Stadio San Paolo, adesso è ufficiale diventa “Diego Armando Maradona”, tifosi emozionati



Il club azzurro aveva iniziato le pratiche nelle ore successive alla scomparsa del campione argentino

Ufficiale, c’è anche l’ok da parte del Comune. Il San Paolo di Napoli si chiamerà stadio “Diego Armando Maradona”. La giunta comunale – con la delibera proposta dal sindaco Luigi de Magistris e dall’assessore alla Toponomastica Alessandra Clemente – ha approvato all’unanimità la scelta di intitolare l’impianto al numero dieci argentino scomparso il 25 novembre a 60 anni. Lo riporta gazzetta.it.



Dall’Olimpo agli inferi, ma sempre regalando magie sul campo di calcio. Una vita bruciata in fretta, come quelle di certe rockstar maledette. Diego Armando Maradona, però, la sua musica l’ha anche fatta sentire con i piedi.

Quando è morto, il 25 novembre, stroncato da un arresto cardiorespiratorio a 60 anni, l’ex campione era un uomo stanco, consumato, stordito, ormai ostaggio del suo personaggio e vittima di una vergognosa faida tra clan: tutta gente a caccia del suo denaro.

E adesso che “il Dio del calcio” è volato in cielo, si apre il capitolo legato all’eredità, che rischia di finire al centro di una lunga battaglia legale: a contendersela gli eredi legittimi, ossia i cinque figli riconosciuti, ma anche i tre in attesa di esserlo e i due che sarebbero pronti a presentare le carte in tribunale. Nell’asse ereditario rientrerebbero anche tre nipoti, che potrebbero vedersela con altri possibili eredi designati, e le ex del campione.

Ma a quanto ammonta il patrimonio del “Pibe de oro”’ (il ragazzo d’oro)? La stima è di circa 230 milioni di euro, anche se, a sentire fonti argentine, l’eredità non supererebbe gli 80 milioni, che è comunque un patrimonio da nababbi. Nel tesoro ci sarebbero gioielli, terreni, immobili di pregio, sei auto di lusso, investimenti a Cuba e in Italia, scuole calcio in Cina, oltre a contratti d’immagine.

Tanti beni, dunque, ma un’esigua liquidità: sul conto corrente,. Maradona avrebbe lasciato 80 mila euro. «Diego è morto povero», ha spiegato Luis Ventura, giornalista argentino da sempre vicino a Maradona. Sarebbe stato proprio Diego a sperperare il ricchissimo tesoro accumulato negli anni. Dicono che avesse le mani bucate e che fosse circondato di gente pronta ad approfittare della sua grande generosità: bastava chiedere…

Maradona sapeva bene di essere al centro di svariati appetiti, tanto che, in una delle sue ultime interviste, aveva dichiarato di voler dare tutto in beneficenza. «Tutto quello che ho guadagnato lo donerò e lo daranno a qualcun altro quando morirò», aveva detto il numero dieci. Dopo quelle parole, la sua secondogenita Giannina aveva commentato: «Lo stanno uccidendo senza che se ne accorga, a forza di sedativi. Le donne l’hanno ridotto da leone a coniglio». Ma Diego era fatto cosi. Prendere o lasciare. In fondo aveva capito anche lui che un domani avrebbe scatenato una guerra da combattere a colpi di carte bollate e avvocati.

Lui si era sfogato con amarezza: «Quando uno si fa più vecchio, gli altri si preoccupano più di quello che lascerà anziché di quello che sta facendo». A questo punto è difficile dire come andrà a finire la guerra per l’eredità.

A quanto pare esisterebbe un testamento, ma fonti vicine al “Pibe de oro” assicurano che «gli è stato fatto firmare dalla prima moglie Claudia e dalle sue figlie Dalma e Giannina quando già Diego stava male e capiva poco». La sua vita non era più la stessa negli ultimi anni. Avrebbe dovuto essere accerchiato dall’affetto dei tanti figli, nati durante la sua seconda vita, quella da insaziabile “seduttore”. Invece Diego era rimasto solo a fare i conti con i suoi demoni e i con i problemi di salute. Il 3 novembre era stato operato alla testa per rimuovere un coagulo in una regione del cervello. Nell’ultima dimora in cui si era trasferito avrebbe dovuto proseguire la riabilitazione e  sconfiggere la dipendenza dall’alcol che l’aveva fatto sprofondare in una crisi depressiva.

Niente di tutto questo: se n’è andato nel sonno, senza nemmeno combattere, lui che in campo e fuori era stato un vero “rivoluzionario”, proprio come l’amico Fidel Castro -ex presidente di Cuba – che lo convinse vent’anni fa a trasferirsi per un lungo periodo nel suo Paese con l’obiettivo di ripulirsi anima e corpo.

Per Maradona è stata la cocaina, la seducente e mortale dama bianca cui non sapeva resistere, il tallone d’Achille. C’erano poi le cattive amicizie, la vita sregolata, le abbuffate e i chili di troppo. Tanti ricoveri in clinica, tante cadute e altrettante risalite. Morto e risorto almeno dieci volte. Ogni volta con il proposito di cambiare e di non caderci più.

Un intento andato a vuoto, perché negli ultimi video circolati, il vecchio campione appariva come un uomo in preda a uno stato di salute sempre più preoccupante. Discorsi strani, parole biascicate. Il riccioluto fenomeno del calcio, capace di ipnotizzare gli avversari e di conquistare al suo arrivo in Italia la ballerina Heather Parisi, con la quale visse un flirt appassionato nel 1984, non esisteva già più.

Perfino Claudia, l’ex moglie, l’amore della sua vita con cui è stato sposato quindici anni, aveva smesso di venerarlo come una divinità e ormai lo sfidava apertamente. «Se hai il coraggio di fare un video parlando di nostra figlia, spero tu ce l’abbia anche per presentarti davanti al giudice, visto che finora non lo hai mai fatto», gli mandò a dire dopo che il campione aveva risposto piccato alla loro figlia Giannina, la quale aveva osato parlare di lui come di un uomo in procinto di morire senza rendersene conto.
Eppure l’idea della mo che è volato via davvero, agli appassionati di calcio verrebbe da rispondere: grazie a te, Diego!



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