità di cantante, attore, e musicista,  grazie a queste doti è da moltissimi anni sulla scena dello spettacolo italiano.



Massimo Ranieri nasce a Napoli precisamente il 3 maggio del 1951. Quando era piccolo, per sostenersi Lavorava come parcheggiatore, ma, soprattutto, facendo il cantastorie tra i tavoli di ristoranti alla moda, prendendo mance dai turisti e napoletani.

 All’età di appena 13 anni Viene scritturato è presentato come Gianni rock incidendo il suo primo disco che lo porta fino in America, al seguito di Sergio Bruni. Da quel giorno, Massimo Ranieri è entrata a far parte della leggenda  italiana regalando al pubblico grandissimi successi che sono tutt’ora entrati di prepotenza a far parte della storia della musica nel nostro paese.

Sfoggia tutta la sua classe a New York, il luogo principale dei suoi tour. appena quindicenne esordisce in televisione partecipando a scala reale proprio lì dove, ha presentato L’amore è una cosa meravigliosa.  Poi, successivamente è un concorrente del famoso canta giro italiano e nel 1968 lo vediamo per la prima volta sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo.

Barbara Nascimbene

Molti di voi non sanno che il vero nome di Massimo Ranieri è Giovanni Calone, questo perché virgola lui non ha mai cercato la notorietà dando ai media notizie sulla sua vita privata, ha sempre preferito tenere le distanze dai giornali di gossip  e mezzi di informazione chiacchiericci.  Ma attualmente sappiamo il tuo amore per una compagna, Francesca Sebastiani, morta prematuramente il 27 maggio 2015. dall’ora amore, il 6 luglio 1971  nacque la figlia Cristiana Calone. la storia con Francesca non  non andò molto bene È nella tua vita entra Barbara Nascimbene, nome d’arte dell’attrice italiana Barbara Nascimben.

Purtroppo, è morta nel 2018, ha partecipato a numerosi film soprattutto a fianco di Lino Banfi, Ciccio Ingrassia e Franco Franchi.  tra Barbara e Massimo Ranieri L’amore sbocciato dal 1984 al 1991. 

Leyla Martinucci

L’ultima relazione nota di Massimo Ranieri è quella con Leyla Martinucci, cantante lirica, nata a Taranto il 23 luglio 1984 ma con la vita quasi interamente vissuta a Milano. I due, come raccontato dallo stesso Ranieri, si conobbero in camerino e la loro relazione è durata dal 2002 al 2010. In quegli anni più volte la stampa rosa ha sottolineato la differenza di età, ben 35 anni.

Ultima intervista rilasciata prima dello spettacolo ”Qui e Adesso”

Massimo, “Qui e Adesso” è il riscatto ad alcune canzoni degli anni Settanta forse un po’ trascurate o dimenticate?
Forse, sì. Ho lasciato la canzone a 24 anni per fare altre nuove esperienze, alcune canzoni hanno avuto fortuna e altre le ho accantonate ma poi capisci che le hai lasciate per strada. Ora sono tornato indietro e mi sono messo a riascoltarle, anche per rispetto agli stessi autori, ad autori eccezionali che ho avuto in quegli anni; sono brani che ho amato, che hanno sfidato Canzonissima, li ho incisi perché ci credevo e poi mi sono detto “perché no? Voglio ridare al mio pubblico queste canzoni con la “pennellata” artistica di Gino Vannelli, questo grandissimo artista con il suo stile creativo. Quelle canzoni mi erano nel cuore, ora non mi sento più in colpa verso di loro, finalmente camminano da sole.

Nell’album c’è moltissimo degli anni Settanta:
Avevo una meravigliosa squadra, tra il ’69 e il ’74, con Enrico Polito prima e poi con Giancarlo Bigazzi, Totò Savio, dotata di grande creatività. Quello fu un periodo davvero meraviglioso, anni indimenticabili durante i quali abbiamo lavorato molto sul divertimento, c’era allegria, c’era la risata. La canzone “Vent’anni” è proprio la mia vita, un ragazzo giovanissimo che arriva da Napoli e crede nel sogno. La mia stessa vita è nata come una poesia, penso a Rose Rosse e a Metello. Successivamente ho vinto Canzonissima nel 1970 con Vent’anni. Mi commuovo ancora adesso a ripensarci.

Ci sono aneddoti legati a questi brani?
“Ti Ruberei” avrei dovuto presentarla a Venezia, al Festival della Canzone, ma fui fermato perché avevo da poco finito il militare e non potevo andare in tivù per un certo periodo: per i tre mesi successivi non avrei potuto; l’ho poi ripresa appena è stato possibile. “Sogno d’amore” invece era la colonna sonora di un film con Beba Loncar. Queste sono tutte canzoni che avevo abbandonato ma poi – come si dice – si ritorna sempre “a casa” e l’ho trovata piena di ricordi meravigliosi, sono soddisfatto e felice oggi di comprendere canzoni che all’epoca ero troppo giovane per capirle. “Quando l’amore diventa poesia” è stato il mio secondo Festival di Sanremo e sono molto orgoglioso di poter dire di aver cantato una canzone di Mogol.

