Luca Zingaretti compie 60 anni e il regalo più bello gliel’ha fatto Luisa Ranieri



Schivo, plasmato come nella roccia, forgiato dalle passioni, un viso che racconta prima che parli e ancora lo stesso sguardo, quello del ragazzo che credeva nei suoi sogni. «Pensando a lui non ho il senso del tempo che è passato e che passa» confida la bellissima moglie Luisa Ranieri compagna di vita e spesso di scena dal primo incontro sul set della mini serie televisiva Cefalonia nel 2005 quando, ricorda, non scoccò la scintilla del colpo di fulmine ma la voglia di conoscersi e scoprirsi lentamente.



Lui è Luca Zingaretti, uno degli attori più amati della Tv italiana che l’11 novembre taglia il traguardo dei sessanta anni e può dirsi sicuramente soddisfatto di aver costruito una carriera solida e parallelamente una vita sentimentale che non conosce gelosie o competizione con la donna che ha sposato e con la quale condivide per lo stesso mestiere una sfrenata passione. Un amore forte e romantico il loro, costruito un passo alla volta con lei reduce da una storia naufragata e lui separato da poco dalla prima moglie la scrittrice e giornalista Margherita D’Amico, con cui avrebbe divorziato ufficialmente nel 2008.

La voglia di ricominciare, e un corteggiamento caratterizzato da infinite rose bianche, hanno e ancora oggi costituiscono le fondamenta che tengono uniti i due attori il cui amore è cementato anche e soprattutto dalla nascita delle amate Emma e Bianca. Luca, figlio della media borghesia romana, cresciuto con i fratelli Nicola e Angela in via della Magliana, ha sentito insieme ai suoi fratelli la forza dell’amore familiare passato attraverso due genitori che, nonostante la separazione, erano rimasti legati da affetto profondissimo, scomparsi a distanza di un anno uno dall’altra.

Aquilino Zingaretti ed Emma hanno strettoi tre in un legame ancora più forte, emerso anche nei ricordi di Luca e Nicola che hanno raccontato della loro mamma Emma e dei suoi giorni ad Auschwitz, la paura costante, il ricordo sempre vivo dell’essere una sopravvissuta.

Cresciuti con il valore solido delle radici, la semplicità come carattere prevalente anche Luca come suo fratello minore sarebbe stato destinato alla politica, passione che cresceva con lui insieme alla determinazione da calciatore prima che il ruolo di mediano professionista fosse messo da parte per seguire il percorso che sarebbe rimasto: quello dell’attore.

L’ammissione all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma segnava così il primo dei traguardi che Luca avrebbe raggiunto per tratteggiare una carriera passata dal debutto in teatro negli anni ottanta, all’esordio al cinema e in Tv dove comincia a interpretare ruoli sempre più intensi. Zingaretti ha caratterizzato ogni personaggio con tenacia e umanità: da Pietro Nenni al mafioso Pietro Favignana, dal giudice Paolo Borsellino all’industriale Adriano Olivetti, per poi raggiungere il pieno successo con il ruolo del commissario Salvo Montalbano protagonista nella serie di fiction tratte dai libri del grande scrittore siciliano Andrea Camilleri che ancora oggi, dopo più di vent’anni, è scolpito intatto nel cuore del pubblico.

Zingaretti, che di Camilleri fu allievo all’Accademia, ha più volte parlato dell’incontro con il mondo dello scrittore siciliano, entrato nella sua vita attraverso i romanzi sul commissario, in cui il personaggio principale «lo volevano alto, biondo e con gli occhi azzurri » ricorda spesso, aggiungendo che questo non lo aveva scoraggiato. Al contrario ha rafforzato in lui la volontà di fare suoi quei panni. Lo studio e il confronto inevitabile con il maestro veniva riassunto in due telefonate in cui Camilleri sicuro del suo ex allievo lo aveva congedato con un leggendario «Luca, non mi rompere i cabbasisi », a significare totale fiducia nell’attore che con il tempo ha dimostrato di meritarla a pieni voti e.

Dopo la scomparsa del regista Alberto Sironi (nel 2019, venti giorni dopo la morte di Camilleri) Zingaretti è passato anche al ruolo di regista di alcuni episodi della serie. Vent’anni e più hanno fatto di Luca e Salvo un tutt’uno nell’immaginario collettivo senza metter in ombra i ruoli al cinema che lo accompagnavano al primo Nastro d’argento come migliore attore non protagonista grazie a La nostra vita di Luchetti e Il figlio più piccolo di Pupi Avati, fino al David di Donatello e Nastro d’argento nel corale Noi credevamo di Mario Martone.

Da non dimenticare la candidatura ai David come miglior attore nel 2005, nel ruolo di don Pino Puglisi nel film Alla luce del sole di Roberto Faenza. Spesso ha lavorato sul set con la moglie Luisa. E la conferma della solidità del loro rapporto non si è scalfita neanche quando per lei è arrivato il successo televisivo con il ruolo del vicequestore Lolita Lobosco. Molto uniti, hanno sempre tifato uno per il successo dell’altra e viceversa. Solidi, limpidi e innamorati, hanno lo sguardo puntato avanti verso un nuovo percorso dove ritrovarsi sempre e ancora più uniti che mai.



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