Lei come vive il connubio musica e tivù? Intensamente?
Sono un privilegiato. Mi sento fortunato che esista questa unione ed anche avere il privilegio di presentare Qui e Adesso in quattro puntate, ogni giovedì sera. Spero di trovare il gradimento di chi mi segue, del pubblico e mi auguro anche che le canzoni tornino ad essere quelle che erano allora.

Come mai la scelta del celebre Teatro Sistina vuoto, per il programma tv?
Qui e adesso va in onda dal Sistina, non solo perché è il teatro del “mito”, in cui ho visto i grandissimi Totò e Anna Magnani, tanti grandi artisti hanno calcato quel palcoscenico, ma è anche il luogo del mio debutto teatrale nel 1971: ricordo che era uno spettacolo dal vivo diretto da un altro Maestro, Vittorio De Sica. Andare in onda da un teatro vuoto è anche un segnale per il pubblico, è fortemente simbolico per il difficilissimo momento che stiamo vivendo.

E’ successo qualcosa con Mauro Pagani? Vi siete lasciati bene?
No, Non è successo niente, ci siamo lasciati benissimo, già tre anni fa gli parlai del desiderio di realizzare un progetto con Gino Vannelli, il nostro è un rapporto ventennale di stima, rispetto e amicizia.

Il brano “Quando il sogno diventa inutile” è un pezzo che le ha donato direttamente un altro grande della musica e dello spettacolo, Charles Aznavour.
Considero Aznavour un Maestro e l’ho sempre seguito, mi sono sempre ispirato a lui: quando sono sul palcoscenico è a lui che penso. E’ stato un grande sogno che è diventato realtà. Esattamente come quando faccio una regia a teatro, io penso a Giorgio Strehler.  Ero stato al suo spettacolo, dire che ero felice è un eufemismo, e poi abbiamo comprato un cappello insieme. Ancora non mi sembra vero di essere stato ospite di un suo show, c’era anche Franco Battiato, meraviglioso artista e uomo. Una volta per ringraziarlo ho chiamato Albano Carrisi, ho comprato un ulivo e gliel’ho mandato in regalo nella sua casa in Costa Azzurra.

Oltre ad Aznavour, ha altri riferimenti musicali?
Adriano Celentano è stato un idolo per me. Ricordo quando cantò 24mila baci al Festival di Sanremo, fu uno scandalo tremendo, con i media dell’epoca che lo accusarono perché aveva voltato le spalle al pubblico e non si poteva fare, addirittura sculettando. Fece scandalo, ruppe qualsiasi convenzione politica e sociale. L’altro mio idolo è Domenico Modugno.

Tra i giovani artisti di oggi, chi le piace? E come è cambiato il modo di raccontare l’amore tra ieri e oggi?
Apprezzo e mi piacciono molto Mamhood, Achille Lauro e Ghali, mi interessano moltissimo per la scrittura e per come trattano le loro tematiche, sono temi attuali; anche Irama mi piace, sarà ospite del mio programma su Rai3. Pensavo fosse un ragazzo montato, un giovane artista “montatello” invece ha un bellissimo sorriso, è dolce, è umano, umile, semplice, con un sorriso solare. Lui è un grande amante di De Andrè, percui abbiamo deciso di cantare La Canzone di Marinella e letto un testo che si chiama Rolex: è il nome di una ragazza e racconta il rapporto difficile e conflittuale con il padre.
L’amore invece, è vissuto oggi e cantato in maniera rabbiosa e disperata. Mi fa male ascoltare i giovani artisti, come i trapper o i rapper che pure apprezzo molto, vivere e cantare l’amore con disperazione, con rabbia. Contrariamente a quanto facevo e facevamo noi che cantavamo l’amore con la speranza che sarebbe stato per sempre.

A proposito di Sanremo, Tiziano Ferro si dice molto legato a lei. Vi ricordiamo nel duetto all’ultimo Festival 2020:
Avremmo dovuto fare un concerto insieme al San Paolo, lui voleva proporre un pezzo in napoletano, le sue preferite da cantare erano tra Anema e Core o Core ‘ngrato; allora gli ho detto che volevamo fare cantare davvero tutto uno stadio avremmo dovuto portare Reginella, brano che per altro io non faccio da ben quindici anni. Considero Tiziano Ferro un mio fratellino: nel 1988 mi ha visto a Sanremo cantare Perdere l’amore e in quel preciso momento decise di fare il cantante.

Le piacerebbe presentare il Festival di Sanremo? E fare il direttore artistico? Tornerebbe in gara?
Sono troppo vecchio per l’Ariston a meno che non mi chiamino a fare il direttore artistico, anzi forse meglio il conduttore, si hanno meno responsabilità. Devi giudicare le canzoni e per me c’è uno solo che può giudicare e sta lassù”, ha concluso, indicando con il dito il cielo.
Ecco, mi piacerebbe fare il conduttore sul palco dell’Ariston.

Perché i giovani cantano moltissimo e ancora le sue canzoni? Fa effetto sentire un giovanissimo cantare “Perdere l’amore” o “Ti penso”
Forse perché le ascoltavano già nelle pance delle loro mamme, forse perché le mie canzoni si tramandano di madre in figlio, di padre in figlio.



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